Vi è mai capitato di vedere un attore per la prima volta in un certo film e poi di rivedere quell'attore in altri ruoli ma di non riuscire più a separarlo dal primo ruolo in cui lo avete visto?
Ad esempio, ho visto la prima volta Simon Baker, di cui piazzo ora una foto:
in quel filmaccio chiamato Tutti i numeri del sesso, dove Winona Ryder faceva la serial killer. E Baker interpretava un piacione che passava tutto il film ad andare a letto con una lista lunghissima di donne. Io l'ho trovato di un antipatico questo personaggio, che ogni volta che vedo Baker, con quel sorrisetto poi, mi viene nervoso e cambio canale.
Oppure c'è il caso di un attore italiano, Peppino Mazzotta, segue foto:
che ho visto in Cado dalle nubi di Zalone, dove interpretava un giovane prete. Era così convincente che ogni volta che lo vedo, pure quando fa Montalbano, a me sembra sempre un prete in borghese.
Ho visto da alcune foto che adesso ha cambiato un po' look. Ecco, questo fatto potrebbe farmelo disassociare da quel ruolo perché altrimenti io sono fissata con questo fatto del prete e per me, già che fa da assistente a Montalbano, potrebbe farlo pure a don Matteo.
E voi, c'è qualche attore/ice da cui non riuscite a scollare un ruolo?
martedì 20 marzo 2018
sabato 17 marzo 2018
Il salto della quaglia sotto il divano
Quest'oggi vorrei parlarvi di un libro e del relativo film che ne è stato tratto e devo ammettere che - sorpresa, sorpresa - ho preferito il film.
Non perché il libro non sia bello, ha pure vinto l'Edgar Award, che non è un premio conferito dal maggiordomo degli Aristogatti, bensì un premio assegnato dall'organizzazione Mystery Writers of America e che è stato vinto da gente tipo Agatha Christie, Ellery Queen, Georges Simenon, John Le Carrè, Graham Greene e un pacco di altri grandi autori.
Quindi non sto parlando di un libraccio, ma di un libro scritto bene e scritto da uno che dà l'impressione di sapere di cosa parla e che quindi caratterizza bene i protagonisti e l'ambiente in cui si muovono.
Qualcuno si starà forse chiedendo: ma di che libro stai dunque parlando?
Presto detto: "Spionaggio d'autore" di Brian Garfield il quale, oltre a non essere imparentato col gatto arancione, ha scritto ben 64 romanzi di cui ben pochi tradotti in italiano, a quanto mi risulta.
Ma perché mai non ho gradito particolarmente questo romanzo e verso metà lettura stavo perfino per abbandonarlo? (Poi ho detto: eccheccacchio, ho pagato, adesso lo leggo fino in fondo).
Il romanzo inizia con questo ex-agente segreto che è stato mandato in prepensionamento forzato perché reputato obsoleto dai capi della sua agenzia segreta. E questo ex-agente ha un po' la sindrome del pensionato e si annoia.
Lui anche ci prova a fare qualcosa per non annoiarsi, non gira per casa in vestaglia e ciabatte e nemmeno va per la strada a fare commenti nei cantieri.
Egli invece, nel tentativo di provare quelle scariche adrenaliniche che gli dava il suo lavoro, si cimenta in attività spericolate e per qualche momento smette di annoiarsi, solo che dopo un po' acquista dimestichezza con queste attività spericolate e rischiose e quindi torna ad annoiarsi come prima.
Anche al casinò stessa musica. Vince i soldoni e sbanca il banco ma continua ad annoiarsi.
E si permetterà anche a me di annoiarmi un po' a leggere di uno che si annoia? E forse anche voi vi state annoiando, al leggere di una che si annoiava mentre leggeva di uno che si annoia. (È una cateeeena, sai).
A questo punto Garfield, che forse anche lui si stava un po' annoiando a scrivere di uno che si annoia, fa avere al suo personaggio l'ideona che scioglierà il tedio come neve al sole: scrivere un libro dove vengono svelati tutti gli altarini e gli altaroni della sua ex agenzia di spionaggio.
Quindi l'ex-agente segreto scrive il libro (e ogni tanto si annoia anche mentre lo scrive, giuro!), poi inizia a spedire un capitolo alla volta a diverse case editrici in tutto il mondo. Non appena i suoi ex capi lo vengono a sapere, ecco che parte una mobilitazione di mezzi volta a stanare l'ex agente e impedirgli quindi di rivelare scomodi segreti al mondo intero.
