venerdì 25 dicembre 2020

Natale 2020

Vi ringrazio assai per la vostra partecipazione e i vostri graditi commenti. Ora vado in letargo per qualche giorno e poi ritornerò!

Vi lascio un video "cartaceo" di "Let it snow".

giovedì 24 dicembre 2020

CineAvventario #24

Oggi è la vigilia! Dunque metto il cappello sulle piume e in qualità di Babba Civetta vi propongo...



Il mitico vecchio Bill che si ritrova in un albergo a New York City per fare uno strepitoso live show natalizio, teoricamente davanti a un nutrito pubblico di celebrità. Ma una tempesta di neve ha bloccato tutto, dunque nessuno può venire a vedere il suo show! Lui è notevolmente attapirato, vorrebbe rifiutarsi perché è depresso e non è in vena di fare uno spettacolo senza pubblico, davanti a dei tavoli vuoti con delle immagini sopra.

Ospiti illustri

Ma le sue manager insistono, gli dicono che in tv nessuno si accorgerà che non c'è il pubblico, che inseriranno spezzoni presi da premiazioni tipo Golden Globes, dove ci sono mucchi di celebrità sorridenti. "Tutto è illusione, siamo tessitori di sogni ecc." Lui si fa convincere, inizia lo show, ma proprio non ce la fa, è troppo triste e demotivato.

Allora si dirige verso la lounge dell'hotel dove incontrerà vari personaggi e tutti quanti, a turno o insieme, canteranno canzoni natalizie, a volte in modo tradizionale, a volte modificandole e il tutto con il solo accompagnamento del pianoforte suonato meravigliosamente da Paul Shaffer.

Questo speciale natalizio mi è piaciuto, perché l'ho trovato molto intimo e raccolto. Quasi tutto si svolge appunto nella lounge morbidamente illuminata dell'albergo, in un clima tranquillo e non sguaiato. Dà l'impressione di quelle situazioni in cui le persone si riuniscono per caso e dal raduno nasce qualcosa di spontaneo e sentito. Intendiamoci, non è uno speciale del tipo battute a raffica o ritmo stratosferico, bensì una cosa tranquilla, d'atmosfera. Sarà che sto invecchiando e preferisco le cose di basso profilo rispetto agli effetti pirotecnici, ma ho trovato il tutto gradevole.

Poi a me Bill Murray piace sempre, potrebbe dire qualsiasi cosa, ma il modo in cui lo dice mi mette di buonumore. Per istigare gli chef a portare velocemente tutto il cibo fuori dalle cucine (perché si sono rotti i frighi) grida: "Formate catene umane!" L'espressione, in quel contesto, detta da lui, mi fa troppo ridere. Per non parlare di quando apostrofa Dimitri Dimitrov con "Macedonian madman!"

In qualità di barista cantante, c'è anche lui: lo riconoscete?
È David Johansen che in "S.O.S fantasmi" interpretava lo spirito del Natale del passato. E a proposito di spiriti, a un certo punto Bill parla con Jason Schwarzman nel ruolo di un futuro sposo che ha litigato con la futura sposa. Cerca di dargli consigli, ma lo sposo gli dice: "Ma chi sei?" e Bill: "Il fantasma del Natale presente". Lo sposo cerca di mandarlo via, ma Bill dice che non può, perché il suo destino è quello di "tormentare, tormentare, tormentare".

Non vorreste incontrare anche voi questo Ghost of Christmas Present?

Poi, negli ultimi dieci minuti dello speciale, c'è un po' di grandeur americano: scena innevata, ballerine rennute, arrivo in grande stile di George Clooney e Myley Cyrus che poi canta "Silent Night", seduta sul piano.

Ed è proprio a "Silent Night" che volevo arrivare, perché il 24 dicembre del 1818 questa canzone è stata eseguita per la prima volta in versione pubblica nella chiesa di San Nicola di Oberndorf bei Salzburg. Naturalmente si intitola "Stille Nacht, heilige Nacht" e, mentre le parole sono state scritte dal prete Josef Mohr, la musica è stata composta, quasi al volo, dall'organista Franz Xaver Gruber.

Il prete aveva chiesto a Gruber di musicare il suo testo e di scriverne le parti per due voci soliste, per coro e per chitarra. Non è chiaro il perché della chitarra, probabilmente il motivo era che il mantice dell'organo era stato rosicchiato dai topi e quindi non era possibile suonarlo, dunque la chitarra serviva da strumento sostituto.

