venerdì 9 dicembre 2016

Special Celeb Birthday: Kirk Douglas

Oggi compie ben 100 anni l'attore Kirk Douglas. Auguri! Chissà quante ne deve aver viste.
Inserisco una coppia di sue immagini. A sinistra, un bel ritratto di lui al culmine della carriera e a destra nei panni di Spartacus nell'omonimo film del 1960.


Quando uscì il film, l'America stava venendo fuori da un periodo paranoico e dominato da una isteria collettiva dove la paura principale era che la nazione fosse invasa da spie al soldo dei russi. Le spie c'erano certamente ma il livello di ansia e di terrore che chiunque potesse essere in realtà un nemico sotto copertura era alle stelle.

Durante la seconda guerra mondiale, USA e URSS combattevano dalla stessa parte per cui non c'erano tanti problemi. Poi però, finita la guerra, quando gli Stati Uniti han visto che la Russia iniziava a mettere le mani su tutta l'Europa dell'est con la stessa nonchalance con cui si mettono i carriarmati sul tabellone del Risiko, agli americani è iniziata a venire un po' di tremarella. Scoprendo poi che i russi stavano facendo esperimenti con le armi nucleari, il livello di ansia è schizzato a livelli di allarme rosso.

Chissà se la CocaCola, per
via delo colore, è
mai stata sospettata di
essere una spia comunista
"Paura rossa" era proprio il termine che descriveva il sentimento di quell'epoca a cavallo tra gli anni '40 e '50. Anzi, il termine non descriveva solo il sentimento in sè ma anche l'insieme di azioni che avevano lo scopo di instillare e alimentare questo sentimento. I rossi comunisti, soprattutto quelli sotto mentite spoglie, popolavano gli incubi degli americani che erano quindi incoraggiati a denunciare chiunque avesse un pensiero anche flebilmente accostabile a quello comunista.

Esisteva un comitato apposito che indagava sulle persone sospette ed era chiamato "House Committee on Un-American Activities" che in italiano viene tradotto come "Commissione per le attività antiamericane". La traduzione italiana toglie quel qualcosa di inquietante che c'è nella versione originale. La parola "un-american", infatti, viene tradotta come "antiamericano", cioè "contro l'America". Messa così, mi dà l'impressione di un comitato che si occupa di bloccare le azioni contro gli Stati Uniti. Vabbè, un comitato del genere, al limite, ci potrebbe anche stare. Ma la traduzione letterale di "un-american" è però "non-americano". Questo termine invece mi fa pensare a una situazione dove esiste una sorta di lista in cui sono elencati pensieri e atteggiamenti considerati "americani". Se un pensiero è al di fuori della lista viene automaticamente classificato come "non-americano". Io lo definirei inquietante. L'anticamera del pensiero totalitario.

Esempi pratici.
Sei pacifista e non approvi, ad esempio, che gli Stati Uniti partecipino alla guerra di Corea? Eh no, fare la guerra per combattere un regime comunista è americano, quindi tu che sei pacifista sei non-americano. (E quindi sei comunista). Pregasi presentarsi di fronte al comitato.

Sei omosessuale?...male, molto male, l'omosessualità è l'antitesi della famiglia che è il simbolo dell'americanità. Poi è una malattia, pure contagiosa, minaccia la società. No, omosessuale = non-americano. Per andare di fronte alla commissione, sempre dritto e gira a destra.

domenica 4 dicembre 2016

Il braccio violento della legge

Il film di cui parlo oggi ci porta indietro nel tempo, nella New York del 1971, dove seguiamo le peripezie di due agenti della narcotici alle prese con una banda di spacciatori che hanno un traffico di stupefacenti tra gli Stati Uniti e la Francia (The French Connection - titolo originale).  

Bene, in una frase ho raccontato la trama.

Si potrebbe in effetti usare due frasi per dettagliare un po' la storia ma non credo sia così essenziale. Questo non è il genere di film in cui gli eventi accadono in una sequenza stretta, come perle su un filo. Che poi magari ti perdi una perla e non capisci più cosa sta succedendo.

Se dovessi continuare con le similitudini e dovessi paragonare il film a un quadro, direi che la trama potrebbe essere la cornice. E quindi cosa c'è dentro la cornice?

Innanzitutto c'è che ora la smetto con le similitudini, che tra perle e cornici mi è già venuta l'orticaria. Torniamo invece alla prima frase del post, quando dico che questo film ci fa fare un tuffo nel passato.

Una delle cose che mi piacciono del cinema, infatti, è proprio questa: i film sono una sorta di macchina del tempo, capace di trasportarci in epoche passate, non troppo distanti, a volte epoche che abbiamo vissuto direttamente. Non mi sto riferendo ai film in costume: se il film "Cleopatra" mi viene girato a Cinecittà o in "Braveheart" gli scozzesi combattono in kilt qualche secolo prima di quanto non sia accaduto in realtà, non mi viene da dire:"Ecco, così era in Egitto duemila anni fa" o "Così che si stava in Scozia nel 1300".

Ho qualche dubbio al credere che Cleopatra
usasse veramente una cuffia cosi! Ma forse il mitico
Zahi Hawass mi scriverà e mi smentirà!
Sia chiaro, non ce l'ho con le inaccuratezze storiche di cui sono pieni i film, anzi. I film non sono documentari e il loro scopo è anche affascinare. Renie Conley, l'ideatrice dei costumi per Elizabeth Taylor in Cleopatra, si è sicuramente ispirata all'estetica egizia ma ha poi creato i vestiti con l'intento di valorizzare l'attrice e accendere l'immaginario del pubblico. E ha fatto bene.

E anche gli scozzesi in gonna fanno il loro porco effetto.

Quando si ricrea un'epoca o l'estetica di un'epoca passata, volente o nolente c'è sempre l'influenza dell'epoca in cui si fa il film, anche quando gli anni tra le due epoche non sono poi così tanti. E in quest'ultimo caso, per far credere allo spettatore di essere veramente nel passato, c'è la tendenza a sovraccaricare e ad accentuare ogni elemento. Questo aspetto mi piace un po' meno, a dire il vero. Personalmente preferisco che ci siano inesattezze dove gli attori si sentono a loro agio o dove ci sono elementi visuali interessanti e con dei significati piuttosto che tutto filologicamente curato nei minimi particolari: il risultato tende a essere ingessato e troppo finto. Poi, bisogna anche vedere caso per caso.

"American Hustle" (2013) - tutto molto curato, troppo curato:
forse per questo non mi sento veramente negli anni '70

Inoltre, c'è una cosa che è difficile ricreare: gli esterni. Nel film "Fratello dove sei?" (2000), ambientato negli anni '30 e girato in gran parte nelle campagne del Mississippi e South Carolina, i pali della luce sono stati eliminati digitalmente.

Finchè c'è da togliere, è facile. Finchè le scene si svolgono in ambiente naturale, è ancora facile.

Se però la scena si svolge, mettiamo, nella Londra degli anni '30? Bisogna costruire un set apposito, o molti set appositi. O ricreare tutto in digitale. E non è un caso che molti film ambientati nel passato, presentino inquadrature con strane angolazioni proprio per mostrare il meno possibile l'ambiente urbano troppo moderno per l'epoca in cui si svolge la storia del film. Le cose sono complicate.

martedì 22 novembre 2016

Celebrity Birthday: Scarlett Johansson

Oggi è il compleanno della brava attrice Scarlett Johannsson, nata a New York nel 1984. Auguri! Per celebrare l'evento, oggi parlo del film "Under the Skin" (2013) dove lei è la protagonista.

Il film ha ricevuto ogni sorta di giudizio, dal capolavoro assoluto alla tavanata galattica, passando per 50 sfumature intermedie.

