La gente normale recensisce l'ultimo
Star Wars o il nuovo
Blade Runner e io invece son qui a scrivere di un film di 60 anni fa che parla di un uomo col vestito grigio, che nell'originale inglese è di flanella, per di più. Mi sento un tantinello assurda.
Usano la flanella gli Jedi?
Ok, andiamo a iniziare, sempre che a questo punto non abbiate già desistito. Ricordatevi che alla fine ci sarà la chicca, che non so mica se è scritta da altre parti. Quindi o la leggete qui o vi dovete vedere il film (leggetela qui).
New York, 1953. Tom Rath (Gregory Peck) è un impiegato come tanti, sposato e con tre figli. Siccome la moglie insiste sempre più per comprare una casa migliore e lo accusa di non essere abbastanza ambizioso, Tom accetta un impiego ben remunerato presso una rete televisiva.
Un giorno, mentre va al lavoro, la visione di una giacca col collo di pelliccia gli riporta alla mente il periodo fatto in guerra, durante il quale aveva dovuto uccidere diverse persone tra cui un giovane soldato tedesco che portava proprio una giacca col collo in pelliccia.
I ricordi proseguono e Tom ripensa alla ragazza di Roma con cui aveva avuto un'intensa relazione prima di essere spedito in una pericolosa missione nel Sud Pacifico. Prima di salutarla definitivamente, la ragazza gli aveva detto di aspettare un figlio da lui. Glielo aveva detto soltanto a titolo informativo, senza chiedergli nulla.
Ma non c'è più tempo per i ricordi poiché il presente di Tom pare farsi sempre più stressante. Il nuovo lavoro non gli è del tutto chiaro e fatica a scrivere un discorso soddisfacente per il suo nuovo capo, un tipo iperattivo che vive solo per lavorare.
La moglie, da casalinga disperata, pare trasformarsi in esperta del settore immobiliare e vorrebbe frazionare in lotti edificabili un vasto terreno da loro ereditato.
Un domestico, che abitava nella casa che Tom ha ereditato insieme al terreno, asserisce di avere un documento comprovante che la casa spetterebbe a lui e vuole dargli battaglia legale.
Inoltre, dall'Italia giungono richieste di aiuto...
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La grinta con cui un tipo dice a Gregory Peck che deve scrivere un discorso con più grinta |
Il film dura ben due ore e mezza. Come? Sì, proprio due ore e mezza. Decisamente troppo. Per la versione italiana qualcuno ha avuto la felice idea di sforbiciare via una ventina di minuti, ma io mi sono vista l'edizione integrale. Ben fatta e recitata, ma decisamente troppo lunga. Una potatura da parte di Edward MdF non sarebbe stata inopportuna. Anacronistica forse, ma non inopportuna.
Prima di vedere il film ho letto
metà del romanzo omonimo da cui è stato tratto. La lettura mi aveva preso bene perché la storia conteneva diverse idee interessanti. A metà libro ho deciso di vedere metà film e l'impressione è stata "mah". Il film riproponeva semplicemente gli eventi della storia, ma mi sembrava che avesse lasciato fuori proprio i concetti che nel libro mi erano parsi più interessanti.
Nel film mi sembra trovare ben poco spazio l'idea dell'individuo che deve vivere secondo schemi imposti e predefiniti, indipendentemente dai suoi desideri personali. A un individuo è richiesto di raggiungere certi obiettivi che faranno di lui un soggetto ammirato, realizzato e soddisfatto. Un bravo impiegato, soldato, marito, padre e così via. Nel libro, il protagonista si rende amaramente conto di come i progetti fatti con entusiasmo subito dopo la guerra si siano grosso modo realizzati, ma che sia rimasto ben poco dello spirito con cui erano stati fatti. L'uomo vive con la costante preoccupazione del futuro, getta qualche malinconico sguardo al passato, ma gode poco o nulla del presente.