Comunque io, quando penso all'associazione chiesa-chitarre, penso sempre a lui:

"Una volta in chiesa si stava con un messalino in mano, nel silenzio,
nel raccoglimento… oggi con tutte ste chitare, ste batterie,
tutte ste donne con sti blu gins, ste magliette con ste bocce de fori!"

mercoledì 23 dicembre 2020

CineAvventario #23

E visto che due giorni fa c'è stata la congiunzione tra Giove e Saturno e a inizio mese abbiamo parlato di Giove....



Oggi è il turno di Saturno! Ma mica solo per via della congiunzione. Principalmente perché, come oggi nel 1672, l'astronomo Gian Domenico Cassini ha scoperto Rea, uno dei satelliti di Saturno.

Tra le altre cose, Cassini ha scoperto la separazione che c'è tra i due gruppi di anelli di Saturno e che è stata chiamata Divisione di Cassini in suo onore. La missione spaziale che ha esplorato Saturno dal 1997 al 2007 è stata intitolata Cassini-Huygens, per omaggiare i due astronomi che hanno studiato in maniera consistente Saturno e i suoi satelliti.

Come film ambientato in zona Saturno, ho scelto "2002: la seconda odissea", del 1971. Il titolo è stato scelto dai distributori italiani nel tentativo di spacciarlo per una specie di continuazione del film di Kubrick e addirittura sono stati modificati dei dialoghi, in modo da fare riferimento al famoso monolite. Inoltre, un personaggio che si sente solo via radio è stato doppiato dallo stesso attore che faceva la voce di HAL9000, ma in questo film non c'entra né HAL né il monolite, né Kubrick. L'unico collegamento con Stanley è che il regista di questo film, Douglas Trumbull, si era occupato degli effetti speciali di "2001 - Odissea nello spazio".

Badge di Saturno

Ma parliamo del film. La storia di svolge a bordo di una gigantesca nave spaziale a cui sono attaccate delle cupole contenenti vegetazione e animali. Sul pianeta Terra infatti tutto è stato distrutto per far posto all'urbanizzazione e alle industrie. Quindi nelle cupole ci sono gli ultimi esemplari di flora e fauna.

Lowell, il protagonista principale, è l'addetto alle cupole e si prende estrema cura di quello che c'è dentro. Coltiva piante e ortaggi e dà da mangiare agli animaletti, mentre gli altri tre astronauti della missione sono del tutto disinteressati alle cupole e al loro contenuto. Passano il tempo a fare i coglionazzi facendo le garette con le macchinine, a giocare a carte, biliardo, scacchi, a mangiare cibo spazzatura sintetico e non sono per nulla interessati al giardinaggio.

Lowell affetta le verdure da lui coltivate nella sua cucina con vista spazio

Un brutto giorno, dalla Terra arriva l'ordine di interrompere la missione, distruggere tutte le cupole e tornare sulla Terra. Tutti sono contenti, ma per Lowell la notizia è durissima e non riesce ad accettarla.

Mentre gli altri iniziano a mettere bombe sulle cupole, per poi sganciarle nello spazio e farle esplodere, Lowell è ancora lì che rinvasa piante nella sua cupola preferita e quando uno dei suoi colleghi arriva a mettere una bomba proprio lì, si incazza di brutto. I due iniziano a litigare e a menarsi e ci scappa il morto. E non è Lowell.

Nonostante sia scosso per aver appena ucciso un suo collega, Lowell non si ferma e riesce a lanciare nello spazio la capsula in cui sono gli altri due astronauti e la fa esplodere.

Rimane quindi da solo nell'astronave dopo essere riuscito a salvare l'ultima cupola. Insieme a lui ci sono dei simpaticissimi droni dalla forma poligonale e dall'andatura a papera e che lui rinomina con i nomi originali di Qui, Quo e Qua (anche se Qua finisce disperso nel momento in cui attraversano gli anelli di Saturno). Con loro instaura un rapporto quasi umano, gli insegna il giardinaggio e il poker.
Presto però iniziano gli imprevisti ma non posso raccontarvi tutto, sennò che gusto c'è a vedere il film?

Droni papereschi. Mi ha fatto sorridere una scena in cui
un drone stava attendendo istruzioni e intanto batteva un dito
della zampa, come quando si aspetta


Credo che si potrebbe definire il film come "fantascientifico hippy", un po' per questo tema ecologico e un po' perché ci sono addirittura delle canzoni di Joan Baez nella colonna sonora. Joan Baez nello spazio non l'avevo ancora incontrata.