Una sera, tempo fa, mi sono addormentata sul divano. Credo fossi come nei manga giapponesi, con la bolla al naso. All'improvviso mi son svegliata e in tv stavano dando questo film, di cui io non avevo mai sentito parlare.

Il film era già iniziato e non capivo bene cosa stesse succedendo ma sono subito stata catturata dalle immagini. Ho guardato un po' e poi sono andata a dormire decidendo di guardare il film dall'inizio, alla prima occasione.

Le immagini del film hanno continuato a tornarmi in mente nei giorni successivi e ho iniziato a pormi le prime domande sul film, perché, se c'è una cosa che bisogna fare con questo film, è chiedersi cosa significa.

Ad ogni modo, dopo qualche giorno ho guardato il film per intero e per diverso tempo ho poi continuato a pensare a questa opera così insolita.

Di cosa parla questo film? Bella domanda. Scarlett Johansson interpreta una misteriosa ragazza che gira per la Scozia guidando un furgone. Mentre guida, osserva attentamente quanto la circonda. Ogni tanto va in qualche negozio, fa acquisti.

La cosa che la interessa di più sono però gli uomini. Di tanto in tanto abborda qualcuno e lo invita in una casa fatiscente. Non è che faccia molta difficoltà a farsi seguire, eh. A questi uomini non pare vero che una così bella ragazza si mostri così disponibile. Forse avrebbero dovuto immaginare che c'era qualcosa di strano sotto. Ma si sa, ci sono momenti in cui non si ragiona proprio con la testa.

La ragazza al volante
In questa casa fatiscente c'è una strana stanza tutta nera, con un pavimento nero riflettente. Più che stanza, sembra uno spazio vuoto senza confini. La ragazza inizia a spogliarsi mentre l'uomo di turno avanza affascinato verso di lei, sprofondando a ogni passo in un misterioso liquido nero. Inutile dire che dal liquido non emergerà più.

Diversi uomini vanno a finire male fino a che la ragazza non incontra un uomo diverso da tutti gli altri. Questo uomo ha una caratteristica immediatamente visibile allo spettatore ma di cui lei non si accorge subito. Quando capisce in cosa questo uomo è diverso, in lei avviene un cambiamento. Smette di uccidere e inizia a fare delle esperienze di vario tipo. Il resto lo lascio allo spettatore.

Molte persone hanno criticato questo film per via della lentezza e della ripetitività. In parte è vero, il film non è certo pieno di azione e nemmeno i dialoghi sono serrati: se si dovesse trascriverli occuperebbero due pagine circa. Ed è anche vero che certe situazioni sono ripetute. Forse i giudizi negativi sono dovuti anche a un mancato soddisfacimento delle aspettative. Come se io andassi al ristorante, ordinassi una pizza e invece della pizza mi arriva un tiramisù. Che è anche buono lui, ma io avevo settato le papille gustative sulla pizza e non riesco ad apprezzare il dolce come si deve.

Questo film deve, secondo me, essere visto abbandonando i preconcetti, in totale rilassatezza e concentrazione, senza distrazioni da parte di cellulari o tablet. Bisogna provare a lasciarsi trasportare dal ritmo con cui scorrono le immagini e tentare di immedesimarsi nella protagonista e nella sua evoluzione. Le immagini sono in prevalenza iperrealistiche con qualche effetto da cinema sperimentale. Le sequenze nella camera nera sono invece più oniriche e, complice il motivo musicale che si sente solo in quelle scene, l'effetto è veramente ipnotico.

Il film non dà molte spiegazioni. Alla fine c'è un indizio sulla provenienza della ragazza ma non viene mai spiegato il perché lei uccida gli uomini. Si possono fare delle supposizioni, d'altronde ci sono molti motivi per cui in genere la violenza viene compiuta: crudeltà, indifferenza, paura, vendetta e la lista potrebbe continuare. Quanto è diverso da lei l'ultimo uomo che la ragazza incontra?

Invito caldamente a vedere questo film e a trarre le proprie considerazioni; da parte mia, credo che il significato pregnante di questa storia sia che la violenza continuerà a esistere fintanto che mancherà una vera e piena comprensione dei danni che essa provoca.



domenica 20 novembre 2016

Cocktail

Anni '80. Per me sono gli anni in cui ho iniziato a vedere i film e i telefilm e ad andare al cinema. Anni in cui guardavo i video musicali nelle reti televisive che davano solo video e nient'altro. Anni che mi suscitano una sorta di nostalgia.

Quando oggigiorno riguardo un film anni '80 che avevo visto all'epoca, l'effetto amarcord c'è. Sono in genere molto attratta dai film di quel periodo, anche da film che non ho mai visto.

Nella locandina italiana la frase lancio è:
"Per tutti i gusti" .. Basta che non sia
"Tutti gusti + 1" alla Harry Potter..
Un cocktail gusto caccola non mi piacerebbe
Il film di cui parlo oggi è "Cocktail", anno 1988. Film che aveva avuto un discreto successo, probabilmente per la presenza di Tom Cruise, reduce dal successo planetario di "Top Gun". Quando l'han dato in tv ho pensato che non me lo potevo perdere; "chissà che gran filmone è", mi son detta. Sì, vabbè.

Dopo i gradevoli titoli di testa in stile neon di insegna luminosa, vediamo il giovane Brian Flanagan salire rocambolescamente su un pullman diretto a New York. Si vede subito che Brian è un tipo che sa il fatto suo: durante il viaggio non perde tempo a guardare fuori dal finestrino. No, Brian legge il manuale "Come fare un milione di dollari".

Arrivato a New York, va a trovare uno zio (tirchio) proprietario di un bar e gli dice subito che il suo piano è fare un mucchio di soldi. Lui non perderà tempo con le fidanzate, PFUI al matrimonio, la grana è il suo unico obiettivo.

Si mette un completo giacca e cravatta e inizia a battere tutte le più quotate agenzie pubblicitarie e finanziarie di Manhattan, dicendosi disposto a fare qualsiasi cosa pur di arrivare in cima, di sfondare, di far successo.

Praticamente, il personaggio di Brian Flanagan sembrerebbe essere una specie di nipotino del Gordon Gekko di Wall Street; lo definiriei un aspirante yuppie. D'altronde, gli yuppie sono una delle caratteristiche degli anni '80. Come scrive Beppe Severgnini nel suo divertente e consigliato "Un italiano in America": "La leggenda descrive gli yuppie come sessualmente rapaci, lavoratori accaniti, carrieristi spietati". Vengono in mente un po' di personaggi che corrispondono alla descrizione.

Comunque, nei grandi grattacieli di Manhattan, il nostro Brian non ha molta fortuna; tutti quanti gli rispondono picche: per far carriera non basta aver studiato il manuale "Come fare un milione di dollari", bisogna avere la laurea.

Più che sentirsi yuppie,
Brian si sente Yuppi Du
Brian è un po' demoralizzato ma non si arrende. Corre subito a iscriversi all'università e per mantenersi trova lavoro in un bar. All'inizio il lavoro è duro, trovarsi dietro il bancone con 200 persone assetate che contemporaneamente chiedono cose tipo "Scoiattolo Rosa" o "Martello di Velluto" non è facile. Poi lui non sa neanche come si fa il Cuba Libre figuriamoci il Ding-a-ling.

Comunque siccome Brian impara presto e soprattutto piace alle ragazze, il lavoro inizia ad andare alla grande. Certo, lui ha sempre come obiettivo principale diventare un top della finanza ma è faticoso lavorare fino a tardi e il giorno dopo andare a lezione all'università, studiando e facendo tesine. Ben presto infatti, dopo che un professore lo ha beccato un paio di volte a dormire in classe e dopo che Brian ha insultato il medesimo professore, la carriera universitaria ha termine.

