domenica 20 novembre 2016

Cocktail

Anni '80. Per me sono gli anni in cui ho iniziato a vedere i film e i telefilm e ad andare al cinema. Anni in cui guardavo i video musicali nelle reti televisive che davano solo video e nient'altro. Anni che mi suscitano una sorta di nostalgia.

Quando oggigiorno riguardo un film anni '80 che avevo visto all'epoca, l'effetto amarcord c'è. Sono in genere molto attratta dai film di quel periodo, anche da film che non ho mai visto.

Nella locandina italiana la frase lancio è:
"Per tutti i gusti" .. Basta che non sia
"Tutti gusti + 1" alla Harry Potter..
Un cocktail gusto caccola non mi piacerebbe
Il film di cui parlo oggi è "Cocktail", anno 1988. Film che aveva avuto un discreto successo, probabilmente per la presenza di Tom Cruise, reduce dal successo planetario di "Top Gun". Quando l'han dato in tv ho pensato che non me lo potevo perdere; "chissà che gran filmone è", mi son detta. Sì, vabbè.

Dopo i gradevoli titoli di testa in stile neon di insegna luminosa, vediamo il giovane Brian Flanagan salire rocambolescamente su un pullman diretto a New York. Si vede subito che Brian è un tipo che sa il fatto suo: durante il viaggio non perde tempo a guardare fuori dal finestrino. No, Brian legge il manuale "Come fare un milione di dollari".

Arrivato a New York, va a trovare uno zio (tirchio) proprietario di un bar e gli dice subito che il suo piano è fare un mucchio di soldi. Lui non perderà tempo con le fidanzate, PFUI al matrimonio, la grana è il suo unico obiettivo.

Si mette un completo giacca e cravatta e inizia a battere tutte le più quotate agenzie pubblicitarie e finanziarie di Manhattan, dicendosi disposto a fare qualsiasi cosa pur di arrivare in cima, di sfondare, di far successo.

Praticamente, il personaggio di Brian Flanagan sembrerebbe essere una specie di nipotino del Gordon Gekko di Wall Street; lo definiriei un aspirante yuppie. D'altronde, gli yuppie sono una delle caratteristiche degli anni '80. Come scrive Beppe Severgnini nel suo divertente e consigliato "Un italiano in America": "La leggenda descrive gli yuppie come sessualmente rapaci, lavoratori accaniti, carrieristi spietati". Vengono in mente un po' di personaggi che corrispondono alla descrizione.

Comunque, nei grandi grattacieli di Manhattan, il nostro Brian non ha molta fortuna; tutti quanti gli rispondono picche: per far carriera non basta aver studiato il manuale "Come fare un milione di dollari", bisogna avere la laurea.

Più che sentirsi yuppie,
Brian si sente Yuppi Du
Brian è un po' demoralizzato ma non si arrende. Corre subito a iscriversi all'università e per mantenersi trova lavoro in un bar. All'inizio il lavoro è duro, trovarsi dietro il bancone con 200 persone assetate che contemporaneamente chiedono cose tipo "Scoiattolo Rosa" o "Martello di Velluto" non è facile. Poi lui non sa neanche come si fa il Cuba Libre figuriamoci il Ding-a-ling.

Comunque siccome Brian impara presto e soprattutto piace alle ragazze, il lavoro inizia ad andare alla grande. Certo, lui ha sempre come obiettivo principale diventare un top della finanza ma è faticoso lavorare fino a tardi e il giorno dopo andare a lezione all'università, studiando e facendo tesine. Ben presto infatti, dopo che un professore lo ha beccato un paio di volte a dormire in classe e dopo che Brian ha insultato il medesimo professore, la carriera universitaria ha termine.

Il lavoro di barman, che doveva essere solo temporaneo, si rivela invece fonte di grande soddisfazione. Il bar attira milioni di persone perchè Brian e il suo collega/capo/mentore non sono baristi qualsiasi, essi sono dei flair bartender, dei baristi acrobatici. Questa caratteristica era messa molto in evidenza durante il lancio del film ed è stato proprio il film a rendere popolari questi barman che intrattengono i clienti e preparano i cocktail manipolando in maniera spettacolare shaker, bicchieri, bottiglie e quant'altro. Mi spingo a dire che questa giocoleria baristica è l'unico tratto distintivo in questo altrimenti anonimo film.