È un film che in alcuni punti ha del fanciullesco, il rapporto del protagonista coi droni (e i droni stessi) mi paiono quasi sconfinare nel disneyano. Ma è un film di cuore, poetico e in grado di regalare emozioni. E penso che abbia influenzato delle opere che sono venute in seguito, il finale soprattutto (ma non solo) mi ha fatto pensare a Wall-E.

Bene, anche per oggi è tutto, vado a vedere cosa combinano Giove e Saturno.

martedì 22 dicembre 2020

CineAvventario #22

È arrivato il momento della pauva... del tevvove...



Spero che vi siate ripresi dalla locandina perché fa veramente "fear" in tutti i sensi!

Ma pure il personaggio di cui parliamo oggi ha avuto una discreta paura quando è stato arrestato per partecipazione a una società segreta con scopi sovversivi. Lui era lì solo per ascoltare, non era proprio un partecipante, forse avrà cercato di difendersi dicendo: "Passavo di qua per caso...", ma niente, le forze dell'ordine lo hanno arrestato e imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo.

Di chi sto parlando? Di Fedor Dostoevskij, che dopo l'arresto è stato condannato alla fucilazione. E possiamo immaginare di che umore fosse Fedor, il 22 dicembre 1849, quando è stato portato davanti al plotone di esecuzione.

Ma invece di venire ucciso, gli è stata letta una lettera che dichiarava che lo zar Nicola I gli aveva concesso la grazia e mutato la pena in lavori forzati.

La notizia era bella, ma tutta la situazione ha scioccato parecchio il povero Fedor che ha iniziato, in seguito a quell'episodio, a manifestare crisi di epilessia sempre più frequenti.

E pensare che lo zar aveva deciso già giorni prima di commutare la condanna, ma mica dirglielo prima, no, ha dovuto fare l'annuncio coreografico, ha dovuto. Il povero Fedor ha rischiato di morire di coccolone seduta stante.

Di Dostoevskij ho letto un po' di cose e fino a oggi non avevo mai visto nessuna trasposizione di qualche sua opera. Avevo iniziato a vedere "Il sosia", ma poi mi sono ricordata che ci aveva già pensato Lucius a demolirlo.

Allora mi sono buttata su un titolo che nessuno ha ancora demolito, dunque lo farò io! E il titolo è appunto "Fear" del 1946!

Si tratta di una rivisitazione di "Delitto e castigo". Non è ambientata in Russia, bensì da qualche parte in America. La prima scena ci mostra una stanza avvolta nella semioscurità e in sottofondo sentiamo le note di una musica suonata col sassofono. La tipica musica che si sente nei film noir, quando la bellona di turno fa la sua comparsa nell'ufficio di un investigatore privato per proporgli qualche caso.

Ma noi non siamo nell'ufficio di un investigatore, bensì nella camera di uno studente: probabilmente l'unico studente al mondo che in camera sua sta in giacca e cravatta. Lo studente, che rappresenta dunque il Raskol'nikov protagonista di "Delitto e castigo", sta leggendo una lettera che gli comunica che tutte le borse di studio, compresa la sua, verranno sospese.

Si può capire quindi il suo disappunto. Il suo sconforto è tale che proprio non riesce a sopportare quella musica di sassofono che continua a suonare in sottofondo... no, non è metacinema, lo studente non sta rompendo la quarta parete. La musica di sassofono non fa parte della colonna sonora: c'è proprio un dannato musicista che suona nel palazzo di fronte! Il nostro studente non lo sopporta e chiude la finestra.

Musicista, smettila di suonare,
che qua si sta consumando la tragedia

Forse per lo studente è ora silenzio, ma per noi spettatori attacca un'altra musica, stavolta credo sia veramente musica di sottofondo, a meno che non ci sia un'orchestra nascosta dentro un armadio della stanza.

Comunque, lo studente è già depresso di suo, ma ci si mette pure l'affittacamere che viene a rompergli le balle a proposito dell'affitto da pagare. Lui disperato va allora da un certo professore, che come mestiere collaterale gestisce un banco dei pegni in casa. Lo studente gli dà un orologio di pregio, pensando di ricavarne chissà quanto, invece il professore gli dà solo 10 dollari. Anzi, gliene dà 8, i due rimanenti sono gli interessi.

"Ho bisogno di quei 10 dollari!"
"E io non ho bisogno del tuo orologio!"

