lunedì 29 maggio 2017

Scusate se esisto

Locandina che sembra la copertina
di un giornale di programmi TV
Domanda: chi è che dà i titoli ai film? No, perché se non mi fossi accorta che tra gli attori c'era la Cortellesi, non mi sarebbe passato neanche per la testa di guardare un film con un titolo del genere. Avrei pensato che fosse un filmetto per mocciose stile "Scusa ma ti chiamo amore" o "Scusa ma ti voglio sposare", vista anche la presenza di Raoul Bova. (E non è granché meglio il titolo inglese "Do you see me?")

Invece, fortunatamente il film non ha niente a che spartire con prodotti del genere ed è anzi una gradevole commedia con qualche spunto di riflessione.

La Cortellesi interpreta Serena Bruno, un architetto abruzzese che, dopo aver lavorato con gran successo all'estero, decide di ritornare in Italia pensando di continuare qui la sua brillante carriera. Invece, soprattutto per il fatto di essere donna, non riesce a trovare lavori adatti alle sue competenze.

Un giorno, Serena scopre che c'è un bando di concorso per la riqualifica di un grande complesso edilizio e, nel tempo che le rimane dopo il lavoro come cameriera e fattorina, elabora un progetto da presentare al concorso.

Il giorno della consegna del progetto, Serena arriva davanti alla commissione, ma ancor prima di iniziare a parlare, viene scambiata per la segretaria/assistente di un fantomatico architetto Bruno Serena che, non potendo farlo di persona, ha mandato lei a presentare il lavoro.

Lei è presa alla sprovvista, ma decide di cavalcare l'equivoco pensando che il progetto abbia più possibilità di essere preso in considerazione se ritenuto opera di un uomo. Non aggiungo altro per lasciare allo spettatore il piacere della visione.

Il film è grazioso, ha qualche momento stile fiction (ad esempio la sottotrama riguardante il rapporto tra il personaggio di Bova e suo figlio), ma nel complesso trovo che sia ben fatto. Ammetto che mi piace parecchio il personaggio della Cortellesi perché è molto positivo e propositivo. Rappresenta un po' quelle persone che si danno da fare, che investono tempo ed energie in cose che non è detto che abbiano poi un ritorno pratico. Quelli che dedicano ogni ritaglio di tempo a un progetto in cui credono, oppure quelli che sono disoccupati ma impiegano il loro tempo ad acquisire nuove competenze e che magari sono così coraggiosi da aprire una loro attività, anzichè star lì a cazzeggiare in rete.

La cosa che però mi ha forse più interessato nel film è che la protagonista non si occupa di un generico progetto di architettura, bensì della riqualifica di un complesso edilizio realmente esistente e per cui all'epoca del film era stato indetto davvero un bando di concorso. Il complesso in questione è il Corviale. Ora, probabilmente sono io che vivo nel paese delle fate, però confesso che non sapevo dell'esistenza di questa struttura che - leggo su Wikipedia - è stata costruita qualche decennio fa ed è pure apparsa in diversi film.



Dunque, io adesso vorrei chiedere ad alcuni architetti se essi abiterebbero in certi palazzi da loro progettati. Mettere gente ad abitare in palazzoni del genere, a me sembra quasi una punizione. Ho capito che meglio una casa così che niente, però non per questo motivo certi architetti devono fare a gara per chi progetta il palazzo più sconfortante. Io non ci capirò niente di architettura, ma vorrei proprio sapere se c'è qualcuno a cui il Corviale piace. Non voglio offendere nessuno, ma a me sembra una struttura triste, deprimente nonché opprimente. Lunga quasi un chilometro, formata da due strutture che vengono definite "stecche", poste a distanza davvero ravvicinata una di fronte all'altra.

Nel film, la Cortellesi insegue due ladri che le hanno rubato il motorino, si inerpica su per una collinetta e, quando arriva in cima, lei e gli spettatori vedono il Corviale in tutta la sua angosciante enormità. Non so perché, ma mi sono venuti in mente Frodo e Sam quando vedono Mordor per la prima volta.

