mercoledì 30 gennaio 2019

Mystery celebrity birthday

Oggi è il compleanno di una grande star del cinema che oggi compie ben 89 anni: chi è?

Risolvete il rebus e lo saprete.

Siccome c'è una differenza tra la grafia e la pronuncia del nome, vi dico che il rebus è più simile alla pronuncia e quindi ha come soluzione: 3 - 8 mentre la grafia del nome della grande star è: 4 - 7.


Per la serie, se avessi saputo disegnare mi sarei fatta assumere dalla Settimana Enigmistica



giovedì 17 gennaio 2019

New York, anni '80, due attori famosi...

Dunque, c'è questo film che ho visto più volte nel corso degli anni, sempre con piacere.
Sto parlando di Innamorarsi, film del 1984 con Robert De Niro e Meryl Streep, entrambi all'epoca poco più che ragazzi.

La storia parla di questi due personaggi, un uomo e una donna entrambi serenamente sposati (non fra di loro), che si incontrano poco prima di Natale nell'affollata libreria Rizzoli di New York. Più che incontrarsi, si scontrano e, nel turbinio di pacchetti che ne consegue, va a finire che prendono inavvertitamente l'uno il pacchetto dell'altra, per cui la moglie di lui si becca come regalo di Natale un libro di barche, mentre il marito di lei riceve un libro sui giardini.

Si può sempre fare una nave-giardino

Dopo qualche mese, i due si ri-incontrano in treno e nel giro di breve tempo scocca la scintilla e l'amore, ma la relazione dura poco perché lei non riesce a superare i sensi di colpa nei confronti del marito. Ma forse non è detta l'ultima parola...

Come scrivevo all'inizio, ho visto il film più volte, ma è solo dopo l'ultima volta, poco tempo fa, che mi sono chiesta: ma perché questo film lo guardo piacevolmente?
Se ci penso mi pare di non riuscire a trovare elementi particolarmente degni di nota. Il film sembra veramente fatto di niente, la storia è evanescente e quasi eterea, del tutto minimale.

I personaggi sono praticamente solo l'uomo e la donna visto che i pochi altri attori che appaiono sembrano poco più che comparse (tra di essi Harvey Keitel e Dianne Wiest). Gli stessi due personaggi principali non sono particolarmente definiti, non hanno caratteristiche peculiari, sono semplicemente due persone qualsiasi.

I dialoghi sono relativamente pochi, recitati spesso in maniera esitante, timida. Sembra che siano più le cose che i personaggi vorrebbero dire che non quelle che dicono davvero. I due innamorati faticano a comunicare, fanno parecchie pause nei loro discorsi. Ci sono un paio di scene dove lo spettatore non sente i dialoghi, ma vede De Niro parlare animatamente e la Streep ridere divertita altrettanto animatamente. Cosa si diranno, visto che quando li si sente parlare, bisogna tirare loro fuori le parole con le tenaglie?

Inoltre, la Streep stessa, a pensarci bene, non sembra essere così presa da De Niro. Forse perché il ruolo richiede una interpretazione trattenuta per via del senso di colpa del personaggio, eppure lei mi sembra un po' troppo a disagio, anche tenendo conto di questa motivazione. Ma forse è una mia impressione. Comunque menomale che De Niro non fa le sue tipiche facce deniresche di cui in altri film, soprattutto successivi, ha spesso abusato e la sua interpretazione mi sembra misurata al punto giusto.

E quindi, in cosa risiede questo strano fascino che il film esercita su di me? Per quale motivo questo non è uno di quei film che guardi e dici:"OK, carino" e che al passaggio TV successivo però eviti di guardare? (Ovviamente parlo per me)

Ci ho pensato e mi sono resa conto che questo film mi fa un po' l'effetto di certi quadri di Edward Hopper, tipo questi:

"Chair Car" - 1965

"New York Office" - 1962

"Sunlight in a cafeteria" - 1958

"Portrait of Orleans" - 1950

"Lombard's House" - 1931

Quadri come questi mi ipnotizzano e mi ritrovo a far vagare lo sguardo su ogni dettaglio, sui tagli di luce, sulle persiane semiabbassate delle finestre. Mi chiedo chi siano queste persone, persone comuni, che stanno svolgendo attività forse abituali, forse occasionali. A cosa stanno pensando? Dove andranno una volta uscite dal quadro?

E anche quando le persone sono minuscole o non ci sono, sto lì, come una fessa, a guardare le case, le ombre, gli steccati e a far vagare i pensieri su quello che vedo rappresentato e su quello che invece non è dipinto.

L'ultimo quadro, quello con la casa, ce lo avevo su un calendario e non so quante volte mi son trovata a fissarlo e addirittura c'è una via della mia città a cui lo associo, ma non so bene perché! Di certo non c'è una casa così e con l'urbanizzazione massiccia che avanza come un mostro, in quella via ora non c'è più nemmeno quel tipo di periferia, con poche case basse, giardino e prati dietro. Eppure quel tipo di luce e atmosfera...