Insomma, le cose vanno male per il povero studente, non sa come tirare fuori i soldi per tutto quanto, dunque avete capito qual è la soluzione: accoppare il professore semi-usuraio. Quindi, una sera, lo studente va dal professore e compie il misfatto. Ma non è nemmeno riuscito a mettere le mani sui soldi, che viene quasi sorpreso sul fatto da alcuni studenti che avevano un appuntamento col professore. A stento riesce a fuggire senza farsi vedere, ma nella fuga gli si macchia di vernice la manica della giacca, perché proprio quel giorno un pittore stava ridipingendo le pareti interne del palazzo.

Un paio di giorni dopo il delitto, un poliziotto si presenta alla porta dello studente. Il poliziotto è piuttosto bizzarro perché per tutto il tempo della conversazione giochicchia con un mazzo di chiavi, lanciandolo in aria per poi riprenderlo. Giochicchia così tanto, che le chiavi gli vanno a finire sotto una poltrona, la stessa poltrona sotto cui lo studente aveva nascosto la giacca macchiata di vernice. Lo studente trattiene il fiato, temendo che il poliziotto scopra la giacca, ma non succede.

Insomma, nonostante non ci siano prove su di lui, la polizia inizia a stargli addosso e lui inizia ad andare in paranoia, gli sembra che tutti gli stiano col fiato sul collo e dunque è sempre nervosetto.

Comincia a uscire con una ragazza e insieme vanno a fare un picnic. A un certo punto, lei gli legge la mano e dice: "Ah, le linee sulla tua mano formano una M! Cosa potrebbe voler dire? M come...Medicina, oppure Money, Magazines, oppure... cosa potrebbe essere? Ah, ho capito!", però lo dice con una faccia strana e allora lui subito pensa che lei intenda "M per Murder", quindi si innervosisce e fa per andarsene. Ma lei gli dice: "Intendevo solo dire... Matrimonio!"

Che per molti potrebbe essere un buon motivo di fuga!

Matrimonio Mai: sono 2 M!


La situazione si fa sempre più angosciosa per lo studente, tutto gli ricorda continuamente l'omicidio e la polizia gli fa addirittura domande su un articolo che lui ha scritto per una rivista, articolo in cui dichiara di ritenere che alcuni delitti sono giustificabili in nome di un fine più elevato.

Insomma, le cose volgono al peggio, una rete si sta stringendo su di lui e la sua coscienza lo tormenta sempre più, ma qui succede il disastro. Non il disastro per lo studente, ma per lo spettatore, perché la storia si conclude con un finale che più idiota di così non potrebbe essere. Ovviamente non lo rivelo, ma è uno di quegli espedienti narrativi degni dei peggiori filmacci. Il film di per sé è passabile, niente di che, guardabile, un po' moscio magari, ma il finale proprio è del tutto indegno, principalmente perché toglie senso a tutta la storia.

Vabbè, niente, lo dovevo capire dalla locandina.

E voi? Avete visto film tratti dalle opere di Dostoevskij?

Io vado, sento una musica di sottofondo, forse è un musicista sotto il tappeto...

lunedì 21 dicembre 2020

CineAvventario #21

Ultima frenetica settimana!
Il 21 dicembre del 2012 era il giorno della profezia dei Maya, ma noi non ci occuperemo certo di catastrofate tipo "2012" e simili. Giammai! Aprite, orsù!



Abbandoniamo le catastrofi e ci concentriamo sui cruciverba. Lo sapevate che il primo cruciverba ("Word-cross puzzle") veniva pubblicato come oggi, nel 1913, sul New York World? Questo primo cruciverba è stao ideato da un enigmista britannico, tale Arthur Wynne.

Anche se si potrebbe discutere la paternità, perché nel 1890, era stato pubblicato su una rivista milanese uno schema 4x4 di parole incrociate, ad opera di tale Giuseppe Airoldi, funzionario municipale del comune di Lecco.

Ma pare che questo Airoldi non venga tenuto in considerazione e il mondo tutto attribuisce a Wynne la paternità delle crosswords. Povero Airoldi!

Ma lasciamo perdere la paternità e concentriamoci sul gioco in sé. Dunque, come collegamento cinematografico, vi propongo quest'oggi uno dei più strani film che io abbia mai visto. Si chiama "Marathon" ed è stato presentato anche in Italia con il sottotitolo "Enigma a Manhattan".

Ho visto il film diversi anni fa e dunque ho dimenticato parecchio. Scriverò questo post cercando di ravanare nei ricordi e vediamo un po' cosa ne esce. (Dovrei farmi ipnotizzare in modo da ripescare le memorie perdute!)

