Buondì, amici lettori! Come al solito siamo in ritardo, ma parafrasando Marty McFly, quando si viaggia nel tempo e si può impostare una data, si può mettere quella che si vuole. Quindi eccoci qua, nella Santa Lucia del 1972!
Tra le varie agitazioni che pullulano negli anni '70, ne ho scelta una tra le più leggere. Insomma, siamo pur sempre sotto Natale. Bene, la notizia arriva da Francoforte dove i proprietari di cani stanno organizzando una rivolta e soprattutto hanno in mente di fare una marcia sul municipio. Intendono inoltre bloccare il traffico nell'ora di punta e protestare presso il sindaco, reo di aver indetto un'ordinanza che ai proprietari di cani non è piaciuta.
Il sindaco ha infatti disposto che ai cani sarà proibito l'accesso a due parchi del centro cittadino. (Io sospetto che sia per una questione di cacca canina).
I proprietari di cani hanno già scritto dei cartelli con slogan quali: "Diamo ai cani gli stessi diritti che diamo ai bambini", "Niente ghetto per gli animali nostri amici".
Un cinofilo sostiene che il comune dovrebbe preoccuparsi piuttosto di multare le madri che permettono ai propri figli di fare la pipì nei parchi e di occuparsi dei capelloni che affollano le piscine...
L'assessore comunale che ha firmato l'ordinanza è diventato bersaglio di lettere e telefonate minatorie. Gli telefonano in piena notte dicendogli "povero pazzo" e gli consigliano di farsi internare. Quelli più imbufaliti gli promettono un sacco di botte.
Non so come sia andata a finire la diatriba, se hanno vinto i cinofili o il sindaco. Mi auguro che non si siano lasciati troppo ispirare dalle parole di un meccanico che ha detto che è meglio calpestare una cacca di un cane che respirare l'aria ammorbata dei tubi di scappamento. Indubbiamente è meglio, ma è ancora meglio che il padrone raccolga nei sacchetti appositi la cacca del suddetto cane, così il cane sarà libero di andare in ogni dove.
Bene, è il momento di metterci davanti alla tv, con un bel bicchierone di ibirra da due litri circa:
Con un boccale del genere, quante pause pipì bisogna fare? Menomale che il film di stasera non dura troppo. Ma che film è quello che ci propone il secondo canale? È un film del 1937 di Ernst Lubitsch: "Angelo" e fa parte del ciclo "Un mito per due dopoguerra: Marlene Dietrich".
La storia inizia con una donna elegante, dalle fattezze di Marlene Dietrich, che arriva in aereo a Parigi e va a trovare una sua amica, una granduchessa che in pratica gestisce un bordello super super super super lusso.
Nel bordello della granduchessa, Marlene fa la conoscenza di un uomo, che è appunto venuto sperando di trovare qualche donna che lo aiuti a divertirsi a Parigi. Marlene gli propone di andare al Louvre. Lui, perplesso: "Dove!?" e lei: "Ma avrete sentito parlare della Monna Lisa?" Lui, sempre più perplesso e con lo sguardo smarrito: "Sì... mi pare..."
Dopo l'ulteriore proposta di lei di visitare Notre Dame, lui mette finalmente in chiaro il tipo di divertimento che va cercando. Un divertimento di genere notturno.
I due si danno appuntamento per cena in un locale di gran lusso e dopo poche battute di dialogo, lui è già innamorato perso. Alla fine della serata le dice: "Io vi amo. Voi siete ormai nel mio cuore assoluta signora." Vabbè.
Il consueto violinista che suona a cinque centimetri dalle orecchie |
Lui è innamorato cotto come una pera, mentre lei non si capisce. Un po' si fa avanti, un po' fa la ritrosa e soprattutto fa molto la misteriosa. Rifiuta persino di dirgli come si chiama; allora lui, con gli occhi a cuore, le dice: "Ecco come vi chiamerò: Angelo".