Ma sto divagando e ora vedo di ritornare in carreggiata. Il film Innamorarsi mi fa un effetto simile a questi dipinti perché è realizzato in modo da far immaginare molto di più rispetto a quello che si vede. I personaggi sono come quelli dei quadri, si sa poco di loro e le cose che dicono sono molte meno di quelle che vorrebbero dire.

Anche gli ambienti sono filmati in modo affascinante, come per invitare lo spettatore a prestare attenzione e tentare di cogliere qualche dettaglio in più sui personaggi e il loro mondo.



Insomma, penso che al prossimo passaggio televisivo me lo riguarderò e di certo troverò altri dettagli che nelle precedenti visioni non avevo notato.

E anche per oggi è tutto, gente!

Attenzione! La visione di questo film è sconsigliata se prediligete opere dal ritmo movimentato.
Se siete uomini e prediligete opere dal ritmo movimentato, è consigliabile guardare questo film solo accompagnati da donne su cui volete fare colpo dimostrando che anche voi siete sensibili.

martedì 15 gennaio 2019

Le vere 50 sfumature di grigio

Ecco cosa sono in realtà:

"Hai visto una camicia sul pavimento in zona letto?"


"L'ho messa nel tuo cesto, ho creduto fosse sporca"


"La prossima volta chiedimelo prima OK?"


"Io ho più livelli per la biancheria. Non c'è solo pulita e sporca.
Ho diverse sfumature di grigio."

venerdì 11 gennaio 2019

SI - PUÒ - FARE!

Circa due anni fa scrivevo un lungo e logorroico post dove dicevo peste e corna del film Holmes - Il mistero del caso irrisolto. A parte il film in sè che mi sembrava fiacco, quello che mi aveva inviperito era il modo in cui era stato rappresentato il personaggio di Holmes (ovviamente non mi riferisco all'interpretazione del bravissimo Ian McKellen).

Sostanzialmente, quello che dicevo in quel lunghissimo post (ma quanto scrivevo?) era che disapprovo non solo quando un personaggio viene snaturato, ma anche e soprattutto quando viene spogliato della sua straordinarietà, quasi rendendolo alla pari con lo spettatore, pensando forse che quest'ultimo proverà così maggiore empatia.

Perché calcare la mano sulla normalizzazione di un personaggio quando se ne potrebbe invece esplorare le sue peculiari caratteristiche in più modi diversi?

A distanza di due anni non ho cambiato opinione e ho anzi visto un film che mi ha fatto ulteriormente rimanere sulla mia idea.

Il film è La vita privata di Sherlock Holmes (1970) di Billy Wilder.
All'origine, il film durava più di tre ore e prevedeva una storia composta da quattro "episodi", ma la casa di produzione impose il taglio di due "episodi" in modo da ridurre il minutaggio a poco più di due ore. Quando parlo di "episodi" intendo che la trama è divisa in spezzoni separati tra loro dal punto di vista narrativo.

Il primo di questi episodi è abbastanza buffo e vede Holmes e Watson andare a teatro ad assistere al balletto Il lago dei cigni. Holmes è annoiatissimo, invece Watson è tutto gasato alla vista delle ballerine.
Dopo lo spettacolo, mentre Watson si intrattiene allegramente con esse, Holmes viene convocato dalla prima ballerina, la diva dello show, che gli chiede se può generare con lei un figlio che erediterà quindi dei geni straordinari di bellezza fisica e intelletto.

Holmes riesce a districarsi dalla spinosa situazione facendo credere alla ballerina di essere omosessuale e di avere una relazione di lunga data proprio con Watson.

Qui avviene una scena divertente perché, mentre Watson danza allegramente con un nutrito gruppo di ballerine, si sparge la voce della sua presunta omosessualità e a poco a poco le ballerine si allontanano da Watson per venire sostituite nella danza da altrettanti ballerini, presumibilmente omosessuali, che guardano ora Watson con occhi diversi.

Il secondo episodio è invece più complicato e lungo e narra di Holmes e Watson alle prese con una donna misteriosa che dice di essere alla ricerca del marito scomparso. Da qui si avvia una complessa indagine che porta il dinamico duo addirittura sul lago Ness dove si sta costruendo un sottomarino bellico e nella cui realizzazione è coinvolto perfino il fratello di Sherlock, Mycroft (interpretato da Christopher Lee).

Nonostante nel film ci siano alcuni elementi farseschi e sopra le righe (e un Watson esagitato che non mi è piaciuto molto), penso che il personaggio di Holmes sia assolutamente credibile e in linea con il personaggio creato da Conan Doyle.

Holmes è in qualche modo reso più normale, meno filmico o letterario, ma non viene privato delle sue caratteristiche peculiari. Si mostra il suo utilizzo di droga e il mancato successo dell'indagine scozzese, ma questi elementi non sono soprendenti perché nei racconti di Conan Doyle ci sono sia i riferimenti alla droga che alcune indagini dove Holmes sbaglia oppure dove il suo intervento è irrilevante.