La protagonista del film è una tipa appassionatissima di cruciverba e si è fissata che deve riuscire a risolvere più di 77 cruciverba in 24 ore, battendo il suo personale record stabilito l'anno precedente.

La ragazza ha quindi selezionato parecchi cruciverba, non so bene con quale criterio, e passa la giornata a risolverli uno dietro l'altro. Ma siccome a casa non riesce a concentrarsi, troppo silenzio, va in giro per New York, in particolare nelle metropolitane e risolve lì i suoi schemi.

Mi sembra di ricordare che non stia fuori tutto il tempo, sta un po' a casa, poi esce, poi ritorna e via così. Quando è a casa, ascolta i messaggi che le ha lasciato la madre in segreteria. Non mi ricordo esattamente cosa le dice questa madre, ma mi pare che anche lei abbia la fissa dei cruciverba e anche lei in passato avesse fatto queste sfide con se stessa. Quindi la madre le dà consigli su come gestire la questione. Poi però si preoccupa e chiama ripetutamente per sapere se la figlia è viva oppure no.

La protagonista, con alti e bassi, passa le ore a risolvere schemi, ma le vengono le crisi, non riesce, si blocca, non ha voglia, ma poi riprende, però si deconcentra e si perde via a guardare la gente, a sentire i rumori incessanti della metro, le porte che si aprono, lo sferragliamento, ecc.

Il film è bianco e nero e ci mostra una New York molto poco New York, almeno, questo è quello che mi ricordo delle percezione che ho avuto all'epoca della visione. Mi pareva quasi una città qualsiasi.

Vediamo alternatamente la protagonista immersa nella metropoli e immersa nei cruciverba di casa sua, dove sulle pareti sono appiccicati schemi su schemi. Ricordo che lei ha addirittura un timbro con cui contrassegna quelli risolti, ma vorrei ricordare cosa viene timbrato. Non so se un "solved" o se veniva fuori il numero del cruciverba.

La ragazza è abbastanza delirante in questa sua fissazione, poi è praticamente sempre sola e dunque quando si ha una fissazione e si sta da soli, molto spesso la cosa raggiunge proporzioni psicotiche.

Casomai vi capitasse di imbattervi in questo film, fatemi sapere!

Bene, anche per oggi è tutto!

domenica 20 dicembre 2020

CineAvventario #20

Oggi siamo rilassati e low key.



Il 20 dicembre 1915, le ultime truppe dei corpi armati dell'ANZAC (dell'esercito australiano e neozelandese) vengono evacuate da Gallipoli, dove si era svolta una sanguinossima battaglia tra le truppe degli eserciti alleati e l'impero ottomano (alleato della Germania), per il controllo dello stretto dei Dardanelli.

L'australiano Peter Weir firma "Gli anni spezzati" (il titolo originale è proprio "Gallipoli"), del 1981, e racconta la storia di due giovani australiani: l'idealista Archy e il cinico Frank che si arruolano nell'esercito australiano e vanno poi a combattere nella terribile battaglia dove non ci sarà un lieto fine.

Film molto bello e duro sull'assurdità e l'orrore della guerra, ma è anche un film di amicizia e crescita. Un film di avventure, di stupendi spazi aperti e belle speranze, ma purtroppo anche di belle speranze infrante. Probabilmente è proprio la positiva parte iniziale che aumenta dolorosamente la tragedia della seconda parte.

Peter Weir ha avuto difficoltà nel trovare finanziamenti per il film dato che l'agenzia cinematografica governativa non voleva cacciare fuori il grano perché riteneva che il film non fosse abbastanza commerciale. Allora Weir si è arrangiato diversamente e alla produzione ci si è messo pure Rupert Murdoch. Il film ha poi avuto successo assai in Australia, ma meno all'estero, ma ha vinto diversi premi e ha sicuramente contribuito a far accrescere l'interesse per la cinematografia australiana e a lanciare internazionalmente Mel Gibson, qui nel ruolo di Frank.

Buona domenica, cari lettori!

sabato 19 dicembre 2020

CineAvventario #19

Buenas dias, lettrici e lettori.
Oggi ci trastulliamo con un grande classico librario nonché natalizio!



Il 19 dicembre 1843 viene pubblicato "A Christmas Carol" di Dickens.

Quanti stra-milioni di adattamenti cinematografici ne sono stati fatti? Per non parlare di citazioni o parodie. Un numero sconfinato.