Il lavoro di barman, che doveva essere solo temporaneo, si rivela invece fonte di grande soddisfazione. Il bar attira milioni di persone perchè Brian e il suo collega/capo/mentore non sono baristi qualsiasi, essi sono dei flair bartender, dei baristi acrobatici. Questa caratteristica era messa molto in evidenza durante il lancio del film ed è stato proprio il film a rendere popolari questi barman che intrattengono i clienti e preparano i cocktail manipolando in maniera spettacolare shaker, bicchieri, bottiglie e quant'altro. Mi spingo a dire che questa giocoleria baristica è l'unico tratto distintivo in questo altrimenti anonimo film.

venerdì 18 novembre 2016

Vintage horror + La maschera di cera

Il genere horror è uno dei generi filmici più visitati; in pratica esiste sin dalla nascita del cinema e ha spesso attinto abbondantemente alla letteratura gotica specialmente anglosassone.
Nei film horror si sono visti ogni sorta di personaggi: da killer di vario genere a scienziati pazzi dediti ai più bislacchi e pericolosi esperimenti; creature fantastiche di ogni sorta: vampiri, zombi, fantasmi, donne serpente, uomini talpa, mostri acquatici, gorilla giganti, mummie, yeti. La lista potrebbe continuare.

Film con lumaconi giganti
Molti horror, soprattutto del passato, sono di atmosfera, cioè non si vedono immagini truculente. Dalla metà degli anni '30 fino alla metà degli anni '60 circa, negli USA, era in vigore un codice, impropriamente chiamato "Codice Hays", che stabiliva esattamente cosa potesse o non potesse essere mostrato e rappresentato nei film. Le cose "gruesome", raccapriccianti, si dovevano vedere il meno possibile e, molto spesso, meno si vede e più sale la tensione.

Personalmente mi piacciono molto i vecchi film horror, c'è la tensione ma la maggior parte delle volte è di tipo fanciullesco; quella di quando si è bambini e si vuole sentire la storia di paura perchè c'è una sottile piacevolezza nell'essere spaventati, in particolare quando si sa che la storia poi va a finire bene. E poi non mi piacciono i film splatter, non mi piace la violenza.

Sono fantastiche poi le locandine di questi horror vintage, con le loro suggestive frasi lancio. Si va da quelle più generiche:

"SORPRENDENTE! INCREDIBILE! FORMIDABILE!"
"NUOVI BRIVIDI! NUOVO TERRORE!"
"UNA NUOVA PERCEZIONE DELL'ORRORE!"
"UN ELETTRIZZANTE MISTERO DI UN KILLER SOPRANNATURALE!"
"TERRORE TUTTO NUOVO!"
"AL MASSIMO DEL TERRORE!"

a quelle che accennano a quale orrore ci sarà nella storia:

"MEZZO UOMO! MEZZO MOSTRO!"
"La trappola più mortale del mondo!"
"Come un'oscura minaccia emerge dai corridoi del tempo"
"Mostri terrificanti di un'età perduta!"
"Ipnotizzata! Reincarnata come mostro dall'inferno"
"Il terrore regna quando il gigante della giungla si libera!"
"Un terrore strisciante venuto dalla profondità dell'ignoto"
"UN'ORDA ORRORIFICA DI MOSTRI MUTANTI CAMMINA SULLA TERRA!"
"Quando la campana batte mezzanotte...i lupi mannari si aggirano sulla terra!"

Ci sono quelli con uno slogan così lungo che ancora un po' raccontano tutta la storia:

"Lo spaventoso incubo di un uomo che si ritrova con delle mani che non può controllare!"
ATTENTI ALL'OCCHIO! Il suo potere ipnotico trasforma i corpi umani in robot!"
Era marchiata con una maledizione di coloro che si muovono furtivi, corteggiano e uccidono di notte!"
"Il terrore striscia dai bordi della paura al pozzo del panico e l'orrore si aggiunge alla suspence mentre il male lo immerge nel..TORMENTO NERO"
Uscito da una vecchia tomba di faraone, il mostro dei mostri perseguita con un desiderio di vendetta e una sete di terrore!"
"Qual è lo strano, terrificante e malvagio segreto del pupazzo e perchè viene chiuso in gabbia ogni notte?"
"Attenzione ai Triffids...essi crescono...sanno...camminano...parlano...perseguitano...e UCCIDONO!"
"Dopo i fuochi di Ade e le uccisioni frenetiche delle bestie feroci, è rimasto solo il veleno della MALEDIZIONE DELLA STREGA"
"Alberi carnivori divoratutto che si muovono sulle loro radici! Un incubo che diventa realtà...mostri terrificanti che sputano acido si moltiplicano a milioni per cremare la razza umana"

Al leggere queste frasi lancio, non vi viene voglia di guardare questi film?A me sì.
Ci sono quelli un po' maliziosi:

"Primitivo! Appassionato! Essere l'amante...e la moglie di un gorilla!"
"Barnabas Collins, vampiro,  prende moglie in un atto bizzarro di innaturale lussuria"
"Gli amanti al beach party fanno 'hey! hey!' al chiaro di luna mentre il mostro spia nell'ombra!"
"Minacciava le donne con strani desideri" (minacciare coi desideri è una cosa che non ho mai sentito)
"Gangster killer incontrano spogliarelliste omicide! Solo per adulti"
"La donna pantera adescava gli uomini...solo per distruggerli anima e corpo" (locandina con donna discinta)

Non mancano tocchi di humour nero:

"GRATIS! Vi promettiamo di seppellirvi senza farvi pagare se morite di paura durante la visione!"
"Portate il vostro tranquillante!"
"La direzione non è responsabile se avete delle crisi di nervi!"
"NON GUARDATE QUESTO FILM! A meno che non riusciate a sopportare lo straordinario shock emozionale!"
"GUARDATELO CON QUALCUNO DI CORAGGIOSO!"
"Vi incoraggiamo a non andare in panico e a non scappare dalla sedia"
"La direzione si riserva il diritto di accendere le luci se il pubblico dovesse diventare troppo emozionalmente disturbato"
"TRIPLO DISTILLATO DI ORRORE...potente come una tinozza di acido bollente"

Oppure ci sono slogan comparativi:

"Più spaventoso di FRANKENSTEIN! Più terrificante di DRACULA!" 
"Più mortale di DRACULA! Più selvaggio del LUPO MANNARO! Più spaventoso di FRANKENSTEIN!"
"Ogni orrore che avete visto sullo schermo impallidisce davanti all'orrore dello Scorpione Nero!"
"Migliore di 'The Unholy Three'" (film di qualche anno precedente)

Molti film erano girati a colori anche in anni in cui c'erano ancora parecchi film in bianco e nero e il poster lo sottolineava:

"Orrore Orrido a Colori Vividi!" 
"IN DIABOLICOLOR"
"Più disgustoso che mai in SANGUE COLOR!"

Inoltre, per contrastare il successo sempre crescente della televisione, si cercava di produrre pellicole con caratteristiche particolari, come ad esempio il 3D:

"I brividi scioccanti del sensazionale romanzo di suspense saltano fuori dallo schermo in...3DIMENSIONI!"
"BRIVIDI IN 3D"
"ESCE DALLO SCHERMO DIRETTAMENTE SU DI VOI!"
"L'ultima dimensione del terrore"

C'era un film, The Mask, che era parzialmente in 3D. Sulla locandina si leggeva:

"Questa è la maschera! Vi verrà data quando entrerete nel cinema. Vi verrà detto quando guardarci attarverso. Quando lo farete diventerete parte del cervello fumante di desiderio di un mostruoso genio di insanità. Vivrete con i morti viventi. Vedrete quello che nessuna persona vivente ha mai conosciuto"

E in generale venivano usati ogni sorta di espedienti, più o meno criptici, per attirare il pubblico:

"Filmato in Psycho-Rama modifica-mente" (contenente immagini subliminali quali facce demoniache, teschi ecc)
"Mettete qua l'orecchio e imparerete il segreto che vi salverà la vita!" (c'era forse un mini dispositivo che faceva sentire qualche misteriosa frase?)
"Filmato in TERRORAMA"
"A nessuno è permesso entrare o uscire durante gli ultimi 13 devastanti minuti!"

