sabato 25 febbraio 2017

Recensione lipogrammica estrema:
Good People

Good People
[Edit: Un ringraziamento al mitico Daniele che col suo occhio da falco ha individuato gli errori che avevo commesso nella prima versione del post]

Per filmetti privi di pretese come questo, ho deciso di divertirmi con recensioni insolite. In questo post, per essere precisi, non userò il primo simbolo di quell'elenco di elementi che tutti conoscono e con cui si scrivono i libri e si compongono i discorsi. Per essere un po' più espliciti, eviterò quindi quel simbolo che nel suddetto elenco precede "b".

Come dice il titolo del post, il film in questione è "Good people" del 2013.
Si svolge nell'effervescente metropoli con il British Museum e il London Eye. Un uomo e consorte sono un po' tristi per problemi economici e per motivi di prole che vorrebbero giungesse e che invece non giunge: essi vorrebbero divenire genitori però i figli per il momento non vengono.

Un giorno, nell'edificio in cui vivono, i due coniugi scoprono un morto e un borsone pieno zeppo di sterline. Decidono di tenere i soldi tenendo segreto l'episodio. Cioè, coinvolgono le forze dell'ordine però non dicono loro del borsone.

Siccome il morto è morto per overdose, un poliziotto decide di tenere d'occhio i coniugi intuendo che i due non dicono proprio tutto. Inoltre, il poliziotto è sicuro che c'è un nesso con un diverso decesso, sempre per overdose, che lo coinvolge in modo diretto.

Dopo un due, tre giorni, i coniugi decidono che è il momento di spendere, un po' per il mutuo, un po' per degli elettrodomestici. Ben presto però, un individuo chiede loro un incontro. Questo individuo è colui che ritiene di dover essere il "legittimo" possessore (certo, non proprio nel senso stretto del termine) dei soldi ed è un tizio molto pericoloso, un pezzo grosso del giro delle droghe. Questo tizio rivuole i suoi soldi però non è l'unico: ci sono ulteriori loschi figuri che sconvolgono le esistenze dei due sposini.

Film che scorre liscio, privo di guizzi o sorprese e pure privo di tensione. Gli interpreti non eccedono nell'esprimere emozioni e sentimenti. Questo non è un difetto; se però ci si mette pure il ritmo lento, l'effetto complessivo è quello di un episodio dell'ispettore Derrick, storico telefilm vecchio di tre decenni, con in più un leggero tocco di quel recente telefilm, sempre tedesco, che denominerò Pitone 11 (ho dovuto servirmi di un diverso serpente).

Tutti sono molto compìti, pure nei momenti di crisi. Uno dei delinquenti non si permette di emettere un suono nemmeno mentre gli vengono messi dei chiodi nei piedi! Forse, essendo inglesi, devono tutti tenere un certo contegno.

Il direttore delle riprese è un certo Henrik Ruben Genz, che vide le sue prime luci nel posto dove c'è un regno il cui erede è un principe di nome Federico. Forse è lui (Genz, non il principe Federico) il motivo dello stile nordeuropeo simil - teutonico del film.

Giudizio complessivo: filmetto privo di disonore e di lode, visibile con un secchio di popcorn e tre birre.


Un ultimo pensiero per il poster: sembrerebbe sul genere di quello di un film del 1997 con George Clooney e l'ex moglie di Tom Cruise, con i due interpreti che corrono in modo vigoroso verso un ipotetico pubblico.

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Sulle prime volevo chiudere qui il post, invece ho poi deciso di procedere. Recensire il film di nuovo, reinserendo il simbolo escluso e togliendone uno diverso. Sempre più difficile!

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Si va quindi avanti cambiando tinta: la trascurata "a" ritornaaaaaaa! Lo fa con gran giubilo unito a gioia! Ma un altro simbolo ha stabilito di far vacanza: sì, il simbolo dopo la "d". Sarà dura ma ci provo, dai.

Il titolo non sarà riscritto a causa di ovvi motivi, tra l'altro l'ho già scritto sopra. Hum...giusto, sa un po' di scusa unita a pigrizia. Posso sfangarla con una parafrasi italica fatta con un po' di fantasia? Il titolo lo trasformo in "Buoni individui". Dai, più di così! Il significato non cambia troppo.

Il titolo ha sì causato un piccolo fastidio, ma non così farà la città in cui si svolgono i fatti narrati dal film.

A Londra, una coppia con difficoltà di soldi sogna un figlio. Un giorno, la coppia trova in una stanza sotto il proprio alloggio, un uomo morto con una borsa colma di contanti. La coppia chiama la polizia ma occulta i soldi. I poliziotti non sanno nulla, quindi, sui quattrini nascosti.

