giovedì 2 febbraio 2017

La prova dello scolapasta - Tentativo #1: Il caso Thomas Crawford


Quando leggo/vedo una storia gialla, ci sono due cose che valuto:
1) L'ambientazione/caratterizzazione della storia
2) La solidità della trama gialla.
Di solito, se il primo punto è fatto bene, chiudo un occhio se il secondo non è tanto convincente.

Esempio: "I delitti del BarLume" (versione filmica).
L'ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi è bella, inoltre gli episodi sono recitati benissimo, sono veramente piacevoli da guardare e quindi non do tanto peso all'aspetto giallo che secondo me lascia alquanto a desiderare. L'altro giorno ho visto un episodio in cui è saltato fuori che il killer era un personaggio che non c'entrava per niente con le indagini, e solo negli ultimi 5 minuti di puntata gli è stato attribuito l'omicidio con tanto di movente appiccicato con lo scotch e spiegazione ridicola. Non si può fare così, lo scrivo anche io un giallo del genere. Se l'assassino fosse stato Rimediotti, la credibilità sarebbe stata la stessa.

Altro esempio: i gialli di Maigret (libri)
Non so se appartengono proprio al genere giallo classico, comunque nonostante alle volte i finali mi abbiano lasciato un po' perplessa, l'ambientazione parigina è fantastica, sempre diversa da libro a libro. Una volta la storia è ambientata tra i clochard, un'altra volta nel mondo degli artisti, un'altra volta ancora la storia si svolge nell'ambiente del gioco d'azzardo oppure in una bettolaccia e via avanti.

Comunque non è certo facile scrivere un giallo soddisfacente. Un giallo dove l'assassino ha un piano, ben congegnato e quasi perfetto. Dico quasi perchè nel piano ci deve essere un errore, non troppo evidente, che permetta al detective di turno di sgamare l'assassino. E il lettore (o spettatore) non si accontenta di certo che l'errore dell'assassino sia una cosa banale come perdere un bottone sulla scena del delitto. Ci vuole qualcosa di particolare, di originale.

Inoltre il piano criminoso deve essere intelligente. Son stufa di leggere di assassini che progettano di fare un omicidio in una casa piena di persone e riescono indisturbati non solo a compiere il delitto, ma anche a spostare cadaveri dalla soffitta alla cantina, senza che nessuno veda niente, e magari riescono anche a fingere di star dormendo nella solita poltrona dallo schienale alto facendo sporgere il cappello sul medesimo schienale cosicchè gli ingenui astanti vanno avanti per tutto il romanzo a spergiurare:"il barone X ha ronfato per tre ore sulla sua poltrona, mi è anche sembrato di sentirlo russare! Non può essere lui l'assassino!". Di trame così, piene di buchi logici, io ne faccio volentieri a meno.


Anche questo "giallo" ha i buchi
ma ci stanno bene. E poi
abbiamo anche un indiziato...
Svariati scrittori hanno redatto delle liste di regole che, secondo loro, un buon giallo dovrebbe rispettare.
S.S.Van Dine ha stilato ben 20 regole. Sono accettabili. Se non fosse che ho letto un paio dei suoi gialli e li ho trovati abbastanza pallosi.

Raymond Chandler ne ha scritte 10, di regole, e le sue sono già più interessanti anche perché sembrano non trascurare il fatto che un giallo è anche un libro, non solo un rompicapo per lettori. Infatti Chandler dice che un noir fatto bene viene letto più di una volta e questo non accadrebbe se l'enigma fosse l'unico motivo di interesse per il lettore. E infatti i libri del vecchio Raymond sono ben più interessanti di quelli di Van Dine.

Una delle regole di Chandler dice che bisogna evitare di calare nel ruolo di criminale il personaggio meno probabile, al solo scopo di stupire il lettore. Questa regola sembra scritta apposta per Agatha Christie che evidentemente si divertiva moltissimo ad attribuire il ruolo del killer al personaggio meno sospetto che, o non ha un movente apparente, oppure che, ad esempio, al momento del delitto si trova da tutt'altra parte sotto gli occhi di mille persone. Quindi, più improbabile è l'assassino e più assurdo è il modo in cui l'omicidio viene compiuto. Lo sentite quel rumore di sottofondo mentre state leggendo la spiegazione del detective su come è avvenuto il delitto? Ecco, quel rumore sono le unghie della vecchia Agatha che si sta arrampicando sugli specchi.