C'erano gli avvisi per quando la faccenda si faceva troppo spaventosa:

"Un film con così tante scene terrificanti che è stato ideato un sistema audio visivo integrato di avviso" (dei segnalatori visivi e acustici avvisavano quando stava per arrivare il momento di massimo terrore, in caso gli spettatori volessero chiudere gli occhi)
"Così terrificante che un sistema d'allarme a campana è stato installato per la protezione pubblica!"
"SPECIALE BREAK SPAVENTO! Ci sarà uno speciale BREAK SPAVENTO durante la proiezione. Quelli che sono troppo timidi per sopportare il culmine della tensione sono i benvenuti all'ANGOLO DEI CODARDI!"

Poster con pubblicizzato il rilascio di un certificato
assicurativo che veniva dato in regalo agli spettatori
Questa ultima frase era sulla locandina di un film il cui regista era William Castle il quale inventava ogni sorta di trovata per pubblicizzare e rendere popolari i suoi film. Allestiva davvero l'angolo dei codardi in qualche cinema, con tanto di finte infermiere che misuravano la pressione. Presumibilmente ingaggiava anche qualcuno che andasse sul serio all'angolo. Oppure, nei momenti cruciali della proiezione, faceva fluttuare nelle sale scheletri con occhi rossi. Ingaggiava urlatori e gente che sveniva. Faceva installare dispositivi nelle sedie che emettevano suoni nei momenti di massima tensione. Oppure se si usciva dal cinema entro 45 secondi dal Break Spavento si poteva chiedere il rimborso del biglietto (e ogni spettacolo aveva un biglietto di colore diverso perchè c'era qualcuno che guardava il film per intero, poi guardava lo spettacolo successivo e usciva al Break Spavento e pretendeva il rimborso; con i biglietti di diverso colore la cosa non era possibile). Oppure veniva consegnato agli spettattori un certificato assicurativo del valore di 1000 dollari in caso morissero durante la visione del film.
Oppure venivano consegnati agli spettatori dei cartoncini che si illuminavano al buio per far loro scegliere tra due finali. Veniva pubblicizzato con:

"L'unico film con il SONDAGGIO DI PUNIZIONE"

Poi c'erano film con titoli della serie "non so che titolo mettere":

"Mostri a go-go" (considerato uno dei film più brutti di tutti i tempi)
"Le ragazze della spiaggia e il mostro" (che è un horror ma anche un film beach party!)
"La bestia con 5 dita" (5...non mi sembra un numero così strano per delle dita, fossero state 7, 12 o 3)
"Il mio mondo muore urlando" (non bastano i personaggi a urlare, addirittura tutto il mondo)
"Il mostro cammina" (è vero che i mostri potrebbero anche strisciare o volare, ma camminare mi sembra il minimo, anche per un mostro)
"Il mostro pazzo" (anche qua non si brilla in originalità) 
"La guerra dei satelliti" (sembra una lotta tra Sky, Mediaset Premium e Tivusat) 
"Un'ombra nel buio" (ma se è buio, che ombra deve esserci? Il titolo è quello della versione italiana perchè in originale è diverso) 
"Dogs - Questo cane uccide" (ma quanti sono sti cani? uno o più?)
"Il manichino assassino" (già la parola 'manichino' in un film horror mi sembra poco d'effetto, con la rima poi. Un titolo così si può trovare solo in una puntata di Halloween dei Simpson. L'originale era "Terror in the wax museum", per cui i manichini c'entrano come i cavoli a merenda.)
"7 per l'infinito contro i mostri spaziali" (eh? ma che titolo è?)
 

Locandine abbastanza camp. Il tema dominante è la ragazza ghermita dal mostro.
L'ultima è decisamente casereccia.

Poi c'erano i crossover, cioè film in cui c'erano mostri diversi. Così come in tempi recenti abbiamo film tipo "Megashark vs Giant Octopus" o "Superman vs Batman", anche allora c'erano film dove il mostro di Frankenstein combatteva contro l'Uomo Lupo o contro Dracula, oppure film in cui c'erano tutti e tre assieme. Oppure c'erano strani mix come Dracula contro Billy The Kid. Per non parlare di Jesse James che doveva combattere addirittura contro la figlia di Frankenstein.
E questo ci fa vedere come ci fossero questi filoni genealogici: "Il Figlio di Frankenstein", "La Moglie di Frankenstein", "Dracula e Figlio", "Il figlio di Dracula", "La figlia di Dracula". Anche il dottor Jekyll ha sia un figlio che una figlia. Ne "L'esperimento del dottor K", lo scienziato protagonista mescola i suoi atomi con quelli di una mosca; ne "Il ritorno del dottor K", suo figlio fa la stessa cosa.  Non so come trovino il tempo di essere così prolifici questi personaggi.

Questo è l'originale; i successivi
ultraremake non sono all'altezza
Avendo messo l'accento sugli aspetti meno seri di questo filone cinematografico, non vorrei dare l'impressione che non ci siano film molto belli e degni di nota. Cito ad esempio "L'invasione degli ultracorpi" di atmosfera cupissima e con un significato che va ben oltre quello degli alieni invasori, "La mummia" (1932) dove si vede come è possibile fare un film horror inquietante senza nessun effetto speciale, "L'esperimento del dottor K." (in originale "The Fly") dove l'orrore nasce in un contesto tranquillo e l'angoscia dello spettatore aumenta via via insieme a quella dei protagonisti, "Radiazione BX: distruzione uomo" (titolo italiano cretino di "The Incredible Shrinking Man") film splendido dove i sentimenti del protagonista sono così ben espressi che non si può rimanere indifferenti. Poi "Frankenstein" (1931), "Dr Cyclops" eccetera. Smetto perchè non mi piace fare troppe liste, semmai tornerò specificatamente sui singoli film.
In definitiva i migliori film horror sono quelli in cui i protagonisti non sono delle macchiette senza sentimenti, personaggi che fanno sempre la cosa che non dovrebbero fare, tipo andare nelle cantine al buio o quando sentono un rumore sospetto andare proprio lì disarmati farfugliando:"Chi c'è lì?".



C'erano poi degli attori ricorrenti, specialisti di queste pellicole:  
Boris Karloff,  icona per eccellenza del mostro di Frankenstein ma anche indimenticabile e inquietante mummia.

E chi dorme la notte?
  
Bela Lugosi, uno dei primi e più famosi Dracula; ha recitato in dozzine di film horror, interpretando anche un personaggio chiamato Igor in un paio di film di Frankenstein (questo personaggio però non è il solito assistente gobbo del barone) e una volta addirittura proprio il mostro.
Christopher Lee, anche lui, oltre ad aver fatto molti film horror e non solo, è stato un famoso e apprezzatissimo Dracula. Ed è anche l'attore che lo ha interpretato più volte.

Lugosi e Lee, fratelli di sangue

Lon Chaney padre e figlio, il primo famoso per aver fatto il gobbo Quasimodo e il fantasma ne:"Il fantasma dell'opera" anche se la sua vasta filmografia non era molto orrorifica, mentre il secondo era uno specialista del genere avendo interpretato diverse volte il licantropo, la mummia, il mostro di Frankenstein, perfino Dracula.

Di padre in figlio - forse sono più spaventosi i mascheramenti del padre (i primi due).
Il secondo travestimento, un vampiro, mi ricorda il Pinguino di Danny De Vito.
Frankenstein invece non mi convince molto, sembra un politico che si è addormentato nel lettino abbronzante.
   
