venerdì 9 dicembre 2016

Special Celeb Birthday: Kirk Douglas

Oggi compie ben 100 anni l'attore Kirk Douglas. Auguri! Chissà quante ne deve aver viste.
Inserisco una coppia di sue immagini. A sinistra, un bel ritratto di lui al culmine della carriera e a destra nei panni di Spartacus nell'omonimo film del 1960.


Quando uscì il film, l'America stava venendo fuori da un periodo paranoico e dominato da una isteria collettiva dove la paura principale era che la nazione fosse invasa da spie al soldo dei russi. Le spie c'erano certamente ma il livello di ansia e di terrore che chiunque potesse essere in realtà un nemico sotto copertura era alle stelle.

Durante la seconda guerra mondiale, USA e URSS combattevano dalla stessa parte per cui non c'erano tanti problemi. Poi però, finita la guerra, quando gli Stati Uniti han visto che la Russia iniziava a mettere le mani su tutta l'Europa dell'est con la stessa nonchalance con cui si mettono i carriarmati sul tabellone del Risiko, agli americani è iniziata a venire un po' di tremarella. Scoprendo poi che i russi stavano facendo esperimenti con le armi nucleari, il livello di ansia è schizzato a livelli di allarme rosso.

Chissà se la CocaCola, per
via delo colore, è
mai stata sospettata di
essere una spia comunista
"Paura rossa" era proprio il termine che descriveva il sentimento di quell'epoca a cavallo tra gli anni '40 e '50. Anzi, il termine non descriveva solo il sentimento in sè ma anche l'insieme di azioni che avevano lo scopo di instillare e alimentare questo sentimento. I rossi comunisti, soprattutto quelli sotto mentite spoglie, popolavano gli incubi degli americani che erano quindi incoraggiati a denunciare chiunque avesse un pensiero anche flebilmente accostabile a quello comunista.

Esisteva un comitato apposito che indagava sulle persone sospette ed era chiamato "House Committee on Un-American Activities" che in italiano viene tradotto come "Commissione per le attività antiamericane". La traduzione italiana toglie quel qualcosa di inquietante che c'è nella versione originale. La parola "un-american", infatti, viene tradotta come "antiamericano", cioè "contro l'America". Messa così, mi dà l'impressione di un comitato che si occupa di bloccare le azioni contro gli Stati Uniti. Vabbè, un comitato del genere, al limite, ci potrebbe anche stare. Ma la traduzione letterale di "un-american" è però "non-americano". Questo termine invece mi fa pensare a una situazione dove esiste una sorta di lista in cui sono elencati pensieri e atteggiamenti considerati "americani". Se un pensiero è al di fuori della lista viene automaticamente classificato come "non-americano". Io lo definirei inquietante. L'anticamera del pensiero totalitario.

Esempi pratici.
Sei pacifista e non approvi, ad esempio, che gli Stati Uniti partecipino alla guerra di Corea? Eh no, fare la guerra per combattere un regime comunista è americano, quindi tu che sei pacifista sei non-americano. (E quindi sei comunista). Pregasi presentarsi di fronte al comitato.

Sei omosessuale?...male, molto male, l'omosessualità è l'antitesi della famiglia che è il simbolo dell'americanità. Poi è una malattia, pure contagiosa, minaccia la società. No, omosessuale = non-americano. Per andare di fronte alla commissione, sempre dritto e gira a destra.

domenica 4 dicembre 2016

Il braccio violento della legge

Il film di cui parlo oggi ci porta indietro nel tempo, nella New York del 1971, dove seguiamo le peripezie di due agenti della narcotici alle prese con una banda di spacciatori che hanno un traffico di stupefacenti tra gli Stati Uniti e la Francia (The French Connection - titolo originale).  

Bene, in una frase ho raccontato la trama.

Si potrebbe in effetti usare due frasi per dettagliare un po' la storia ma non credo sia così essenziale. Questo non è il genere di film in cui gli eventi accadono in una sequenza stretta, come perle su un filo. Che poi magari ti perdi una perla e non capisci più cosa sta succedendo.

Se dovessi continuare con le similitudini e dovessi paragonare il film a un quadro, direi che la trama potrebbe essere la cornice. E quindi cosa c'è dentro la cornice?

Innanzitutto c'è che ora la smetto con le similitudini, che tra perle e cornici mi è già venuta l'orticaria. Torniamo invece alla prima frase del post, quando dico che questo film ci fa fare un tuffo nel passato.

Una delle cose che mi piacciono del cinema, infatti, è proprio questa: i film sono una sorta di macchina del tempo, capace di trasportarci in epoche passate, non troppo distanti, a volte epoche che abbiamo vissuto direttamente. Non mi sto riferendo ai film in costume: se il film "Cleopatra" mi viene girato a Cinecittà o in "Braveheart" gli scozzesi combattono in kilt qualche secolo prima di quanto non sia accaduto in realtà, non mi viene da dire:"Ecco, così era in Egitto duemila anni fa" o "Così che si stava in Scozia nel 1300".

Ho qualche dubbio al credere che Cleopatra
usasse veramente una cuffia cosi! Ma forse il mitico
Zahi Hawass mi scriverà e mi smentirà!
Sia chiaro, non ce l'ho con le inaccuratezze storiche di cui sono pieni i film, anzi. I film non sono documentari e il loro scopo è anche affascinare. Renie Conley, l'ideatrice dei costumi per Elizabeth Taylor in Cleopatra, si è sicuramente ispirata all'estetica egizia ma ha poi creato i vestiti con l'intento di valorizzare l'attrice e accendere l'immaginario del pubblico. E ha fatto bene.

E anche gli scozzesi in gonna fanno il loro porco effetto.

Quando si ricrea un'epoca o l'estetica di un'epoca passata, volente o nolente c'è sempre l'influenza dell'epoca in cui si fa il film, anche quando gli anni tra le due epoche non sono poi così tanti. E in quest'ultimo caso, per far credere allo spettatore di essere veramente nel passato, c'è la tendenza a sovraccaricare e ad accentuare ogni elemento. Questo aspetto mi piace un po' meno, a dire il vero. Personalmente preferisco che ci siano inesattezze dove gli attori si sentono a loro agio o dove ci sono elementi visuali interessanti e con dei significati piuttosto che tutto filologicamente curato nei minimi particolari: il risultato tende a essere ingessato e troppo finto. Poi, bisogna anche vedere caso per caso.

"American Hustle" (2013) - tutto molto curato, troppo curato:
forse per questo non mi sento veramente negli anni '70

Inoltre, c'è una cosa che è difficile ricreare: gli esterni. Nel film "Fratello dove sei?" (2000), ambientato negli anni '30 e girato in gran parte nelle campagne del Mississippi e South Carolina, i pali della luce sono stati eliminati digitalmente.

Finchè c'è da togliere, è facile. Finchè le scene si svolgono in ambiente naturale, è ancora facile.

Se però la scena si svolge, mettiamo, nella Londra degli anni '30? Bisogna costruire un set apposito, o molti set appositi. O ricreare tutto in digitale. E non è un caso che molti film ambientati nel passato, presentino inquadrature con strane angolazioni proprio per mostrare il meno possibile l'ambiente urbano troppo moderno per l'epoca in cui si svolge la storia del film. Le cose sono complicate.