domenica 17 maggio 2020

A Simple Life

Continuano le mie visioni cinematografiche misto mare.

Ho visto "Il fantasma dell'opera" del 1962 (della Hammer) e l'ho trovato gradevole. Quei film horror inglesi di quel periodo hanno il loro perché. La musica dell'opera è da taglio delle vene, secondo me, ma per fortuna che la si sente in maniera massiccia soltanto negli ultimi minuti del film.

Poi ho visto "La morte bussa due volte", un film di produzione italo-tedesca dove Fabio Testi, abbigliato in maniera vagamente metrosessuale, interpreta uno psicopatico che seduce e uccide donne, mentre il detective che cerca di incastrarlo ha un aspetto a metà tra Roger Moore e Ken di Barbie. Film dallo stile teutonico un po' deprimente, con un montaggio non proprio perfetto e un uso massiccio di inspiegabili zoom. Per i fans del genere.

Ho rivisto con piacere "I tartassati" i cui titoli di testa appaiono a ritmo di tango. Totò e Aldo Fabrizi recitano con ritmo perfetto, come se davvero stessero ballando un tango. Molto divertente.

Poi mi sono trastullata con "Impatto imminente", con Bruce Willis che interpreta un poliziotto, il cui padre è un poliziotto, i suoi zii sono poliziotti, i cugini sono poliziotti e quando la sua partner Sarah Jessica Parker va a trovarlo a casa, vede una parete con appesi i quadri degli antenati, anche quelli poliziotti! Sembrava una barzelletta.

Ho guardato "Lost in love", un film (più o meno) romantico ambientato in Grecia, con Matthew Modine nei panni di un archeologo noiosetto e scialbo. Peccato non poter stabilire quali fossero i luoghi comuni sulla Grecia, però erano un po' sospette le onnipresenti tre vecchie vestite di nero che andavano in giro spettegolando. Anche se le rendeva meno sospette il fatto che passeggiassero declamando versi di Saffo. Interessante quello che la protagonista femminile dice a Modine: "Abbiamo appena fatto il bagno nudi e non mi vuoi dire dove si trova la reliquia X. Però lo hai detto al sindaco. Anche con lui hai fatto il bagno nudo o ti sei spinto oltre?" Era forse un riferimento alla visione aperta della sessualità nell'antica Grecia? 

Ma il film di cui ho intenzione di parlare oggi è "A simple life", pellicola di Hong Kong del 2011. I protagonisti della storia sono il produttore cinematografico Roger (interpretato dal versatile Andy Lau) e Ah Tao, l'anziana domestica/cameriera che ha lavorato per la famiglia di Roger per moltissimi anni, tanto da averne conosciuto quattro generazioni.

Un giorno, l'anziana donna ha un infarto e non può più lavorare. Su richiesta di lei, Roger la mette in una casa per anziani. All'inizio la donna sembra far un po' fatica ad ambientarsi nella sua nuova sistemazione: non è molto simpatico mangiare insieme a tutti quegli anziani che bisticciano a tavola e si scambiano pure le dentiere! E anche di notte, forse non è così piacevole tentare di dormire, con in sottofondo i lamenti degli ospiti sofferenti.

Ma poi le cose migliorano e Ah Tao sembra apprezzare abbastanza la sua nuova vita nella casa e fa amicizia con altri anziani (e non solo) lì residenti. Inoltre, Roger non si dimentica di lei e la va a trovare spesso, la porta in giro e fa con lei diverse attività. Continuerà a farlo fino a che sarà necessario.

Ho trovato il film molto gradevole e non noioso. La trama non presenta avvenimenti straordinari e anzi descrive momenti molto quotidiani, ma riesce a essere scorrevole e varia nella presentazione delle situazioni.

Tuttavia, devo ammettere che questo film non mi ha soddisfatto appieno, perché ho avuto la sensazione che rimanesse troppo in superficie su un argomento in cui invece ci sarebbe molto da dire, cioè la cura degli anziani. Il film è ispirato alla storia vera del produttore e sceneggiatore del film stesso, per cui capisco che l'intenzione fosse probabilmente quella di raccontare una storia "semplice" e personale, senza dover per forza andare nei toni drammatici o impegnati. Ma io spettatrice vorrei un po' di più.

Quando si parla di cura degli anziani, oggi, ci sarebbero tutta una serie di argomenti da trattare: gli anziani dovrebbero risiedere in casa o in una struttura? Chi dovrebbe/potrebbe occuparsene? Quali sono i problemi affrontati da chi si occupa di un anziano (emotivi, affettivi, logistici, economici)? Come rapportarsi con un anziano che magari ha problemi di demenza senile e che quindi non ti riconosce o ti scappa di casa a ogni occasione?

Nel film tutto procede in maniera quasi ideale: la struttura in cui risiede l'anziana domestica non pare poi così male. Sembra un posto in cui si può entrare e uscire liberamente, si fa amicizia con altre persone e non si rimane tanto da soli. Il personaggio di Roger non sembra avere particolari problemi nell'occuparsi della sua domestica, che per tutto il film rimane in pratica abbastanza autosufficiente e non ha problemi mentali. Lui la va a trovare, anche se non è chiaro con quale frequenza, potrebbe pure essere per due ore alla settimana, sinceramente non l'ho capito, comunque l'impressione è che lui non abbia nessun disagio nell'andare a trovarla e stare un po' con lei, anche perché, oltre al lavoro, lui non ha impegni familiari. Lui paga la retta della casa per anziani, ma anche grazie a uno sconto, non pare che abbia difficoltà nell'onorare l'impegno economico che ha deciso di assumersi.

Su tutto emerge il sentimento che lega i due protagonisti: lui è molto affezionato a lei, persino più che alla sua stessa madre, e anche l'anziana donna ha sempre avuto una certa predilezione per lui. Però, nella vita, anche se non ci sono eventi per forza drammatici, è difficile che tutto fili sempre così liscio. C'è, è vero, una malinconia di fondo, in questo film, e un accenno a qualche anziano dimenticato dai parenti, o a qualcuno che inevitabilmente muore, però mi aspettavo un po' di più.

Il produttore ha detto che una volta c'erano molte donne che lavoravano tutta la vita a servizio di una stessa famiglia e che molte di queste donne hanno avuto delle storie sorprendenti. Ecco, forse poteva raccontarci un po' di più di queste storie, andare più a fondo in questo argomento, visto che è qualcosa di cui si sa poco e di cui forse gli asiatici stessi ormai sanno poco.

In merito al tema dell'invecchiamento, mi ha soddisfatto in maniera decisamente maggiore il film Nebraska, di cui avevo scritto qui, perché racconta in maniera molto realistica una storia comune e quotidiana, ma secondo me lo fa in maniera più universale e profonda rispetto al film asiatico, portando in primissimo piano le emozioni contrastanti e sfaccettate dei protagonisti. Ho percepito il film asiatico come qualcosa che ho guardato e che mi è piaciuto pure, ma che è rimasto esterno a me, mentre il film americano è riuscito in qualche modo a toccarmi una corda personale.