Peter Cushing, altro grande habituè del genere horrorifico, ha interpretato diverse volte il barone Frankenstein e Van Helsing e ha lavorato in molti film con il suo amico Christopher Lee.

Ecco il nostro alle prese con alambicchi e con paletti di frassino

John Carradine, patriarca della dinastia dei Carradine, anche nella sua filmografia composta da milioni di film, si trovano parecchi horror e anche lui manco a dirlo è stato Dracula. C'è qualcuno che non ha fatto Dracula?
Barbara Steele, la regina dell'horror soprattutto all'italiana. Negli anni '60 c'erano grandi registi horror quali Mario Bava e Antonio Margheriti e la Steele appariva molto spesso.

Si dovrebbe riconoscere chi è Carradine e chi la Steele

E da ultimo, come si fa nei titoli di testa dei film quando si mette in fondo il nome leggendario, abbiamo il grande Vincent Price! Ecco, lui non ha mai fatto Dracula, anzi ha più volte rifiutato il ruolo ritenendo di non poter apportare niente di nuovo al personaggio. Ha però interpretato un vampiro in un episodio di una vecchia serie tv western "I forti di forte coraggio".
Vincent Price interpretava solitamente personaggi più o meno malvagi, più più che meno, e ha fatto diversi film tratti da racconti di Edgar Allan Poe.

Vincent Price e il suo sguardo penetrante

Ed è proprio di un film con Vincent Price che ora mi accingo a parlare. Trattasi de "La maschera di cera" ("House of Wax" - 1953). Il film è a colori e in 3D.

Anche qui abbiamo un grande richiamo per la tecnologia usata.
Sulla prima riga leggiamo:
"Il primo lungometraggio in 3D prodotto da una major"
In realtà non sembrerebbe essere proprio il primo, è stato il primo film 3D con audio stereofonico. 
Poi leggiamo ancora:
"LA PELLICOLA PIU' SORPRENDENTE DA QUANDO E' INIZIATO IL CINEMA! L'INCREDIBILE FILM WARNER BROS IN NATURAL VISION"
Il Natural Vision era un tipo di tecnologia 3D.
Poi ancora sotto:
"Il mezzo uomo, mezzo mostro che ha perseguitato una città in preda al panico per le bellezze che bramava per la sua camera degli orrori!"
E ancora sotto, scritto con effetto prospettiva:
"ESCE DALLO SCHERMO DIRETTAMENTE SU DI VOI!"

Ho visto il film in 2D, non avendo altro modo per vederlo, tuttavia non me ne dispiaccio. Non ho una grande passione per la tecnologia 3D, non mi fa sentire più partecipe alla storia di quanto già non faccia il 2D. Inoltre, portando già di mio gli occhiali, doverne mettere un paio sopra l'altro è una scocciatura.

La storia parla di un artista scultore che passa il suo tempo a fare statue di cera incredibilmente realistiche. In particolare, è la statua raffigurante Maria Antonietta a rappresentare il pezzo forte di tutta la sua produzione. Lo scultore è così preso dalle sue opere da fare addirittura conversazioni con loro. Nella sua testa evidentemente, esse gli rispondono; sono più educate del Mosè di Michelangelo il quale, non ottenendo risposta dalla sua creazione, gli lanciò il martello sul ginocchio dicendogli:"Perchè non parli?".

Il Mosè aveva forse bisogno di un otorino,
non sentiva Michelangelo che gli parlava.
Di sicuro, dopo la martellata, avrebbe avuto
bisogno di un ortopedico.
Lo scultore però, come quasi tutti gli artisti, non ha un gran senso per gli affari. Il suo socio invece ne ha eccome e ritiene che il business non stia andando bene: troppa poca gente pagante viene ad ammirare le statue. Perchè lo scultore non fa delle opere più sensazionali? Più horror? Il socio sa che il pubblico è attratto dalle cose che fanno leva su sesso, violenza, potere, gossip. E' sempre stato così, non solo adesso, nell'epoca dell'Isola dei famosi e del Grande Fratello.

Ma lo scultore rifiuta sdegnato, lui è un artista, non può abbassarsi a fare cose così squallide. Inoltre, sta per arrivare lì in laboratorio un tizio interessato a rilevare la quota del socio; infatti questo tizio, un signore ben distinto, viene a vedere le statue ed è entusiasta. Questo tizio distinto annuncia di dover andare in Egitto per 3 mesi e quando tornerà riparleranno di affari.

Il socio, quando sente sta cosa, inizia a lamentarsi, a dire che lui non può aspettare 3 mesi, magari il gentiluomo cambia idea, non rileva più la sua quota; insomma 'sto socio vuole i soldi subito. Propone allo scultore un affare: bruciare tutto il laboratorio e incassare i soldi dell'assicurazione.

Lo scultore, se alla proposta di fare statue horror si era indignato, figurarsi ora! Le sue statue non si toccano! Maria Antonietta poi. "LE MIE STATUE SONO VIVE!". Ma non finisce nemmeno di dire la "E" della parola "VIVE", che l'altro ha già acceso un fiammifero e con quello sta dando fuoco a tutto quanto. Io con l'accendino devo bruciare mezza scatola di Diavolina prima di poter accendere un fuoco, mentre nei film con un solo fiammifero riescono ad appiccare incendi che Nerone in confronto è un dilettante.

Sorpreso com'è dalla repentinità con cui si svolge l'azione, lo scultore ci mette qualche secondo di troppo a reagire e ormai l'incendio è al punto di non ritorno. Statua dopo statua le opere si sciolgono e la scena è abbastanza inquientante. Gli occhi che cadono dalle orbite e l'effetto dello scioglimento in generale mi ricordano molto la scena finale de "I predatori dell'arca perduta", quando viene aperta l'arca. E in effetti, per quel film, sono stati usati degli espedienti molto simili. Comunque, non divaghiamo, in mezzo a tutto questo sfacelo, scultore e socio se le danno di santa ragione e ad avere la meglio è il socio che mette lo scultore KO, se la svigna e lascia l'artista al suo fatale destino.

L'azione si sposta in avanti di qualche mese e si viene a scoprire che lo scultore non è morto tra le fiamme. E' riuscito a salvarsi ma è costretto a muoversi su una sedia a rotelle e ha anche perso l'uso delle mani, non del tutto ma quanto basta per non poter più scolpire. Ha però ingaggiato due aiutanti. Uno è Charles Bronson da giovane e senza i suoi famosi baffi mentre l'altro ricorda vagamente Javier Bardem. Grazie a questi aiutanti, lo scultore ha creato di nuovo tutte le statue e ha aperto un nuovo museo con tanto di camera degli orrori. Ebbene sì, ha deciso che dopo tutto era una buona idea rappresentare cose tipo l'assassinio di Abramo Lincoln, oppure azionare una ghigliottina facendo rotolare una testa ai piedi del pubblico pagante e delle donne impressionabili. Le visitatrici, oltre a essere impressionabili, sono anche maliziose. Non si potrebbe definirle altrimenti: osservando la scena dell'assassinio del rivoluzionario Marat, ucciso con una coltellata mentre era nella vasca da bagno, queste donne ridacchiano e sbirciano nella vasca tentando di vedere le parti intime della statua dell'assassinato!

All'ingresso del museo c'è un imbonitore che attira la folla e contemporaneamente fa rimbalzare delle palle legate con un elastico a delle racchette da ping pong. Ci sono diverse scene con questo imbonitore e io mi chiedevo:"ma perchè insistono tanto nel mostrare questo personaggio?". Solo dopo mi sono ricordata che il film era in 3D e tutto questo rimbalzamento di palle verso lo spettatore era uno sfoggio di tecnologia tridimensionale. Mi immagino il divertimento dello spettatore e nel contempo penso che, sessant'anni dopo, il fastidioso effetto degli oggetti lanciati verso il pubblico è ancora uno dei più usati nei film in 3D.