Tornando alla trama, Brian e il suo collega/mentore/capo sono così bravi da attirare l'attenzione del proprietario di un esclusivo night club che chiede loro di lavorare per lui, naturalmente con stipendio stellare. Brian diventa l'idolo del momento, ogni sera orde di donne lo osannano. Ma Brian mira molto più in alto, vorrebbe aprire un locale tutto suo e magari addirittura fare una catena di cocktail bar. Insomma, fin qua, soldi e successo continuano a essere la stella polare del nostro protagonista.

Improvvisamente, la svolta. La storia prende un'altra piega e io mi accorgo che il personaggio interpretato da Tom Cruise è in realtà una specie di Brandon Walsh e io sto guardando una puntata estesa di Beverly Hills 90210.

E' difficile che chi ha tra i 25 e i 45 anni non abbia mai visto o almeno sentito parlare di Beverly Hills 90120. Questo telefilm degli anni '90 è praticamente il capostipite di tutti i teen drama che sono venuti in seguito, tipo Party of Five, The O.C, Dawson's Creek. Il telefilm trattava dei consueti problemi adolescenziali: scuola, rapporto con i genitori, rapporti d'amore, sesso, droga, famiglie più o meno disastrate. C'erano anche argomenti meno comuni come invischiamento in sette lavacervello, maniaci dalla personalità disturbata, gangster in cerca di vendetta. Insomma dovevano pur riempire in qualche modo ben 10 stagioni.

Uno dei protagonisti è lui: Brandon Walsh. Il tipico bravo ragazzo, studioso, lavoratore. Brandon Walsh tratta bene le ragazze, è un amico affidabile, non si droga, forse neanche beve, questo non me lo ricordo. Ma non è perfetto, anche lui fa qualche cacchiata come andare a letto con donne con cui non dovrebbe andare, o finire in giri di scommesse con personaggi poco raccomandabili. Comunque a me Brandon era simpatico, mi piaceva, preferivo lui al suo amico Dylan Mckay, ragazzo bello e dannato stile James Dean.


Ma perchè accomuno Brian Flanagan a Brandon Walsh? Presto detto.

Innanzitutto, nel bar di fighetti, Brian si affeziona alla prima, ma proprio alla prima ragazza che gli si butta ai piedi. Tipico comportamento da bravo ragazzo (Brandon).
A causa di questa ragazza litiga col collega/mentore/ex-capo e si trasferisce in Giamaica dove apre un chiosco in spiaggia. E qui abbiamo il secondo parallelismo lavorativ-ambientale, perchè non solo anche Brandon lavora in un bar cittadino (durante l'anno scolastico), d'estate pure lui lavora in spiaggia, al beach club. Certo, Brandon più che fare cocktail acrobatici, sposta sdrai e apre ombrelloni, comunque sempre sulla spiaggia sta.

Ecco Brandon Walsh nel suo splendore.
A sinistra nel bar di città, a destra al beach club

Ma torniamo alla storia del film. In Giamaica, Brian si innamora di una brava ragazza di New York interpretata da Elisabeth Shue. Se ci fosse un premio per l'attrice anni '80 con la faccia più da brava ragazza, probabilmente se lo giocherebbero lei, Ally Sheedy e Lea Thompson.

Insomma tra Brian e la ragazza scoppia il grande amore, baci sotto le cascate, notti sulla sabbia al chiaro di luna, pomeriggi abbracciati sullo sdraio...tutto il repertorio romantico classico. Ma il nostro Brian, a un certo punto, aizzato dagli amici, fa lo scemo con un'altra e la sua ragazza naturalmente lo scopre. Vi avevo detto no, che anche Brandon Walsh ogni tanto si lascia prendere dalla cretineria e qualche casino con le donne lo combina.
Ma come tutti i bravi ragazzi che non antepongono il vil denaro ai sentimenti, Brian/Brandon metterà a posto le cose.

Senza raccontare oltre la trama, casomai qualcuno voglia affrontare la visione di questo film, la storia procede inanellando una serie di clichè triti e ritriti, proponendo una storia romantica da sbadiglio e un tripudio di buoni sentimenti a forma di lucchetto sul ponte Milvio. In definitiva, questo film è un mega puntatone di Beverly Hills 90210 solo molto meno avvincente; comunque se da un telefilm non mi aspetto profondità analitiche kantiane o critiche sociologiche, da un film qualcosa in più è lecito aspettarselo.

E per chiudere, la prova definitiva che esiste davvero un collegamento tra questo film e Beverly Hills 90210: eccolo qua, James Eckhouse alias Jim Walsh, padre di Brandon!

Ecco Jim Walsh che prima di diventare padre modello (a destra),
si sbronzava in spiaggia (a sinistra)

Nessun commento:

Posta un commento