Anche la moglie di Tom, nonostante abbia idee "espansivistiche", si rende tristemente conto, ad esempio, di come nel loro quartiere tutti siano sotto gli occhi di tutti. Ciascuno è sotto osservazione e valutato per quello che possiede, per i progressi economici che fa, per lo stile di vita che conduce. Chi va ad abitare in quel quartiere lo fa in genere in via temporanea, nell'attesa di potersi permettere qualcosa di "meglio". Chi invece non ha ambizioni e si trasferisce lì in via permanente viene giudicato dagli altri quasi come un paria e non degno, quindi, di essere preso in considerazione.
Nel film tutto viene presentato con una maggior morbidezza. Ad esempio, Tom non dice alla moglie cose del tipo: facile come voi mogli diciate ai mariti di esseri sinceri con i capi e poi chiediate: "Quando compriamo una macchina nuova?"
Poi però - sorpresa, sorpresa - anche il libro, nella seconda metà, perde il suo mordente. A parte che inserisce troppi elementi narrativi, tipo tutta la questione della lottizzazione del terreno ricevuto in eredità e a cui viene dato ampio spazio. Secondo me, tutta quella storia è un po' di troppo, anche perché se Tom rappresenta l'individuo americano medio, mi sembra un po' strano vederlo anche in qualità di aspirante palazzinaro.
Ma la cosa più deludente è la melassa con cui si risolve un po' tutto quanto. Io non ho niente in contrario alle liete fini però, insomma, se mi dai un'impronta realistica a una storia, poi me la devi mantenere e non sconfinare quasi nel fiabesco. Un esempio è rappresentato da Tom che dice al suo capo di non voler lavorare notte e giorno, ma di essere un tipo da orario 9-5 perché non vuole trascurare la famiglia. Il capo gli dice occhei e gli dà il lavoro perfetto, per giunta sotto casa, così non deve neanche prendere il treno per andare in ufficio.
Omnia vincit amor, omnia vincit sinceritas, omnia vincit America.
Una cosa positiva, mantenuta anche nel film, è però la presa di posizione contro certi moralismi ipocriti che spesso ben tollerano cose che sarebbero da condannare, ma condannano cose che non lo sono per niente. Tom dice:"Dovrei sentirmi in colpa per avere un figlio illegittimo ma non per aver ucciso delle persone, sia pure in guerra? La vera colpa sarebbe se non me ne occupassi, di questo figlio!"
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E ora, come promesso, il momento della chicca!
C'è una scena che si svolge a Roma e che vede Gregory Peck e la sua ragazza arrivare in taxi a casa di lei. Nel libro, questa scena non ha niente di particolare: arrivati a destinazione, lui paga e insieme entrano in casa.
Nel film, Gregory Peck chiede al tassista-cocchiere:"Quanto costa?"
Il tassista gli risponde:"Mille lire".
Gregory sta già tirando fuori i soldi ma la ragazza si intromette esterrefatta:"Ma sta scherzando??"
Il cocchiere si imbizzarrisce:"Non sto parlando con lei, ma con il capitano e cosa vuole che ne sappia il forestiero del prezzo giusto? Si faccia gli affari suoi, del resto io so' povero mentre gli americani c'hanno un sacco de sordi". La ragazza rincara: "Ma lei crede sia onesto?" e lui: "Ma che onesto e onesto..vabbè ho capito".
Insomma al cocchiere tocca accontentarsi di 100 lire e dice pure:"Te possino ammazza'!"
Gregory lo saluta con un:
"Take off, Mac" e lui:"Eh, teic off macche".
Insomma mi pare che già allora, oltreoceano, godevamo di grande stima! Oppure c'era già l'usanza, da parte di alcuni commercianti, di gonfiare i prezzi a dismisura con gli stranieri!
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Ecco qui in corso le trattative al rialzo |
Riassumendo, in un anno ho visto due film con Gregory Peck e nessuno dei due mi ha soddisfatto, non per colpa di Gregory, sia chiaro. L'altro film era
Vacanze Romane che
in questo post ho ampiamente sbeffeggiato. Ci riproverò con
Il buio oltre la siepe e se anche quello non mi soddisferà, invece dei film con Gregory Peck, guarderò i cartoni di Woody Woodpecker!
HEHEHE HE HE!