Ma in tutto questo, il socio dello scultore è contento di come stanno andando le cose? No, non è contento perchè è stato ucciso da un misterioso individuo vestito di nero e con la faccia sfigurata. Questo misterioso personaggio sta compiendo una serie di delitti, ha ucciso infatti anche l'amichetta del socio (interpretata da Carolyn Jones - la Morticia della Famiglia Addams anni '60) e ha messo gli occhi anche sulla compagna di stanza di quest'ultima. Questa compagna di stanza, è alquanto spaventata perchè si è trovata a distanza ravvicinata con l'uomo sfigurato in ben due occasioni ma la cosa che la turba di più è il fatto che, visitando il museo delle cere, si è accorta che la statua raffigurante Giovanna d'Arco è identica alla sua amica defunta. Identica a tal punto da avere solo un orecchio forato per l'orecchino, proprio come la sua amica.

L'individuo sfigurato mi sembra Daniel Craig dopo una sessione di Face Off.
Non voglio certo implicare che Craig non sia affascinante,
anzi ho messo apposta una foto perchè è sempre piacevole vedere un bell'uomo.

Chi non sarebbe teso se fosse al posto della ragazza? Non certo il di lei fidanzato. Nel tentativo di distrarla, la porta in un night club con tanto di ragazze che ballano il can can e lui è molto più interessato alle ballerine che tridimensionalmente scalciano le gambe in faccia agli spettatori che non alle preoccupazioni della fidanzata. Tutto allegro e con gli occhi a forma di mutandoni le dice:"Goditi lo spettacolo".

Non racconto oltre la trama per non rovinare la visione e il colpo di scena che mi ricorda quello che ho visto in una puntata del mitico telefilm "Ai confini della realtà".

Film consigliato. Fatevi un tuffo negli anni '50, con i suoi caldi e brillanti colori, l'illuminazione dell'alto e la recitazione elegante degli attori.

mercoledì 19 ottobre 2016

Giovani si diventa

Oggi parlo di un film non impegnativo ma nemmeno scemo: Giovani si diventa (While We're Young - 2014).

Quando mi trovo di fronte a un film con Ben Stiller, non so mai quale sarà il livello di assurdità. Quindi non avevo molte aspettative quando mi sono messa a guardare la pellicola (ma si può ancora parlare di pellicola nell'era del digitale?).

Il film viene definito come comedy - drama cioè si ride ma non troppo; oppure ci si commuove ma non si esce dal cinema piangendo. Anche se mi è successo veramente di uscire in lacrime dal cinema dopo aver visto una commedia. Una commedia di Adam Sandler, per di più. Non so se mi spiego: Adam Sandler, il re delle commedie demenziali. Lacrime a fiumi. Ma questa è un'altra storia.

Dicevo, non avevo molte aspettative, pensavo a quei film dove i personaggi sono più o meno in una crisi esistenziale e fanno cose a random per poi uscire dalla crisi più o meno trionfalmente. Quel genere di film in cui la trama è una non trama, qualsiasi evento porta avanti la non-storia.

Invece ho visto un film a fuoco, un film che è riuscito a dare corpo ai personaggi e ai loro disagi; un film dove i personaggi sono credibili e le cose che fanno hanno un senso.

I protagonisti principali sono due coniugi quarantenni. Lui (il nostro Ben Stiller) tiene dei corsi di cinema ma si occupa principalmente di un documentario a cui sta lavorando da qualcosa come 8 anni. Ha girato tanto di quel materiale da poter riempire l'equivalente di qualche migliaio di puntate di Beautiful ma non riesce a dargli una forma. Il soggetto del suo documentario, un vecchio intellettuale di sinistra (un po' meno affascinante del mascellone Ridge Forrester), non è esattamente dei più leggeri e il suo orgoglio gli impedisce di farsi consigliare da altre persone, come ad esempio suo suocero produttore che gli fa notare che forse 8 ore di un documentario del genere sarebbero troppe anche per Noam Chomsky, che magari all'argomento potrebbe essere interessato.

Sua moglie (Naomi Watts) è una produttrice di film ma non lavora con il marito; lui non vuole, preferisce fare da sè.  Dopo alcuni tentativi non andati a buon fine, è rassegnata a non poter diventare madre.

Quindi diciamo che i due non stanno proprio bene ma cercano di convincersi di stare bene. Ma non stanno neanche proprio male, diciamo che sono impantanati in una palude emotiva senza una forma precisa.

Lo scossone alle loro vite avviene tramite l'incontro, apparentemente casuale, con una giovane coppia, sui 25 anni. E loro sono affascinati da questi giovani: sempre attivi a tutte le ore, pieni di cose da fare e di stimoli nuovi; sono creativi, senza preoccupazioni, vivono senza ansie o drammoni.

E qui vengono rese bene le sensazioni dei due adulti. Da una parte sono rivitalizzati dalla frequentazione dei due giovani ma al tempo stesso avvertono una sorta di disagio; si sentono meno interessanti, più scialbi e senza una direzione. Quando si è insicuri e non si ha trovato la propria strada, il confronto con gli altri è spesso deprimente. Gli altri sembrano sempre meglio, anche quando magari fanno cose che tu hai già fatto.

In questo film, il confronto giovani/adulti è secondo me più marginale di quello che sembra. La vera chiave secondo me è l'insoddisfazione e anche la poca chiarezza personale dei due adulti. E' vero, i due quarantenni sono in un'età in cui si fanno bilanci, si tirano delle somme e si ha anche paura del tempo che passa. Marito e moglie si guardano attorno e vedono i loro amici coetanei che hanno avuto un figlio, i pischelli che in quattro e quattr'otto fanno un documentario e gli viene pure finanziato. Insomma, magari è anche normale che un po' di sconforto gli venga.

Poi, come spesso succede quando si guardano gli altri superficialmente, non è tutto oro quello che luccica e in ogni caso è bene rendersi conto che fare confronti non aiuta granchè. Anzi, bisognerebbe proprio evitare di fare confronti con gli altri.
La chiave di tutto è capire cosa si vuole e quali sono i propri punti di forza e lavorare su quello. E' forse la cosa migliore che si può fare per raggiungere la felicità e la soddisfazione di sè.

E dopo queste perle di saggezza chiudo con il commento trash: I due giovani sono interpretati da Adam Driver e Amanda Seyfried. Lui è bravo nel suo modo di fare l'hipster untuoso ma credo che lo metterò nella mia lista di attori antipatici.
Numero 1 perchè in questo film il suo personaggio non è poi così simpatico.
E soprattutto, numero 2 per quello che mi combina nel film "Il risveglio della forza". Bisogna sapere che io ho una passione pluridecennale per Harrison Ford e guai a chi tocca Harrison!

Dai, finisco in modo meno trash. Durante il film si sente parecchia musica di Vivaldi, molto bella, ed è raro sentire musica del genere in un film non di nicchia.


E ora giunge il momento grafico, il momento delle locandine!

Poster americano:
Vagamente retrò per il fatto di usare un fotogramma del film. Impaginazione pulita e gradevole. C'è il motivetto grafico in giallo che appare in tutte le declinazioni del poster e presumo stia a indicare gli anni d'oro della giovinezza.
Nel film c'è anche la canzone "Golden Years" di David Bowie.

Come giudizio dico che non è strapparsi i capelli ma nemmeno da strappare la locandina.