Oggi vorrei concentrarmi sulla rappresentazione del fantasma di Marley + dei tre fantasmi dei Natali.

1) Il fantasma di Marley si presenta vestito come era in vita, con una fascia ai lati del viso (a tenergli chiusa la mascella) e con una lunga catena a cui sono attaccati lucchetti, chiavi, scatole, libri. Tutto in metallo tintinnante.

2) Il fantasma del Natale passato viene nel libro descritto come una figura androgina, di età indefinita. Forse vecchio, ma con qualcosa di infantile. Ha i capelli bianchi e lunghi e una faccia senza rughe. Ha le braccia lunghe e forti ed è vestito con una tunica bianca. In mano ha un ramo di agrifoglio. In testa ha una luce ardente, come una candela, e sotto il braccio regge un cappello conico somigliante a uno spegni-candela. (Questo è il fantasma che presenta le rappresentazioni più disparate)

3) Il fantasma del Natale presente viene descritto come un gigante dall'aspetto glorioso. Si trova in mezzo a ogni sorta di decorazioni e cibarie e in mano ha una torcia luminosa dalla forma simile a una cornucopia.

4) Il fantasma del Natale futuro è paludato in una tunica nera che gli nasconde la faccia, la testa, la forma. Si riesce solo a vedere una sua mano protesa.

Vediamo un po' la resa di questi 4 spiriti!

In "Scrooge" del 1935, vanno molto al risparmio: il fantasma di Marley si vede solo come viso in sovraimpressione sul batacchio della porta di casa Scrooge. Poi, quando dovrebbe fare la sua comparsa in scena per avvisare Scrooge dell'arrivo degli spiriti, si sente solo la sua voce. Viene spiegato che il fantasma lo vede solo Scrooge, per cui noi non vediamo una mazza. Molto bello.

Va poco meglio con il Fantasma del passato: qualcosa vediamo, ma è solo un alone luminoso con voce da uomo.

Ma il Natale del presente finalmente ci dà un po' di soddisfazione: non è molto gigante ma almeno si vede.
Però riecco che ritorniamo nell'invisibile e pure del Fantasma del futuro non vediamo praticamente niente! E sì che era facile! Butti un mantello addosso a uno e hai fatto! Invece no. Del fantasma vediamo praticamente solo l'ombra della mano che indica. Comunque tutto sommato non è nemmeno male come scelta, perché quest'ombra che spesso va sul viso di Scrooge dà l'impressione di qualcosa che lo "shiaccia" e lo "domina".

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In "Scrooge" del 1938, gli autori non sono avari in fantasmi come nel precedente film. Ecco Marley semi-trasparente:
Il Fantasma del passato è una biondona con un buffo cappello:
Il fantasma del presente ha un che di Kurt Russell:
Le scene del futuro iniziano in modo piuttosto coinvolgente. Scrooge non incontra il Fantasma in casa, ma all'aperto, tra alberi nodosi e vento sferzante. La scena è bella, però ho l'impressione che pure il Fantasma fatichi a gestire il suo mantello svolazzante, con tutto il vento che soffia!
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Atro film: "Lo schiavo dell'oro". Abbiamo un Marley molto damerino. Che camicia fru-fru!
Il Fantasma del passato è molto interessante perché è un uomo. Inizialmente pensavo che fosse interpretato dallo stesso attore che fa Scrooge, invece è un altro:
Il Fantasma del presente ha il barbone un po' più fluente, ma non si discosta troppo:
Il Fantasma del futuro è così nero che sembra quasi una dissolvenza. Veramente scuro, si fatica a capire la forma. La cosa che si vede di più è una bianca mano in primo piano che, a mo' di vigile, ferma Scrooge che corre disperato. Quando si riesce a vedere qualcosa, l'impressione è quella di un Nazgul.

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Poi abbiamo "La più bella storia di Dickens". Il film è molto bello come ambientazione e recitazione. Quello che a me personalmente non piace tanto è che ci sono diverse canzoni e quando un attore attacca a cantare, nove volte su dieci penso: oh no, ancora! Comunque Albert Finney bravissimo!
Marley è interpretato dal magnifico Alec Guinness di bianco vestito e incatenato. Ha pure il codino, come descritto nel libro:

