L'amico
Lucius Zinefilo Etruscus è riuscito nell'impresa impossibile di farmi togliere un po' di ragnatele dal blog e farmi partecipare all'iniziativa halloweenesca a blog unificati (comunque visto che è Halloween, qualche ragnatela la lascio su, per fare atmosfera).
Per partecipare, Lucius mi ha detto di scegliere un qualsiasi film horror e io sono andata su Raiplay e ho digitato per l'appunto "horror". Mi sono apparsi 42 risultati, un numero per fortuna non troppo alto, perché ogni volta che devo scegliere un film da guardare mi perdo nella pletora di offerte delle varie piattaforme e dopo un'ora sono ancora lì che devo decidere.
Tra i film che mi sono stati proposti, ho dribblato quello dei bambini posseduti nel messinese, quello di un fantasma boschivo abruzzese, quello delle mutazioni fisiche indotte in Ciociaria, per non parlare di quello dei ragnoni francesi e dei demoniaci Krampus austriaci... e uno dice: "Ma non ti va bene niente, scarti tutto!"
Ma il fatto è... che poi io mi impressiono! Mi toccherebbe guardare i film a mezzogiorno, a basso volume, per evitare di sognarmi poi le cose di notte!
Ero tentata di giocarmi l'escamotage dell'horror comico con Bela Lugosi (Zombies on Broadway), quando mi sono imbattuta nella trama di un film dalle suggestioni vagamente à la Jane Eyre e ne sono rimasta incuriosita. E così, mi sono tuffata nella visione di questo "Anima persa", film italiano del 1977.
Sopra le cupe immagini notturne di un canale veneziano, accompagnate da musiche elettroniche un po' deprimenti tipiche dell'epoca, partono i titoli di testa. E già qui abbiamo un problema: "Film di Dino Risi, con Vittorio Gassman e Catherine Deneuve". Sarà abbastanza horror? Ho qualche dubbio, ma vediamo.
Il giovane protagonista di nome Tino arriva in barca presso la casa degli zii che non vede da anni.
Aggiungiamo un punto di horror per l'ingresso piuttosto fatiscente della magione.
Ad accogliere Tino è Catherine Deneuve che gli dice: "Oui, se juis ta tante" e dopo i convenevoli di rito lo conduce in sala da pranzo, dove l'anziana domestica sullo stile Tina Pica gli ammannisce una lauta cena. Dalla conversazione che fanno, capiamo che Tino è venuto a stare dagli zii per poter studiare arte alla scuola di Venezia.
Finito di mangiare, Catherine fa fare a Tino un tour della casa: dopo aver visitato ampi saloni e stanze riccamente decorate, si passa alla parte disabitata.
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| Ragnatele! |
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| Teatri in rovina! |
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| Androni pieni di calcinacci! |
Tre punti horror per l'ambientazione! Ma il pezzo clou è la porta che cela una scala misteriosa. Catherine avverte: "Non salire mai, è legno marcio!"
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| Ma se salgo aumento i punti horror? |
Stiamo a vedere quanti minuti passeranno dal gentil consiglio della Catherine a quando Tino salirà la scala, perché la salirà quella scala, vero?
Ma prima, andiamo in camera della zia... ma? Che succede? Come mai lei gli fa vedere la sua alcova (nella quale dorme senza il marito), gli fa uno sguardo languido e poi gli mette una mano sul mento?
Salterà mica fuori che questo non è un horror, ma è invece un film frizzantino anni '70 e in un attimo ci ritroviamo in "Grazie zia"? Non per dire, ma poi mi tocca subito andare a scegliere un altro film che vada bene per Halloween!
Per fortuna, il momento di turbamento passa subito e Catherine congeda Tino e lo manda a dormire.
La notte non trascorre del tutto tranquilla perché dalla stanza sopra quella dove dorme Tino proviene il suono di passi misteriosi... ma al mattino il risveglio è ancor più inquietante poiché non appena Tino apre gli occhi, si ritrova lo zio, seduto su una sedia ai piedi del letto, che lo guarda fisso.
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| Chi non ama il risveglio sotto un cipiglio da ammiraglio? |
È subito chiaro che lo zio è un tipo dai modi decisi e dalle opinioni nette. Subito rimprovera Tino per aver dormito 9 ore e ci tiene a informarlo che lui dorme solo 3 ore a notte perché Platone ha detto che anche nell'uomo migliore vive una bestia selvaggia che affiora durante il sonno. Un altro consiglio elargito dallo zio è fare al mattino ginnastica nudi davanti alla finestra.
A questo punto, è il momento di andare alla scuola d'arte e, durante il tragitto in motoscafo, lo zio Gassman ci prova ad aiutare la mia causa horror raccontando al nipote aneddoti a base di case infestate da fantasmi e ammazzamenti cruenti, ma Tino non raccoglie lo sforzo ed è più interessato a commentare i canali inquinati: "Un po' sporca questa Venezia."
Tino continua a remarmi contro, non gliene frega niente a lui se io sto partecipando a un'iniziativa horror! È interessato a tutt'altro, soprattutto quando alla scuola d'arte la prima lezione è quella del ritratto di nudo. Figuriamoci come rimane turbato al vedere la modella tutta svestita, che in un momento di pausa addirittura offre il caffè agli studenti tenendo le posce de fora!