Inoltre è stato tolto quell'elemento sensazionale tipico di Holmes che come ti vede per cinque secondi ha già capito tutto di chi sei e cosa fai, ma questo non significa che il detective sia stato privato della sua razionalità e autocontrollo, caratteristiche fondamentali del personaggio.

Credo che molto del merito del successo vada a Robert Stephens, che ho trovato davvero straordinario nell'impersonare Holmes. Con sguardi e gesti misurati, del tutto lontani dai gigionismi di certi attori, ti fa intuire che dentro una persona (e a un personaggio) c'è tutto un mondo a cui probabilmente non avrai mai accesso.

Stephens è riuscito a mostrare i contrasti che coesistono all'interno di un individuo e, nel caso di Holmes, uno dei suoi contrasti è rappresentato dall'attrazione trattenuta e solo in parte visibile che nutre verso la donna che si rivolge a lui per cercare il marito. E inoltre questo non esclude un'ipotesi sulla natura omosessuale del grande detective.

Stephens regala una interpretazione più morbida e ambigua rispetto a quella del mitico Brett e sono convinta che queste due intepretazioni possano coesistere e anzi mostrare assieme un personaggio da diverse angolazioni, senza snaturarlo.

Per cui disapprovo operazioni dove i personaggi sono completamente diversi, tipo Holmes puttaniere o supereroe o cose del genere. Questo non significa mostrare un personaggio da un'altra angolazione, significa mostrare un personaggio diverso.

Se guardo un cavallo dalla parte del coda, vedo sempre un cavallo, mica il sedere di un gatto!

lunedì 7 gennaio 2019

Due approcci disinvolti al pilotaggio (breve post di inizio anno)

Di recente ho rivisto Il grande dittatore, film di Chaplin in cui i molti momenti comici non coprono l'amarezza legata al tema drammatico della persecuzione ebraica a cui la pellicola fa riferimento.

Mi sembra che la gran parte delle sequenze divertenti siano quelle in cui vengono mostrate le personalità egocentriche, infantili, insicure e vanitose dei due dittatori.

Era un po' che non vedevo il film e mi ricordavo che il personaggio ispirato al duce si chiamava di cognome Napaloni, ma mi ero dimenticata che di nome faceva Benzino! :D

I due dittatori non riescono a coordinarsi nel saluto

Quasi tutta la storia del film si svolge nel periodo tra le due guerre, ma nella parte iniziale ci sono alcune scene che hanno luogo durante la Grande Guerra, proprio sul campo di battaglia, dove si vedono le scarse attitudini belliche del personaggio del barbiere ebreo impersonato da Chaplin.

Il barbiere è molto simile nelle movenze al personaggio del Vagabondo, per cui la sua goffaggine lo porta a combinare una serie di potenziali disastri. Prima gli scivola nella manica della giacca una bomba a mano innescata, poi fa acrobazie pazzesche con un cannone rischiando di disintegrare la sua truppa e infine si perde nella nebbia ritrovandosi a marciare fianco a fianco al nemico. Sono scene visivamente molto divertenti.

A un certo punto, mentre si appresta a difendere una postazione, sente chiamare aiuto. È un pilota alleato che giace a terra ferito e ha bisogno di assistenza per salire sul suo aereo. Il barbiere lo solleva di peso e lo mette sul velivolo, ma il pilota dice che da solo non ce la fa e gli chiede:"Sai pilotare un aereo?"
Il barbiere monta su e con un sorriso smagliante gli dice:

"POSSO PROVARE!"

Nessun dubbio, nessuna ansia, solo:"Posso provare"! Un grande.

Questa scena mi ha ricordato tantissimo quella che vede protagonista un altro grande personaggione del cinema: Indiana Jones, che nel secondo episodio della serie si ritrova a sovrastare la catena himalayana su un aereo da cui i malvagi piloti si sono lanciati lasciando sull'aereo meno paracadute di quelli che servirebbero.

La partner di Indy in quel film è la bionda e ansiosa Willie che gli chiede:"Lei sa pilotare un aereo, vero?"
E il grande Indy non risparmia un sorriso dei suoi e con una certa nonchalance risponde:

"No, e lei?"

E perfino aggiunge qualcosa del tipo:"E che ci vorrà mai?" Mitico.

Beh, so bene che queste due scene sono fatte per far ridere, ma io ci voglio dare una mia personalissima interpretazione e anche una specie di augurio per l'anno nuovo.
Tante volte ci si fa un sacco di paturnie e ci si lascia spaventare e bloccare dalle difficoltà per poi scoprire che è molto meglio prendere il toro per le corna, anzi l'aereo per la cloche: con un po' di determinazione le cose spesso vanno per il meglio e magari si scopre che ci si faceva più problemi di quelli che c'erano in realtà.
Quindi, per quest'anno auguro a tutti un po' di sana incoscienza che ci permetta di fare le cose che fino a ora abbiamo ritenuto troppo difficili.
Audentes fortuna iuvat.

(Nei film ha funzionato :D)