Spero che vi siate ripresi dalla locandina perché fa veramente "fear" in tutti i sensi!
Ma pure il personaggio di cui parliamo oggi ha avuto una discreta paura quando è stato arrestato per partecipazione a una società
segreta con scopi sovversivi. Lui era lì solo per ascoltare, non era proprio un partecipante, forse avrà cercato di difendersi dicendo: "Passavo di qua per caso...", ma niente, le forze dell'ordine lo hanno arrestato e imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo.
Di chi sto parlando? Di Fedor Dostoevskij, che dopo l'arresto è stato condannato alla fucilazione. E possiamo immaginare di che umore fosse Fedor, il 22 dicembre 1849, quando è stato portato davanti al plotone di esecuzione.
Ma invece di venire ucciso, gli è stata letta una lettera che dichiarava che lo zar Nicola I gli aveva concesso la grazia e mutato la pena in lavori forzati.
La notizia era bella, ma tutta la situazione ha scioccato parecchio il povero Fedor che ha iniziato, in seguito a quell'episodio, a manifestare crisi di epilessia sempre più frequenti.
E pensare che lo zar aveva deciso già giorni prima di commutare la condanna, ma mica dirglielo prima, no, ha dovuto fare l'annuncio coreografico, ha dovuto. Il povero Fedor ha rischiato di morire di coccolone seduta stante.
Di Dostoevskij ho letto un po' di cose e fino a oggi non avevo mai visto nessuna trasposizione di qualche sua opera. Avevo iniziato a vedere "Il sosia", ma poi mi sono ricordata che
ci aveva già pensato Lucius a demolirlo.
Allora mi sono buttata su un titolo che nessuno ha ancora demolito, dunque lo farò io! E il titolo è appunto "Fear" del 1946!
Si tratta di una rivisitazione di "Delitto e castigo". Non è ambientata in Russia, bensì da qualche parte in America. La prima scena ci mostra una stanza avvolta nella semioscurità e in sottofondo sentiamo le note di una musica suonata col sassofono. La tipica musica che si sente nei film noir, quando la bellona di turno fa la sua comparsa nell'ufficio di un investigatore privato per proporgli qualche caso.
Ma noi non siamo nell'ufficio di un investigatore, bensì nella camera di uno studente: probabilmente l'unico studente al mondo che in camera sua sta in giacca e cravatta. Lo studente, che rappresenta dunque il Raskol'nikov protagonista di "Delitto e castigo", sta leggendo una lettera che gli comunica che tutte le borse di studio, compresa la sua, verranno sospese.
Si può capire quindi il suo disappunto. Il suo sconforto è tale che proprio non riesce a sopportare quella musica di sassofono che continua a suonare in sottofondo... no, non è metacinema, lo studente non sta rompendo la quarta parete. La musica di sassofono non fa parte della colonna sonora: c'è proprio un dannato musicista che suona nel palazzo di fronte! Il nostro studente non lo sopporta e chiude la finestra.
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Musicista, smettila di suonare, che qua si sta consumando la tragedia
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Forse per lo studente è ora silenzio, ma per noi spettatori attacca un'altra musica, stavolta credo sia veramente musica di sottofondo, a meno che non ci sia un'orchestra nascosta dentro un armadio della stanza.
Comunque, lo studente è già depresso di suo, ma ci si mette pure l'affittacamere che viene a rompergli le balle a proposito dell'affitto da pagare. Lui disperato va allora da un certo professore, che come mestiere collaterale gestisce un banco dei pegni in casa. Lo studente gli dà un orologio di pregio, pensando di ricavarne chissà quanto, invece il professore gli dà solo 10 dollari. Anzi, gliene dà 8, i due rimanenti sono gli interessi.
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"Ho bisogno di quei 10 dollari!" "E io non ho bisogno del tuo orologio!" |
Insomma, le cose vanno male per il povero studente, non sa come tirare fuori i soldi per tutto quanto, dunque avete capito qual è la soluzione: accoppare il professore semi-usuraio. Quindi, una sera, lo studente va dal professore e compie il misfatto. Ma non è nemmeno riuscito a mettere le mani sui soldi, che viene quasi sorpreso sul fatto da alcuni studenti che avevano un appuntamento col professore. A stento riesce a fuggire senza farsi vedere, ma nella fuga gli si macchia di vernice la manica della giacca, perché proprio quel giorno un pittore stava ridipingendo le pareti interne del palazzo.
Un paio di giorni dopo il delitto, un poliziotto si presenta alla porta dello studente. Il poliziotto è piuttosto bizzarro perché per tutto il tempo della conversazione giochicchia con un mazzo di chiavi, lanciandolo in aria per poi riprenderlo. Giochicchia così tanto, che le chiavi gli vanno a finire sotto una poltrona, la stessa poltrona sotto cui lo studente aveva nascosto la giacca macchiata di vernice. Lo studente trattiene il fiato, temendo che il poliziotto scopra la giacca, ma non succede.
Insomma, nonostante non ci siano prove su di lui, la polizia inizia a stargli addosso e lui inizia ad andare in paranoia, gli sembra che tutti gli stiano col fiato sul collo e dunque è sempre nervosetto.
Comincia a uscire con una ragazza e insieme vanno a fare un picnic. A un certo punto, lei gli legge la mano e dice:
"Ah, le linee sulla tua mano formano una M! Cosa potrebbe voler dire? M come...Medicina, oppure Money, Magazines, oppure... cosa potrebbe essere? Ah, ho capito!", però lo dice con una faccia strana e allora lui subito pensa che lei intenda
"M per Murder", quindi si innervosisce e fa per andarsene. Ma lei gli dice:
"Intendevo solo dire... Matrimonio!"
Che per molti potrebbe essere un buon motivo di fuga!
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Matrimonio Mai: sono 2 M!
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La situazione si fa sempre più angosciosa per lo studente, tutto gli ricorda continuamente l'omicidio e la polizia gli fa addirittura domande su un articolo che lui ha scritto per una rivista, articolo in cui dichiara di ritenere che alcuni delitti sono giustificabili in nome di un fine più elevato.
Insomma, le cose volgono al peggio, una rete si sta stringendo su di lui e la sua coscienza lo tormenta sempre più, ma qui succede il disastro. Non il disastro per lo studente, ma per lo spettatore, perché la storia si conclude con un finale che più idiota di così non potrebbe essere. Ovviamente non lo rivelo, ma è uno di quegli espedienti narrativi degni dei peggiori filmacci. Il film di per sé è passabile, niente di che, guardabile, un po' moscio magari, ma il finale proprio è del tutto indegno, principalmente perché toglie senso a tutta la storia.
Vabbè, niente, lo dovevo capire dalla locandina.
E voi? Avete visto film tratti dalle opere di Dostoevskij?
Io vado, sento una musica di sottofondo, forse è un musicista sotto il tappeto...