Ma un poliziotto risulta più furbo di altri: ha subodorato qualcosa di losco. Infatti, il morto trovato dai coniugi ha raggiunto una miglior vita a causa di un quantitativo massiccio di droga. Un fatto così va approfondito. Il poliziotto ha un lutto privato causato dalla droga. Chi ha dato la droga a sua figlia, magari poi l'ha data al morto trovato dai coniugi.

I succitati coniugi, intanto, fanno acquisti di vario tipo convinti di passarla liscia, ma un boss malavitoso, pratico di spaccio di droga, si fa vivo con la coppia arrogandosi tutti i diritti sulla grana. Il boss turba la vita agli sposi ma non sarà l'unico: altri loschi individui irrompono in casa mirando ai quattrini.

Il film fila via in modo tranquillo, privo di guizzi o di fatti straordinari o singolari. Non ci sono passaggi al cardiopalma, insomma tutto un po' piatto ma lo si guarda, 'sto film. Il ritmo placido unito all'aplomb dimostrato dagli attori mi hanno ricordato il clima di alcuni gialli da TV, girati a Monaco intorno agli anni '70. In alcuni punti, ho avuto il dubbio di star guardando addirittura Cobra 11.

Tutti sono molto compìti, non si sbilanciano troppo. A un cattivo inchiodano gli archi plantari ma lui non fa manco un singulto, solo una smorfia di fastidio. Sarà mica una cosa tipica da popolo nordico: la ritrosia unita alla calma col rifiuto di ogni piazzata?

Il tocco nordico sarà magari dovuto a chi grida:"Ciak si gira!", i cui natali ha in Danimarca.

Giudizio riassuntivo: film privo di infamia, privo di doti singolari, da guardarsi sbracati sul divano con quattro bidoni di pop corn innaffiati da una birra.

Critica sulla locandina: assomiglia alla locandina di un film datato 1997 con la Kidman in coppia con il dottor Ross. Gli attori, in fuga da qualcosa, corrono addosso al pubblico.
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Mamma mia, ho sudato otto maglioni quando ho scritto i paragrafi soprastanti ma ormai porto avanti l'ardua prova autoimpostami.

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Non pare vero che posso tornare a usare la "e"! Questo post prosegue senza che venga adoperata la terza vocale. Penso che la stesura sarà meno ardua ma staremo a vedere. 

Come avete dedotto, ora parlerò per la terza volta dell'opera "Good People", del 2013, con James Franco e Kate Hudson. 

Londra: un uomo e la sua consorte, che hanno come nome Tom e Anna, vorrebbero generare un erede. Fanno le prove ma senza successo. Come se non bastasse, Anna e Tom hanno qualche problema col denaro; col troppo poco denaro. 

Una sera, mentre stanno per fare le prove per l'erede, sentono che l'uomo che sta nella stanza sotto la loro ha la tv a tutto volume. Vanno a vedere e scoprono che l'uomo è morto. Nella stanza trovano, oltre al cadavere, una borsa contentente molto denaro. Optano per l'occultamento della borsa e quando parlano con la "pula" non accennano al denaro, naturalmente. Sennò che occultamento sarebbe?

Un agente, però, subodora che c'è sotto qualcosa e fa mettere Tom e Anna sotto controllo. Oltretutto, l'uomo da loro trovato è morto per overdose e questa è una cosa sospetta. L'agente vuole andare a fondo alla faccenda perchè anche la sua erede è morta a causa della droga e forse c'è un collegamento con la salma trovata da Tom e Anna.

Anna e Tom pensano che nessuno verrà a reclamare la grana ma errano: ben presto un pezzo grosso della droga contatta Tom sostenendo che la borsa col denaro è sua. E anche altre losche persone fanno la loro comparsa turbando la pace della donna e del suo consorte.

Questa opera, ardua da appellare senza la terza vocale, scorre senza troppe sorprese. Non sono sobbalzata dalla poltrona durante lo spettacolo dal momento che la suspense era assente. L'eterogeneo cast non esagera né eccede nell'esternare turbamento, paura o altro. Questo non è per forza un male, ma alle volte pensavo che l'opera rammentasse vagamente quel prodotto per la tv collocato a Monaco, dove un agente rappresentato da Horst Tappert soleva arrestare persone non oneste. Certe scene sembravano essere prese da un altro prodotto dello stesso genere anche se meno datato: Cobra 11.

Durante una scena, a una delle losche persone vengono sparate delle bullette nella volta plantare, ma questa persona non emette nemmeno un lamento, storce solo un po' la bocca. Forse, mantenere un certo contegno è cosa comune tra le persone che stanno nel nord Europa. Quel composto tocco del nord potrebbe essere dovuto alla persona che ha condotto l'opera: un certo Genz che è danese.

Come valuto l'opera nel complesso? Un prodotto standard, non del tutto scadente ma non certo eccelso, da guardare stando sulla poltrona con un vaso contenente pop-corn e una bevanda gasata.