Marley ha aspetto e movenze quasi grottesche: ha del comico
e inquietante insiem
Il fantasma del passato è questa donnina sussiegosa:
Molto bello il Fantasma del presente: finalmente è un po' più grande e poi ha delle decorazioni in vetro attaccate alla corona che ha in testa. Mi ricorda un po' uno scalatore altoatesino.
Il Fantasma del futuro si vede abbastanza, ha un paludamento tipo frate:
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Questo è il quartetto de "Il canto di Natale di Topolino". Mi sono sempre chiesta perchè, di tutti i personaggi, proprio Pippo dovesse fare Marley. Pippo, così disinteressato al soldo! Gambadilegno in versione Fantasma del futuro è l'unico di cui si vede il viso.
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Ne "Il canto di Natale" con Patrick Stewart (che non mi convince granché nel ruolo), abbiamo un Marley che sembra un po' uscito dalla guerra. Non mi convince poi tanto, però, per spaventare Scrooge, si toglie la benda facendosi cadere la mascella:
Il Fantasma del passato è in effetti molto androgino: credevo fosse una donna e invece è un uomo.
Il Fantasma del presente non si discosta molto dalla solita rappresentazione, mentre quello del futuro è molto alto, molto scuro e in pratica si vedono solo gli occhi luminosi e la mano che indica.

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Pure George C. Scott ha fatto Scrooge. Il "suo" Marley mi sembra un po' trasandato, forse più adatto a fare un pirata maledetto dei Caraibi (anche lui si toglie la benda per far cadere la mascella ma non ha lo stesso effetto pauroso del precedente):
La Fantasmessa del presente ha una cotonatura proprio anni '80 e sembra uscita da un video musicale:
Il Fantasma del presente è del solito genere, circola a vestaglia aperta, col petto villoso in vista. Il Fantasma del futuro si vede poco, tendenzialmente in silhouette ed è del genere Nazgul. George C. Scott gli si rivolge in modo piuttosto incazzoso, invece che implorante.

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Nel Christmas Carol di Zemeckis abbiamo un Marley classico:
Il Fantasma del passato è quello più fiammeggiante visto finora e ha il cappello-spegnino! L'unico! E nella faccia credo di vedere i lineamenti di Scrooge.
Il Fantasma del presente è molto giganteggiante, mentre quello del futuro è proprio un fantasma a tutti gli effetti: una scura ombra incorporea dalla solita forma e dalle ombrose mani adunche.

Bene, tutti questi fantasmi mi hanno provato ma non mi hanno impedito di vedere i film brevi di primissimo novecento. E' possibile raccontare "Il canto di natale" in 13 minuti? O addirittura in 6 e mezzo? Ho stabilito che se non è impossibile è molto difficile. Troppo poco tempo per rappresentare la trasformazione di Scrooge. Forse con delle immagini pazzesche è possibile farlo, comunque ci devo pensare. Quei primi film del '900 mi danno emozione zero, anche se è apprezzabile la tecnica con cui hanno fatto gli effetti trasparenti dei fantasmi e dei ricordi. Però sembra di vedere un riassunto della storia. Ma immagino che agli spettatori dell'epoca fosse sufficiente così.

Basta, vado a trascinare un po' di catene.

venerdì 18 dicembre 2020

CineAvventario #18

Oggi è venerdì e andiamo sul bizzarro, per chi ama il genere!



Come oggi, nel 1890 è stata aperta al pubblico la prima ferrovia elettrica nella metropolitana di Londra. Prima andavano col treno a vapore. Non molto salubre, andare sottoterra con la locomotiva a vapore.

E dunque tuffiamoci nell'underground londinese, ma sarebbe troppo facile proporvi "Sliding Doors" e dunque andiamo tra i binari sotterranei insieme al dottor Quatermass, perché laggiù è stato trovato qualcosa di strano... "L'astronave degli esseri perduti"!

Durante i lavori nella fittizia stazione di Hobbs End vengono trovati dapprima degli scheletri molto preistorici, ma molto molto prestorici, risalenti a tipo 5 milioni di anni fa, secolo più, secolo meno. Poi viene rinvenuto qualcosa che dapprima sembra un oggetto della grandezza di una bomba, invece, scava che ti scava, si scopre che l'oggetto è molto più grande, una specie di mezzo di trasporto e al suo interno vengono rinvenuti degli scheletri. Sembra addirittura dotato di misteriose proprietà: con la fiamma ossidrica non si riesce manco a scaldarlo e se lo si tocca ci si ghiaccia le mani.