Poster italiano:
Qui i fotogrammi aumentano permettendo di mostrare i quattro attori principali: Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver e Amanda Seyfried. Viene data preferenza agli attori più famosi con Ben Stiller un po' più in grande rispetto a Naomi Watts. Evidentemente è lui, dei due, l'attore più popolare in Italia.
Non fantastica la foto a destra di Naomi Watts; nemmeno quella di Adam Driver è straordinaria ma, visto quanto scritto sopra, va bene una brutta foto per lui.
Anche qui abbiamo il riquadro giallo, tuttavia non sulla parola "giovani": perché? Se il giallo rappresenta i cosiddetti anni d'oro, allora bisogna metterlo su quella parola, non ha senso mettere il riquadro su "si diventa".
Credo che la grafica debba possibilmente anche veicolare dei significati.
Inoltre, mentre la locandina originale usa due font che mi sembrano appartenere alla famiglia dei Bodoni (detta così, sembra la famiglia dei Gobboni!), quella italiana ha l'accoppiata Bodoni/Futura, mi chiedo perchè. Forse il Futura bold è più leggibile da lontano? Soprattutto nei nomi degli attori?

Mia versione alternativa
La grafica che c'è in me ha provato a fare una versione alternativa, con il giallo al posto giusto e con il Bodoni Bold Italic anzichè il Futura Bold. Credo che con il giallo sotto "Giovani" sia anche meglio mentre spezzo una lancia a favore del Futura; in questa situazione è più leggibile a distanza e forse anche più giovanile.

E anche per stavolta è tutto.

domenica 9 ottobre 2016

I guerrieri della notte - Narrazione irriverente

Recentemente ho visto questo film che è considerato un capolavoro, una pietra miliare della storia del cinema. Mi aspettavo di vedere un film crudo, violento e amaro sulla vita di questi giovani che si uniscono alle gang della giungla metropolitana di New York.

Ora, probabilmente mi sono persa io lo spirito di questo film perché a me sembra un film d’azione per teenager, un film un po’ fumettoso. Non che con i fumetti non sia possibile raccontare storie di un certo peso, ma non mi sembra questo il caso. Inoltre, secondo me, ci sono diversi momenti di ridicolo involontario.

Mi permetto quindi di raccontare la trama del film evidenziando le cose mi che hanno fatto sbaccanare e sarò quindi un po’ irriverente; se c’è qualche fan in lettura, spero non se ne abbia a male.

Attenzione! Racconterò tutta la storia, quindi spoiler a manetta: lettori avvisati!


Trama
Siamo a New York nel 1979. Sulle immagini compaiono i titoli di testa. Il carattere usato è di colore rosso e le lettere hanno l’effetto un po' sangue che gronda, un po' graffito. Già da questo particolare dovevo capire che questo non è un film serio, non più di Freddy vs Jason, comunque.

Procediamo. Nel Bronx è stato organizzato un mega raduno di tutte le gang della città. Ogni gang partecipa con una delegazione di 9 componenti.
Come vi immaginate voi che dei membri di una gang prendano la metropolitana? Nel mio immaginario, e anche in base a quello che si vede di solito, questi personaggi scavalcano i tornelli e pigliano la metro gratis. Bene, in questo film no. I membri delle gang pagano il biglietto e ordinatamente passano in fila attraverso i tornelli! Evidentemente queste gang sono molto dotate di senso civico.

Andiamo avanti. Al raduno, mentre il capo della gang più potente della città sta facendo un discorso di fronte a tutti quanti, il leader pazzoide della band dei Rogues lo uccide sparandogli, addossando poi la colpa alla gang dei Warriors.
Succede un putiferio, volano cazzotti, coltelli, proiettili, arriva anche la polizia. I Warriors, che non hanno capito di essere accusati dell’omicidio, tentano in ogni caso la fuga ma nel parapiglia generale, il loro capo ci lascia la pelle.

I Warriors decidono che la cosa migliore è prendere la metropolitana e tornare di filato a Coney Island, il loro territorio. Solo lì saranno al sicuro. E in effetti, dopo essere sfuggiti a una banda rivale che gira in pullmino (i Turnbull AC's - sembra il nome di una squadra di calcio), i nostri Guerrieri riescono a raggiungere la stazione e a salire su un vagone (stavolta, essendo inseguiti, non hanno tempo di fare il biglietto!).

Scuolabus per gangster di città.
A mezzanotte c'è la lezione di roteamento catene.

I Warriors pensano di essere al sicuro ma la fortuna non è dalla loro. Alla stazione successiva c’è un incendio e la metro non può proseguire. Ai nostri tocca quindi scendere, uscire dalla stazione e andare a piedi a quella successiva ma devono fare attenzione perché è pericoloso girare per New York di notte, con tutte queste bande pericolose.

Infatti, dopo pochi passi, i Warriors entrano nel territorio dei temibili Orphans. Così temibili che i grandi boss della città si sono dimenticati di invitarli al raduno (e quindi ‘sti Orfani non sanno neanche del casino che è successo).
Ora, ogni banda ha un abbigliamento particolare che permette di distinguere un membro di una banda da quello di un’altra. I Warriors hanno un gilet con sulla schiena una immagine e il loro nome, i cattivi Rogues hanno berretti e giacche in pelle con teschio sul retro, c’è chi ha delle casacche asiatiche, chi è tutto vestito di nero. No, gli Orfani no. Essi indossano jeans e t-shirt verde con il loro nome appiccicato sulla schiena alla bell’e meglio. Peggio di così c’era solo scrivere il nome col pennarello. Più che una gang di quartiere sembrano un gruppo di nerd. Gli mancano solo gli occhiali con lo scotch sul naso e sono a posto.

Ho bisogno di un tecnico pc, qualcuno di voi è libero?
Ah, no scusate, voi siete gli Orphans

Sulle prime gli Orfani fanno un po’ gli scontrosi e mostrano ai Warriors addirittura dei ritagli di giornale dove si narrano le loro gesta. In pratica questi per essere presi sul serio e dimostrare di essere forti tirano fuori il curriculum! Mica pizza e fichi.
I Warriors dicono che loro devono solo andare alla metro, non vogliono rogne e i magnanimi Orfani rispondono: ”Beh, dai, allora passate pure”. 

Ma da un edificio esce una ragazza, forse la ragazza del capo. Ella dice in pratica agli Orfani che sono proprio degli sfigati se lasciano passare i Warriors così impunemente, senza neanche una scazzottata.
Feriti nell’orgoglio, gli Orfani dicono che i Guerrieri potranno passare solo se si toglieranno il loro gilet d’ordinanza. I Guerrieri rispondono picche e partono a passo di marcia verso la stazione. Vengono inseguiti dagli Orfani che però non fanno nemmeno in tempo a tirare fuori un rasoio da barbiere e a dire:”Vi pisciamo in testa!” che i Warriors gli lanciano addosso una bottiglia esplosiva che fa saltare in aria una macchina e i poveri Orfani assieme ad essa.

Sgominati quindi gli Orfani in due minuti, i Warriors entrano in stazione dove però trovano dei poliziotti, da loro affettuosamente chiamati “elmetti”. Nel casino generale, uno della gang, lottando con un poliziotto, finisce sotto un treno in corsa mentre gli altri si ritrovano divisi in due gruppi: quattro di loro fuggono fuori dalla stazione mentre gli altri tre riescono a prendere una carrozza e a fuggire.

Il gruppo dei 4, appena messo piede fuori dalla stazione, si ritrova nel territorio degli spaventosi Baseball Furies. Questi sì che fanno paura, vanno in giro vestiti con una divisa da baseball, mazza compresa, e le loro facce sono pitturate di bianco, nero, rosso. Incontrarli di notte non deve essere molto simpatico.

Un esponente delle Baseball Furies, forse un fan dei Kiss

Le Furie subito iniziano a inseguire i quattro Warriors; arrivati in un parco la fuga ha termine e s’impone un combattimento. Nota: le Furie sono almeno in sei.
Secondo voi, chi vince tra i sei armati e i quattro disarmati? I quattro disarmati, è ovvio. E nel giro di pochi minuti, poi. Evidentemente le Furie puntano tutto sul look minaccioso. Se gli avversari si spaventano, bene; se bisogna anche combattere, le Furie hanno qualche problemino. La lotta non è il loro forte, diciamo.