Tutto fiero del soprannome che le ha dato, la porta al parco e la sbaciucchia su una panchina. Ma dall'ombra si materializza una vecchia fioraia guardona. Mentre lui va dalla fioraia a comprare un fiore, Marlene fugge e sparisce.
(E la vecchia fioraia, vedendo che i due sono spariti abbandonando il fiore per terra, lo raccoglie, soffia via la polvere e se lo rimette nel cestino.)
Brava, un fiore riciclato è un fiore guadagnato! |
La scena poi si sposta a Londra, dove scopriamo che l'angelo Marlene è sposata. Suo marito è un diplomatico che viaggia molto per lavoro, lasciandola spesso da sola. Quindi capiamo che il rapporto tra i due coniugi è cordiale ma un po' superficiale, un po' fintamente zuccheroso.
Orbene, Marlene e il marito vanno insieme a una corsa di cavalli, ma appena arrivati all'ippodromo, lei nota, tra trilioni di persone, il suo "amante" parigino, che naturalmente vuole evitare a tutti i costi. Quindi con una scusa torna a casa, lasciando il marito da solo a seguire la corsa.
Il problema è che al termine della corsa, il marito e l'amante fanno conoscenza. In realtà, i due uomini si erano già conosciuti superficialmente anni addietro e si mettono subito a parlare dei vecchi tempi, di quando erano giovani e frequentavano a Parigi la casa di una certa Paulette... e com'era bella Paulette, e com'era brava Paulette... insomma, quei discorsi lì.
Brindiamo a Paulette... eh com'era bella Paulette... |
I due uomini fanno così amicizia, che il marito invita l'altro a casa sua, a conoscere sua moglie.
Colpo di scena! Cosa succederà quando i due psuedo-amanti si riincontreranno proprio davanti al marito di lei? Che faccia faranno?
Non fanno nessuna faccia, entrambi fingono l'indifferenza più profonda. Ma una volta rimasti da soli, lui riattacca a fare il provolone e ricomincia con le sue litanie: "Mio angelo, che sopresa vedervi qui", "Non posso dimenticarvi" eccetera eccetera. Lei però impassibile. Con una faccia di bronzo straordinaria, finge di non conoscerlo. Lui sulle prime insiste, ma poi siccome vede che lei è così glaciale, inizia a venirgli qualche dubbio.
Alla fine lei cede e ammette di essere Angelo. Lui le dà appuntamento a Parigi la settimana successiva, lei inizialmente dice di no, ma... cosa succederà? Andrà all'appuntamento? E il marito cosa farà quando inizierà ad avere dei sospetti?
Non posso dire che il film mi abbia preso tantissimo. (Di Lubitsch ho sicuramente preferito "Scrivimi fermo posta"). Questo "Angelo" è un film che parla di sentimenti, ma alla fin fine non me ne sono arrivati molti. La diva Marlene è bella e glaciale e non mi smuove particolarmente nei panni della riccona annoiata. Il suo pretendente, che dopo tre secondi si innamora e inizia a sproloquiare frasi zuccherose, mi fa venire il latte alle ginocchia.
Lei ha probabilmente una storia avventurosa alle spalle e probabilmente lavorava nel bordello super lusso, ma non scopriamo quasi nulla e poco traspare dall'espressione enigmatica della bella Marlene.
Almeno i maggiordomi di Marlene e marito sono simpatici. Uno è patito di opera e canta il Barbiere di Siviglia; quando gli viene chiesto che tempo fa lui vede che piove a dirotto e risponde: "Non è male".
Un altro maggiordomo invece si fidanza con una tipa e fa vedere il biglietto di annuncio del suo matrimonio:
I futuri sposi |
Poi però lo si sente litigare al telefono con lei. Sdegnato le dice: "Sono furioso! Se non mi dici chi ti ha insegnato la rumba, tra noi è tutto finito!"
Bene, anche per oggi è tutto, vado anche io a ballare la rumba!