La scena si sposta poi sulla vita di un professore di storia un po' cupo, che passa le giornate a insegnare e le nottate a zompare appassionatamente con la bionda fidanzata.
Un bel giorno, su consiglio di un collega, guarda un film e si accorge con sconcerto che tra le comparse ce n'è una somigliante a lui. Molto somigliante a lui, diciamo pure uguale a lui.
La scoperta è un po' scioccante. In effetti, non sareste leggermente inquietati se guardaste, mettiamo, La compagnia dell'anello e sullo schermo comparisse un hobbit che mangia una carota fuori dall'uscio di casa sua e che ha la vostra faccia?
Oppure siete lì, belli tranquilli che vi guardate La La Land, e improvvisamente notate che uno di quei ballerini che saltano allegramente sui tetti delle macchine è uguale a voi! (Nel mio caso, vista la mia inettitudine al ballo, la mia sosia-comparsa pesterebbe i piedi a tutti.)
E non aspettereste con ansia di vedere i titoli di coda, nella speranza di vedere come si chiama quella comparsa, augurandosi che il nome della suddetta non sia nel limbo degli uncredited? Bene, è proprio quello che fa il nostro professore di storia che, una volta apprese le generalità dell'attore identico a lui, non fa troppa difficoltà a scoprire anche il suo indirizzo e il numero di telefono.
Siccome ultimamente i film li vedo in due puntate, è proprio a questo punto che ho interrotto la visione e l'ho ripresa due giorni dopo. Nel mentre, mi sono più volte chiesta come sarebbe proseguita la storia, quale spiegazione sarebbe stata data per motivare la presenza di due persone uguali, sperando inoltre che la storia non andasse alla deriva e si tramutasse in qualche tavanata galattica.
Ecco, se volete sapere come prosegue e va a finire il film, dovete guardarvelo pure voi e scoprirete la spiegazione.
O forse no.
Dopo aver visto l'ultima scena (il finale forse più sorprendente che io abbia mai visto), ho capito che non avevo capito. E allora sono dovuta andare a cercare spiegazioni in rete, dove ho scoperto che il film era oggetto di numerosi dibattiti e discussioni. In molti si chiedevano quale fosse il significato della storia (e qua mi sembra di sentire Peter Sellers nei panni di Wang in Invito a cena con delitto:"Qual è significato di questo?").
Secondo alcuni, IL significato, IL significato di questo è che c'è un'invasione di ultracorpi ma i protagonisti non lo sanno. Sì vabbè, ma nemmeno gli spettatori lo sanno per cui questa mi sembra un'ipotesi troppo balzana.
"Vieni nella mia rete, baby" fonte immagine: http://it.365psd.com |
Il regista ha dato un suggerimento di lettura, che non dirò per non influenzare la visione, da cui si dipanano comunque tutta una serie di altre possibili interpretazioni.
Un bel casino insomma.
Nei confronti di questo film, nutro dei sentimenti ambivalenti. La particolarità della trama è coinvolgente e anche l'aspetto visivo ha il suo fascino: le tonalità sul giallo/ocra, l'ambientazione in una Toronto che sembra disabitata, con questi palazzoni che incombono sul protagonista. Immagini oniriche e aracnidesche e un sottile senso di tensione.
Da metà film in poi, però, l'impressione è che il ritmo lento serva un po' ad allungare il minutaggio. La trama non è ricchissima di eventi e nemmeno i dialoghi sono molto nutriti per cui certi rallentamenti forse servono per raggiungere i 91 minuti di durata (titoli di coda compresi).
Un'altra cosa che personalmente non mi fa impazzire è l'eccessiva cripticità della storia. Questo film mi fa pensare a un puzzle dove lo scopo è incastrare i pezzi, non guardare l'immagine risultante (anche perché, nel caso del puzzle, c'è già sulla scatola). Quindi molte energie impiegate nel tentativo di dare un senso a tutti gli elementi del film, ai simboli, alle cose che non quadrano per poi concentrarsi poco sul significato finale che rimane lì, quasi come un soprammobile di poco impatto emotivo.
Ecco, credo che sia proprio l'eccessiva cerebralità a non avermi conquistato. Non sono riuscita a empatizzare con nessuno dei protagonisti.
Il film è tratto dal libro "L'uomo duplicato" di Jose Saramago e che ho deciso di leggere perché avevo proprio voglia di vedere che effetto faceva questa storia raccontata a parole. Per la gioia degli aracnofobici, nel libro non sono presenti ragni di nessuna natura, solo qualche riferimento alla rana pescatrice, pesce dall'estetica non molto attraente.
Il finale (un po' inquietante) del libro è diverso da quello del film e soprattutto per questo motivo non sono tanto sicura che le due opere abbiano lo stesso significato. Ma chi sono io per dirlo, visto che ho dovuto andare a cercare in rete cosa voleva dire il film? (Comunque ho letto un paio di interpretazioni che mi hanno fatto venire idee inedite.)
Se il film è minimalista, il libro è all'opposto, quasi barocco. Lo stile di Saramago è molto presente, con quel suo modo altamente indiretto di raccontare qualsiasi cosa. Inoltre, se nel film gli avvenimenti avvengono in maniera lineare, senza troppe complicazioni, nel libro è tutto il contrario. Ad esempio, nel film il professore scopre rapidamente il nome del suo sosia guardando i titoli di coda nel dvd. Nel libro, invece, il nome dell'attore è sì presente nei titoli di coda, ma è in mezzo a diversi altri nomi che non sono associati ai rispettivi ruoli per cui al professore tocca andare diverse volte in un negozio di videonoleggio a prendere altre cassette della stessa casa produttrice, guardarsi i film e fare confronti incrociati dei titoli di coda di tutti i film.
Il libro permette di empatizzare con i personaggi? In parte sì, ma chissà, forse non è quello lo scopo del libro, visto lo stile surreale e anche bizzarro con cui è scritto.
Tornando al film, c'è chi lo ha considerato un capolavoro. A me non sembra, comunque andatevelo a vedere un po', se non altro per il finale.
Io vi lascio in compagnia della rana pescatrice.
Foto di Emőke Dénes |
La seconda parte ha un ritmo e dei dialoghi un po' da soap opera, in effetti non mi convince tanto.
RispondiEliminaSPOILER SPOILER
Se ho capito bene, il senso di tutto quanto è la sensazione di ingabbiamento e di monotonia provocate dalle relazioni e dalla società in genere. Un tema che dovrebbe toccare chiunque, in qualche modo. Eppure mi rimane lì, come qualcosa di astratto, non mi tange.
I ragni con le loro tele credo che rappresentino quella cosa lì, il fatto di trovarti in trappola.
FINE SPOILER
Anche l'ansia del doppio, che i protagonisti sembrano provare sia nel libro che nel film, non le ho tanto percepite. Mi ricordo invece come mi aveva inquietato la puntata del doppelganger in "Ai confini della realtà"!