Terminata la lotta, i fantastici quattro proseguono il cammino e vedono una ragazza tutta sola seduta su una panchina (la ragazza è interpretata da Mercedes Ruehl – bravissima ne “La leggenda del re pescatore”). Il sessuomane del gruppo non capisce più niente. I suoi ormoni impazziti gli impediscono di notare che la situazione è un po’ sospetta; dice agli altri di andarsene e abborda la ragazza.
Incredibilmente lei ci sta! E siccome lui deve far vedere che è un vero uomo, le sue avances sono un tantinello violente. Ma la ragazza non è una semplice ragazza, è una poliziotta in borghese e non ci mette molto ad ammanettare alla panchina il nostro maschione arrapato e a chiamare rinforzi. Se le Baseball Furies non fossero state ancora agonizzanti dopo la batosta, avrebbero potuto vedere come sarebbe stato assai facile avere la meglio su almeno uno dei Warriors.
 
Nel frattempo, i tre Warriors che avevano preso la metro arrivano a Union Square. Si guardano attorno e vedono un gruppo di ragazze che fanno loro gli occhi dolci. Non solo, le ragazze li invitano addirittura nel loro appartamento. Ai tre non sembra vero e con l’ormone già a palla seguono le ragazze nel loro covo. Due Warriors iniziano ad amoreggiare mentre il terzo si guarda attorno intimidito. E menomale! Perché le ragazze sono in realtà componenti della banda The Lizzies! E quando pensano che gli uomini siano abbastanza distratti, chiudono la porta col chiavistello e tirano fuori coltelli e pistole. I Warriors pensano bene di darsi alla fuga.
Ora, in un film normale, magari uno dei tre rimarrebbe a terra perlomeno ferito ma siccome siamo ne:”I guerrieri della notte”, i tre disarmati riescono a scappare illesi dal covo di una masnada di donne inferocite e armate fino ai denti. Anzi, a dire il vero, non del tutto illesi: uno si fa un graffio all’avambraccio. Un gatto gli avrebbe fatto più male.

Le Lizzies non hanno una divisa, sono una gang in incognito

Dopo queste svariate disavventure, i Warriors riescono finalmente a riunirsi tutti a Union Square. E qui incontrano la gang dei Punks. Non bisogna lasciarsi ingannare dal nome, i Punk non indossano giubbotti borchiati né hanno i capelli colorati con taglio alla mohicana. No, i Punk indossano una maglia colorata preferibilmente a strisce, salopette in jeans e pattini a rotelle. Ripeto: maglia colorata, salopette, pattini. Se si guarda solo il capetto, che ha pure una faccia truce, la cosa non sembra strana; ma se si guarda la gang nel suo insieme sembra di trovarsi a un raduno di idraulici. Se avessero anche il berretto rosso potrebbero essere scambiati per i nipoti di SuperMario.

I Punks stanno cercando i Warriors
o devono riparare le perdite dei gabinetti?

Appare comunque subito chiaro che i Punk vogliono menare le mani. I Warriors però sono astuti e attirano i Punk nelle toilette degli uomini. E qui la banda della salopette dimostra di essere un po’ ingenua. Se entrando nella toilette non si vede nessuno, è abbastanza ovvio che i Warriors si sono nascosti dentro i gabinetti. E allora quando i Guerrieri escono all’improvviso dai cessi, perché i Punk sono così sorpresi? Che candidi.
Comunque, tra un lavandino e un orinatoio, le due bande se le danno di santa ragione e se non altro stavolta i Warriors sono finalmente armati. Giù mazzate, coltellate, cazzotti, porte di gabinetto, insomma una rissa in piena regola. 
Se solo però non si vedesse così smaccatamente che la faccenda è fasulla. Mi aspettavo da un momento all’altro che apparissero in sovraimpressione scritte del tipo: POW! BAM! SBENG! come nei telefilm anni ‘60 di Batman. Il realismo era all’incirca lo stesso.
I nostri Warriors hanno la meglio nello scontro, ci avrei quasi scommesso.

Anche Batman avrebbe volentieri partecipato alla rissa nei bagni

Dopo aver metaforicamente fatto calare le braghe (anzi la salopette) ai Punk, i Warriors prendono la metro e finalmente raggiungono Coney Island, famosa per il luna park e la spiaggia. E proprio tra le giostre qualcuno li attende. Sono loro: i famigerati Rogues! Sono venuti apposta con la macchina - sì perché loro la macchina ce l’hanno; macchina... in realtà è un carro funebre graffitato ma almeno i Rogues non hanno problemi di metro.

Il leader dei Rogues, tal Luther, è un pazzoide attaccabrighe e inizia a far tintinnare tre bottiglie cantando ripetutamente e in tono sempre più stridulo:”Guerrieeeeeri, giochiamo alla gueeeerrraaaa?” (in originale: “Waaaaarrioors, come out to plaaaaaay”). Lo dice almeno una decina di volte con un effetto sempre più urtante, sia in italiano che in inglese. Già alla quinta volta gli avrei fatto tintinnare le bottiglie in testa purchè stesse zitto. Anche i Warriors ne sono infastiditi, anche se non lo danno tanto a vedere (Michael Beck, l’attore che fa il capo dei Warriors ha la stessa espressione dall’inizio alla fine del film, inutile dire che la sua interpretazione non mi ha particolarmente colpito).

Si impone una sfida sulla spiaggia. Il leader dei Warriors propone al capo dei Rogues un duello tra loro due. Quest'ultimo non è un tipo molto sportivo: senza neanche acconsentire, tira fuori una pistola e spara ma il capo dei Warriors è più svelto: gli tira un coltello sul polso facendo sbagliare così il tiro al malvagio Luther. 

Improvvisamente arriva la numerosa gang dei Gramercy Riffs, proprio quella il cui leader era stato ucciso all'inizio. Il capo dei Gramercy sembra Eddy Murphy in "Un poliziotto a Beverly Hills". I Warriors, sempre senza darlo a vedere, temono il peggio. Invece, i Riffs hanno saputo di come sono andate veramente le cose, lodano i Warriors e accerchiano i Rogues per giustiziarli.

THE END

Insomma, a vedere il film mi sono divertita ma certo non posso dire di aver visto un capolavoro, comunque è sempre bene guardare film che sono entrati nell'immaginario di una generazione.


Locandina

 Il poster ha una bella illustrazione che mi ricorda un po' addirittura il dipinto "Il quarto stato" di Giuseppe Pelizza da Volpedo.

Nella illustrazione si possono vedere vari personaggi del film che però non sono rappresentati in maniera accurata.
Il capo dei Warriors ha un gilet "sbagliato", il gilet "giusto" è quello indossato dai due personaggi ai lati; inoltre nel film il capo non indossa nessuna fascia in testa.
La ragazza a fianco a lui potrebbe essere una Lizzie anche se non mi pare che abbia la faccia di qualcuna delle attrici che interpretano le componenti di quella banda.
L'uomo di colore a destra ha la faccia dell'attore che interpreta Cochise però ha un fazzoletto in testa, seppur di colore sbagliato, come ha solo Cleon, il capo iniziale dei Warriors.
L'uomo a sinistra è vestito come un Warrior ma nel film non c'è nessun personaggio con quella faccia.
Si vedono diversi membri delle Baseball Furies, anche se hanno delle decorazioni facciali che nel film non si vedono.
In alto a sinistra si intravedono i Punks in salopette e davanti a loro ci sono gli Hi-Hats con cappelli a cilindro e vestiti da mimi.
Si vede inoltre il titolo scritto con il fantastico font graffitt-sanguinolento; peccato che sia in viola anzichè in rosso.

That's all for now folks!