Con questo post inauguro una nuova categoria e cioè quella in cui "analizzerò" di volta in volta un film giallo e darò una valutazione in...scolapasta gialli. Più scolapasta si becca un film e più significa che ha un sacco di buchi logici. Gli scolapasta saranno da 0 a 5. Esisterà un film che si beccherà 0 scolapasta e che è quindi dotato di trama gialla inattacabile? Vedremo.

Comunque avviso già che non farò spoiler, non racconterò le trame come spesso faccio negli altri post perchè in un giallo è importante la sorpresa; un giallo non è un film come Vacanze Romane dove succedono solo sciocchezzuole che, anche se si sanno prima di vederle, è uguale.

Locandina italiana
Il film in esame oggi è: "Il caso Thomas Crawford", del 2007 con Anthony Hopkins e Ryan Gosling.

La storia non è proprio quella di un tipico giallo, diciamo che per certi versi siamo più nello stile del tenente Colombo, cioè si sa dal principio chi è l'assassino.

Nella fattispecie, il killer è il personaggio di Anthony Hopkins che, a 10 minuti dall'inizio del film, uccide la moglie perché lei ha un amante.
Sulle prime, si dichiara perfino colpevole dell'omicidio ma anche l'ammissione fa parte di un piano che lui ha elaborato per poter uscire impunito dalla faccenda. Suo avversario è l'avvocato dell'accusa (Ryan Gosling) che tenta in ogni modo di incastrarlo.

Il film scorre molto piacevolmente e tutto sommato evita qualche clichè del genere. Anthony Hopkins ormai recita tutto come Hannibal mentre invece mi è molto piaciuto Ryan Gosling. L'ho trovato molto naturale. In qualche momento mi sembrava addirittura troppo naturale. A volte mi aspettavo che si sarebbe messo a sedere su un divano a giocare a Candy Crush, con una birra in mano.

Tra killer e avvocato si instaura un gioco tipo gatto/topo ma mi piace che il personaggio di Gosling rimanga molto forte, anche nei momenti in cui le cose si fanno difficili. Non va in crisi di nervi, insomma.

Comunque, finito il film, ho pensato: "Beh la storia fila abbastanza".

Subito dopo però mi son detta: "No, questa cosa non mi torna."

E ancora: "E quest'altra cosa, come si spiega?"

Dopo qualche minuto: "Ma perchè le cose andassero così doveva succedere questo e questo. Troppe coincidenze!"

E infatti secondo me ci sono diversi buchi logici e la trama fa parecchia acqua, come si conviene a uno scolapasta perfettamente funzionante. Almeno 3 errori seri sono presenti, per cui il film si becca:


Naturalmente non dirò cosa c'è di sbagliato, per non rovinare la visione. Però una cosa la devo chiedere, magari se qualcuno lavora nelle forze dell'ordine mi sa dare una risposta. La polizia cerca ripetutamente in casa di Anthony H. la pistola del delitto, che non si riesce a trovare. Ma quando la polizia fa delle perquisizioni, non dovrebbe rivoltare la casa come un calzino e non dovrebbe lasciare tutto in disordine come se fosse passato un tornado? Nel film, dopo le ripetute perquisizioni, sembrava che fosse passata un'impresa di pulizie.
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Uno dei poster americani
Considerazioni sulle locandine.

Il film in originale si chiama "Fracture" e non ho capito perché. Come direbbe uno dei primi personaggi di Verdone: "In chessenso?". L'unica frattura che vedo è nelle lettere del titolo. Il medesimo effetto di rottura viene utilizzato anche nei titoli di testa.

Esistono diverse locandine ma nessuna brilla proprio per originalità. Ci sono quasi sempre le facce dei due attori anche se in qualche caso quella di Ryan Gosling è messa meno in evidenza. In alcune versioni c'è addirittura solo Hopkins nonostante in realtà la sua parte sia minore rispetto a quella di Gosling, ma si sa, Anthony è un attore di gran richiamo anche se, secondo me, ultimamente la sua recitazione lascia a desiderare ed è quantomeno ripetitiva.

Bene, that' all for now folks, guardate il film anche perché dovete vedere come tiene Ryan Gosling la forchetta durante il pranzo di Ringraziamento.

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