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Tino, a destra, deve rispondere al quesito che gli pone un altro allievo: "Ma ste modelle nude, fanno anche un po' le putane, o no?"
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Con questa modella c'è una piccola sottotrama, piuttosto inutile per la storia nel suo complesso. Infatti, nel romanzo di Giovanni Arpino "Un'anima persa", da cui è stato tratto il film e che io sono andata a leggermi, non c'è nulla del genere. Tra l'altro il romanzo è ambientato a Torino e il personaggio di Tino è ospite dagli zii perché deve sostenere gli esami di maturità.
E quindi, lasciamo perdere la scuola d'arte e torniamo a casa perché sicuramente è lì che sta la quota horror. Quale segreto celano i suoi misteriosi abitanti? Chi è che di notte si aggira in soffitta e suona malinconiche musiche al pianoforte?
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Saranno mica i topi che in soffitta suonano un pianoforte in decomposizione? Non si sa, ma intanto aggiungiamo 1HP (Horror Point) |
Sono passati 15 minuti di film dall'avvertimento della zia Catherine e Tino si appresta a salire la scala proibita per sciogliere il mistero, ma l'improvvisa e minacciosa apparizione dello zio mette fine al suo proposito. Ma quando finalmente si trova da solo in casa con l'anziana domestica, ecco che l'arcano si inizia a svelare.
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La domestica stira con la cicca sui panni e poi mangia zucchero con lo stesso cucchiaio che usa per offrirlo agli ospiti: ORRORE! |
La vecchia donna, sulle prime fa la ritrosa, ma poi muore dalla voglia di rivelare che in soffitta vive segregato il fratello dello zio, un professore che ha perso il lume della ragione e non può badare a se stesso. La domestica non solo fa la rivelazione, ma perfino conduce Tino su per la scala proibita e gli mostra il professore attraverso lo spioncino della porta della stanza in cui è segregato.
E allora guardiamo anche noi in questo "occhio magico", come viene più volte definito nel romanzo.
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Innanzitutto c'è una bambola horror! E, anche se non si vede, c'è pure un gatto nero: 2HP! |
Dopo una breve e trepida attesa, si palesa il professore in tutta la sua follia! Fa smorfie, versacci e slinguazzamenti proprio davanti allo spioncino e, stando a quanto dice la domestica, che lo definisce "un gran porco", ogni tanto si alza la camicia da notte mostrandole quello che c'è sotto, ma lei non si impressiona perché ha fatto l'infermiera di guerra e ne ha già visti di tutti i tipi.
Come viene spiegato successivamente a Tino, lo zio si occupa in tutto e per tutto di questo fratello pazzo: lo lava, lo veste, gli taglia le unghie, lo nutre... e si occupa perfino dei suoi istinti primordiali facendo salire in soffitta una prostituta tutti i giovedì. La moglie apprezza gli sforzi del marito e lo compatisce perché gli tocca guardare le performance sessuali del fratello, che non può essere lasciato solo con quella che lei ormai definisce "infermiera". (L'anziana domestica non è d'accordo: "Ma che infermiera, è una putana, ma perché le vol cambiare nome alle putane?")
Ma le soprese per il giovane Tino non sono finite, perché deve ancora scoprire i torbidi segreti dello zio e della consorte...
Ovviamente si è capito che questo non è un film horror, nonostante i miei tentativi di aumentarne gli HP, però si può sicuramente dire che ha un'atmosfera gotica, misteriosa e decadente, ben sottolineata da un'ambientazione veneziana non certo da cartolina. È vero anche che l'orrore risiede nei personaggi: lo zio, uomo di facciata, in balia dei suoi istinti più bassi; la zia succube di questo marito che odia, ma asseconda nelle sue miserie.
Gassman molto bravo nella rappresentazione di questo zio dalle diverse facce, capace di passare dall'essere un uomo elegante e colto a uno crudele e depravato.
La visione di questo film è stata piuttosto piacevole. Mi sono fatta affascinare da questa atmosfera un po' inquietante ma non opprimente. C'erano momenti bizzarri, ad esempio il macchiettistico professore di arte, dal forte accento veneto, che ce l'aveva coi pittori informali, che pensano di aver inventato chissà cosa e invece avevano già inventato tutto i grandi maestri del passato.
Anche lo zio ogni tanto se ne esce con qualche teoria bislacca, tipo che le donne profumano tutte di un ortaggio diverso; la moglie, ad esempio, sa di sedano.
Oppure che nella libreria non si può assolutamente mettere Joyce vicino all'olimpico Goethe. Joyce bisogna metterlo con gli altri pagliacci della lingua: Rabelais, Teofilo Folengo, Gadda!
Per non parlare di come gli stanno sulle palle i giovani capelloni frequentatori della scuola d'arte e che lui definisce "banditi e vagabondi senza patria, figli di Assalonne, ribelli al padre e vittime della capigliatura".
E per finire, congediamoci con un bicchiere nell'atmosfera festosa dell'Harry's Bar e leggiamo tutti i post halloweeniani dei blog partecipanti all'iniziativa.
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| Facce felici |