L'impressione è che certi progettisti non abbiano bene in mente chi dovrà far uso delle loro opere. Come fanno i bambini e i ragazzi a crescere e a giocare in posti del genere? Perché bisogna circondarli di bruttura? Senza contare il fatto che complessi edilizi del genere sono di difficile manutenzione.

C'è una scena del film in cui la Cortellesi va a pranzo da una signora di una certa età che abita appunto nel Corviale. Vedere questa donna, con la sua fisicità che sa di cose semplici, genuine e vitali, che vive in un posto così alienante, così stridente con la sua essenza, mi ha fatto venire in mente la scena di Matrix, quando Neo va a trovare l'Oracolo che, in assoluto contrasto con l'ambiente esterno, sforna biscotti in cucina.

Architetti di tutto il mondo, non sbizzarritevi in cose che piacciono solo a voi. Perseguite il bello! Cercate di far star bene chi usufruirà dei vostri edifici! Non deturpate l'ambiente!

Dopo questo augurio, vi saluto. A rileggerci su questi schermi.



9 commenti:

  1. Come hai fatto a vedere un film con Raoul Bova? :|
    Pur essendo di Roma, non conoscevo quell'osceno Corviale... orrendo è dire poco. Certi architetti non avrebbero dovuto laurearsi.

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    1. Infatti è l'unico film che ho visto con lui e se non ci fosse stata la Cortellesi non mi ci sarei neanche messa. Comunque dai, non se la cava male nel film, risulta simpatico.

      Stavo leggendo anche di un altro complesso: "Le Vele" di Scampia. C'è un architetto che tenta di difenderlo dicendo che se vedesse solo le case senza sapere il contesto e la storia, direbbe che è un'opera architettonica molto rilevante. E io insisto: ma capiscono gli architetti che la gente ci deve vivere in questi posti? Che non sono dei parchi a tema, delle gallerie d'arte o quant'altro?

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    2. Ho appena visto le foto... altro mostro architettonico. La colpa principale è però di chi accetta quei progetti.

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    3. Sì sono d'accordo. E purtroppo è un problema su larga scala. Casermoni orrendi vengono su come funghi, costruiscono, costruiscono, poi magari neanche finiscono, lasciano lì "cattedrali nel deserto". E come se non bastasse fanno sparire un sacco di verde.
      Non so perché vengono accettati progetti del genere, possibile sia solo questione di soldi? Mi rifiuto di credere che non si possa fare case decenti - e ovviamente in sicurezza - a prezzi non esorbitanti.

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  2. Il tema mi sembra interessante, anche perché il sessismo in ambito professionale è un problema sociale che non si è mai risolto. Io sono in guerra da anni, per questo motivo. Spero che lo spunto non venga rovinato da qualche love story, anche se la presenza di Raul Bova qualche dubbio me lo fa venire... :)

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    1. Mi sa che la strada per la parità professionale è ancora lunga. Hai subito trattamenti negativi in tal senso di persona?
      Lo spunto è interessante e se non altro si discosta dalle solite italiche commedie sentimentali. No, non c'è la love story, lei vorrebbe ma lui no..

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    2. Sì, purtroppo. Sul ,mio blog ne ho accennato diverse volte e credo che a breve scriverò di nuovo qualcosa al riguardo.

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    3. Sì, ho letto del tuo malessere per il tuo lavoro e per l'ambiente anche, ma l'avevo inteso più in generale, non anche con discriminazioni di genere. Anche se in effetti, visto l'ambiente o la mentalità, la discriminazione è probabilmente uno degli ingredienti base. Io fortunatamente non ho avuto esperienza personale in tal senso.

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    4. Diciamo che a farmi stare male sul posto di lavoro ci sono diverse situazioni. Una è la mentalità retrograda del 90% delle persone che lavorano qui, il che comprende anche il sessismo. La lista della spesa generale è comunque lunghissima.

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