Commento sul poster: analogo al poster de "The Peacemaker", del 1997, dove George Clooney e la Grace Kelly del 2014 corrono verso lo spettatore.  

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Non pensavo che, senza la terza vocale, la stesura delle parole qua sopra sarebbe stata tanto ardua. Non demordo e procedo ancora.

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Si giunge testè all'ultima parte, quella senza la lettera che viene prima della "p". È da evitare la parte che esclude la "u": sarebbe insufficientemente interessante.

Anche in questa parte si evita di scrivere quella frase che permette di distinguere ciascun film da tutti gli altri. Verrà usata un'altra parafrasi italica, leggermente aulica: "Gente dabbene". Bella eh?

Nella capitale inglese vive Anna. Essa è legalmente unita a un essere maschile e desidera da quest'essere un erede che tarda ad arrivare. In aggiunta Anna ha carenze pecuniarie. Anche il partner maschile di lei ha gli stessi grattacapi, naturalmente.

Una sera in cui Anna desidera fare i tentativi per avere la discendenza, la pace è turbata da una tv schiamazzante che sta in un'altra stanza. In questa stanza vive tale Ben. Il partner di Anna va a vedere perchè 'sta tv strepita in tal maniera e si imbatte nel cadavere di Ben. Insieme al cadavere c'è pure una sacca piena di sterline. Il partner di Anna decide di tenere le sterline, senza dir niente ad anima viva, neanche agli agenti della pubblica sicurezza.

Ma un agente intuisce che la faccenda puzza e sa che il cadavere aveva degli stupefacenti. Anche la figlia dell'agente era deceduta a causa di qualche stupefacente e quindi lui ha un grande interesse a capire chi è che tiene le fila di tutta la faccenda.

Il partner di Anna pensa già che la pecunia sia sua e inizia a fare spese e a pagare mutui. Anche Anna fa acquisti e regala una lavatrice a una parente. Tra una spesa e l'altra, entra in scena un tale che si fa chiamare Khan. Khan è un trafficante di stupefacenti, il più influente della città e lui ritiene che la pecunia sia sua e inizia a starnazzare e a reclamare la grana. Ma il partner di Anna deve guardarsi anche da altri brutti ceffi.

Il film fila via senza guizzi ed è carente di suspense. Il cast evita gli eccessi recitativi e questa è una scelta apprezzabile. Tuttavia, questa caratteristica, unita alla mancanza di una ritmica serrata, fa pensare a una puntata dei telefilm di Derrick, in certi punti. In altre scene viene in mente quella serie, sempre tedesca, ma più recente: Squadra Speciale Mamba 11 (all'incirca).

Durante una scena, un tale, appartenente alla banda dei cattivi, si limita a ghignare mentre percepisce di avere i piedi trafitti da bullette. Egli è un esemplare della gente abituata alle fredde temperature, gente che fa spallucce davanti a minuzie del genere. Il regista del film si chiama Henrik Ruben Genz ed è danese. Magari a lui si deve quella specie di impassibilità e freddezza che si vede anche in altri film dei paesi situati tra l'Austria e la Scandinavia incluse.

Nell'insieme direi che il film è senza infamia e senza picchi qualitativi eccelsi: da guardarsi sbracati su un canapè senza dimenticarsi la terrina di patatine e una birra.

E l'immagine del film che viene messa in bella vista nei cinema? È bella? È standard e si rifà a quella del film "The Peacemaker" che aveva per interpreti la Kidman e quel tale che fa tutte le pubblicità immaginabili.

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La tanto citata locandina
Sono arrivata alla fine di questo esperimento. Non avevo mai fatto niente del genere. Certamente il testo che ne è uscito non ha raggiunto livelli qualitativi eccelsi ma il tentativo, per me che l'ho scritto, è stato interessante. A volte ho dovuto usare molte parole dove ne sarebbe bastata una, mentre in altri casi ho dovuto sfrondare e badare al sodo in modo da tenere la frase il più semplice possibile. Direi che ho fatto più fatica quando ho dovuto fare a meno della "e" e della "o", forse la mancanza di quest'ultima mi ha fatto penare di più. Comunque, quando non ho potuto usare la "i" mi sono resa conto di come essa sia presente in: cinema, film, pellicola, regista, interpretazione, recitazione...pare che la settima arte (anche qua c'è la "i") ruoti attorno a questa lettera.

La prima volta che ho scoperto dell'esistenza di questo genere di testi, chiamati lipogrammi, è stato molti anni fa, grazie al..."Manuale della Pantera Rosa", un simpatico volumetto contenente ogni sorta di curiosa informazione. Vi si parlava di uno scrittore che aveva scritto un intero romanzo senza mai usare la lettera "e".  Credo fosse Ernest Vincent Wright col suo"Gadsby" .
Non so se si possa raggiungere vette elevate di prosa quando ci si impone limiti come questo, penso però che un lipogramma potrebbe rappresentare una utile versione intermedia di un testo prima che ne venga scritta la stesura definitiva.