Lo scienziato Bernard Quatermass si interessa della cosa, ostacolato però dal governo. I militari sono molto ottusi e insistono per considerare l'oggetto misterioso, un semplice artefatto tedesco, risalente alla seconda guerra mondiale. Non cambiano idea (o forse non vogliono farlo) nemmeno quando dentro l'oggetto, dietro una parete molto molto resistente, vengono rinvenuti degli strani esseri, morti, dall'aspetto di cavallette giganti.

Oddio, c'è da dire che posso anche capire lo scetticismo dei militari, perché il dottor Quatermass, da due indizi in croce, tira fuori tutta una teoria bislacca a base di marziani bellicosi che rapiscono primati per fare su di loro esperimenti genetici. Una roba per cui Mulder si gaserebbe molto.

Ma che i militari ci credano o no, la situazione precipita perché l'oggetto misterioso inizia a manifestare strani poteri cinetici e psichici...

Se vi piace il genere fantascientifico anni '60, quello fatto con 10 sterline, però fatto bene, date uno sguardo a questo film sotterraneo. Buoni attori, buon ritmo, niente lungaggini, finale secco e anche non tanto consolatorio. Produzione Hammer!

giovedì 17 dicembre 2020

CineAvventario #17

Oggi è giovedì e si fa musica!



Il 17 dicembre 1865 viene eseguita per la prima volta la sinfonia numero 8, detta l'Incompiuta, di Franz Schubert. Di questa sinfonia, Schubert ha scritto solo due movimenti e parte del terzo. Non si sa perché non abbia mai portato a termine l'opera, non era nemmeno l'ultima sinfonia, perché dopo di quella ne ha scritte altre due. Boh, forse si sarà scocciato. "Due movimenti bastano", avrà pensato.

Al cinema, questa sinfonia in particolare è stata usata diverse volte. La parte iniziale ha un impatto emotivo molto forte e si presta molto bene alle scene di tensione.

In "Minority Report" la si sente benissimo ad esempio in certi momenti in cui Tom Cruise magheggia coi suoi schermi tattili per analizzare le premonizioni.

Oltre ad apparire in diversi episodi dei puffi, perché associata spesso a Gargamella, questa sinfonia viene usata in diversi altri film noir e thriller, tutti interessanti peraltro.
Ne "Lo sparviero di Londra", thriller dove un killer adesca le ragazze tramite annunci sul giornale, tra le oscurità della metropoli inglese dove Boris Karloff spunta dall'ombra a tradimento (e quando Karloff spunta dall'ombra, un brivido te lo fa venire), i protagonisti vanno perfino a teatro a sentire Schubert.

Ne "Il terrore corre sul filo", l'Incompiuta accompagna Barbara Stanwyck che, bloccata a letto, sente per sbaglio una conversazione telefonica in cui due persone architettano un omicidio. Non sa che è lei la vittima predestinata.

E in "Desiderio di donna" è di nuovo la Stanwyck che legge una poesia con l'Incompiuta in sottofondo.

Nel cupo e violento "Un bacio e una pistola", l'investigatore Mike Hammer va a fare indagini a casa di una ragazza che è stata uccisa e mentre è nell'appartamento e trova un libro di poesie di Christina Rossetti, si ode ancora la sinfonia nr 8.

Ma Schubert in sé è stato anche diverse volte interpretato al cinema. In un'occasione, indovinate un po' da chi:
Lui: Karlheinz Böhm, il Francesco Giuseppe dei film di Sissi di cui abbiamo parlato a inizio mese.

Ma forse, esiste un film che ci spiega il perché Schubert non ha finito l'Incompiuta. Il film è il rifacimento italiano di un film austro-tedesco diretto da Willi Forst, che è il tipo che interpretava Peruggia, il ladro della Gioconda di cui vi ho detto qualche giorno fa.

Ebbene, il film italiano si intitola "Angeli senza paradiso" e lo sapete chi ha intepretato Schubert? Ma sì che lo sapete.
Nientemeno che l'Albano nazionale!
Il suo Schubert naturalmente si innamora di Romina nelle vesti di una principessina snob. Prima le insegna a cantare la "Serenata" e poi lui, travestito da Schubert, canta l'Ave Maria di Schubert.

L'amore tra lui e la principessina purtroppo non finisce bene perché lei, pur amandolo, deve sposare un altro. Allora lui, disperato, si mette a suonare al pianoforte l'Incompiuta. Ma è troppo il dolore, per cui interrompe l'esecuzione e strappa l'ultima pagina dello spartito!

Avete capito? L'Incompiuta era Compiuta, ma è a causa di un amore disperato che Schubert ne ha distrutto la parte finale! Ecco svelato l'arcano!