À la prochaine fois.

13 commenti:

  1. Ciao,

    non conoscevo i lipogrammi, veramente interessanti. Mi sa che li inserisco in un futuro post sugli esercizi di scrittura (citandoti).

    Comunque, visto che sono un rompiscatole, anche se hai fatto un notevole lavoro ti segnalo dove invece compaiono le vocali:

    A:
    - Uno dei cattivi
    - il responsabile del tocco

    E:
    - negli anni '70
    - Che sia una cosa tipica
    - ormai non interrompo

    I:
    - Questo non è necessariamente
    - Il tocco del nord

    O:
    - dietro a tutta la faccenda
    - Ma sul più bello
    - quando percepisce

    Non è difficile eliminarle anche da quelle frasi :)

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    1. E sì che prima di pubblicare il post avevo pensato di dargli una passata su word, poi me ne sono dimenticata, naturalmente, forte anche del fatto che avevo riletto non so quante volte.
      E sì che, lavorando/avendo lavorato nell'ambito informatico, so bene quanto sia importante che qualcun altro testi quanto si è prodotto perché c'è sempre qualcosa che sfugge.
      Grazie mille!! Mi fiondo a correggere!

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    2. Ho visto che hai corretto, ottimo :)
      Magari un giorno ci provo anch'io, in occasione di quel post sugli esercizi di scrittura.

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    3. Bisogna (sempre) correggere gli errori!

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  2. Ah, dimenticavo. Anni fa lessi di uno scrittore francese che scrisse un romanzo senza usare la lettera "e", che in francese sta dovunque.
    Negli anni 90 ho invece scoperto delle poesie, o simili, scritte da Ugo Cornia, che ha usato parole con un'unica vocale (quindi una poesia con parole che hanno solo la "a", ecc.). Ci provai anche io e fu divertente.

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    1. Mi viene il dubbio che sul manuale della Pantera si parlasse sia dell'americano che del francese. Ho letto su wiki che il francese ha poi scritto anche un romanzo complementare dove l'unica vocale usata era la "e".
      Non conoscevo Ugo Cornia, devo provare a leggere.
      Hai provato a scrivere un componimento del genere?? Dev'essere difficilissimo!! Devo ammettere che non saprei da dove iniziare.

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    2. Alla fine non è stato difficile Ricordo che mi segnavo parole e frasi più o meno sullo stesso tema e poi le univo a formare una poesia di senso compiuto.
      Per esempio, questo è l'incipit della poesia "Nell'Eden":

      Nell’Eden
      prendeste mele
      e pere e pesche
      dell’Esercente,
      gemme del Bene,
      perle dell’Ente
      che nel Tre
      scelse d’essere
      perennemente.

      :)

      Riuscii a scriverne una anche usando parole con la U.

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    3. Che bella! E perfettamente a senso. Sono molto colpita. Non me ne intendo praticamente per niente di poesia, però vedo che tutti i versi hanno cinque sillabe tranne due e anche gli accenti cadono in maniera musicale. Nei versi da cinque cadono sulla penultima tranne nel penultimo verso. Bella.
      Adesso però sono curiosa di leggere quella con la U!

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  3. Oddio, al numero di sillabe e agli accenti neanche avevo pensato, li ho scritti senza una metrica in mente (anche perché non sarei in grado).

    Poi ti inserisco l'incipit di "Fru Fru" :D

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    1. Evidentemente hai una musicalità naturale, o forse anche acquisita con lo scrivere.
      Hai scritto nove versi, di cui sette con cinque sillabe e due con tre. Quelle da tre sono tra l'altro le prime di una terzina. Su sette, sei hanno la stessa accentazione.
      Per quello che ti dico che sono colpita: non solo hai usato un'unica vocale e la poesia è del tutto sensata e senza ripetizioni, ma c'è anche uno schema poetico. Anche se è inconscio, secondo me c'è. Poi ripeto, non sono esperta in poesia.
      "Fru Fru"! Già il titolo è grandioso!

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    2. Ho trovato un conta sillabe e gli altri versi non sono così, vanno da un minimo di 2 a un massimo di 8 sillabe.
      Fru fru è veramente stupida :D

      Zum zum!
      Sput! Spuff!
      Pluf! Splunf!
      Uff! Puff!
      Uhm... uhm...
      Fu su?
      Fu un cul'
      su un puf?

      Oddio, è orribile, ma la mia ragazza dell'epoca disse che non sarei mai riuscito a scriverla e io le sfornai sta roba di 60 versi :D

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    3. Ahahahah, eh bè, dai, non era facile.
      Le ultime due strofe sono esilaranti! :-D

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  4. Ultimi due versi, no strofe. Sono fusa

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