Praticamente l'avere un sacco di gente che gli dà la caccia, consente all'ex-agente di non annoiarsi più. Non solo: siccome lui è più bravo di tutti quelli dell'agenzia, lascia apposta delle tracce durante i suoi spostamenti in modo che gli agenti abbiano una qualche possibilità di prenderlo. Altrimenti lui si annoierebbe se non avesse il fiato dei suoi inseguitori sul collo.
Il titolo originale del libro è Hopscotch che sarebbe il nostro gioco della campana, ma che vuol anche indicare un modo di procedere a balzelloni, un po' qua un po' là. Si potrebbe dire:"ho fatto l'Europa hopscotch", che è in effetti quello che succede nel libro. L'ex-agente passa da una località all'altra, lasciando qualche traccia del suo passaggio.
Insomma, non succede niente di così esaltante, niente che aumenti un po' la tensione. C'è un unico punto in cui al protagonista succede qualcosa di imprevisto, ma poi tutto si risolve in quattro e quattr'otto. Tutto fila liscio senza sorprese, è in pratica una storia di azione minimalista. La caratterizzazione dei personaggi è fatta bene, ma c'è troppo poco movimento e quello che c'è scorre su dei binari troppo lisci.
Inoltre, il protagonista non è poi così simpatico, è uno bravissimo che sa far tutto, sempre un passo avanti agli altri. Abilissimo nel trucco in modo da sembrare convincentemente sia un arabo che uno svedese. Le uniche due donne che appaiono nella storia, in pratica gli cadono ai piedi. Di lui si dice che "le cose non gli accadono, è lui che accade a loro". Ma chi è? Chuck Norris?! Secondo me è un protagonista un po' noioso, tanto per rimanere in tema.
Il ruolo dell'ex-agente segreto è interpretato dal grande Walter Matthau e già solo per questo motivo il film acquista ai miei occhi un certo numero di punti.
E a quanto pare, sia Walter che il regista hanno preteso che la sceneggiatura avesse un tono più leggero rispetto al film. Quindi via alla noia esistenziale e spazio per un po' di sano umorismo che di sicuro allontana ogni tedio, sia esistenziale che non.
È sicuramente più facile, nel film, entrare in empatia col personaggio dell'ex-agente anche perché lo si vede all'inizio venire denigrato e declassato dal suo capo, divertentemente interpretato da Ned Beatty che, man mano che il film procede, si infuria e si scarmiglia sempre più, prendendosela con tutti anche con l'FBI che dovrebbe dargli una mano e invece gli distrugge la casa delle vacanze in cui Matthau si era nascosto: "Adesso ho capito cosa significa FBI: fessi, buffoni e imbecilli".
Nel film trova spazio anche Glenda Jackson in una parte scritta appositamente per il film. Una parte un po' insulsa, per la verità, non contribuisce alla storia e l'impressione è che la Jackson sia stata un po' sprecata.
Immagino che sia a causa di questa presenza femminile che il titolo italiano è Due sotto il divano e si riferisce a una battuta tra Matthau e la Jackson (che in inglese tra l'altro è diversa). Secondo me è un titolo abbastanza scemo nonché fuorviante.
Anche il libro "esplosivo" che l'ex-agente scrive si intitola Hopscotch e nella versione italiana del film viene tradotto, in maniera più divertente e calzante, con "Il salto alla quaglia". Sarebbe stato un buon titolo anche per il film.
E last but not least, una massiccia dose della colonna sonora è costituita da musiche di Mozart e Mozart è sempre un bel sentire.
Vi consiglio inoltre di leggere l'articolo bibliofilo che Lucius ha scritto sul libro e sul film.
Saluti.
Non perché il libro non sia bello, ha pure vinto l'Edgar Award, che non è un premio conferito dal maggiordomo degli Aristogatti, bensì un premio assegnato dall'organizzazione Mystery Writers of America e che è stato vinto da gente tipo Agatha Christie, Ellery Queen, Georges Simenon, John Le Carrè, Graham Greene e un pacco di altri grandi autori.
Quindi non sto parlando di un libraccio, ma di un libro scritto bene e scritto da uno che dà l'impressione di sapere di cosa parla e che quindi caratterizza bene i protagonisti e l'ambiente in cui si muovono.
Qualcuno si starà forse chiedendo: ma di che libro stai dunque parlando?
Presto detto: "Spionaggio d'autore" di Brian Garfield il quale, oltre a non essere imparentato col gatto arancione, ha scritto ben 64 romanzi di cui ben pochi tradotti in italiano, a quanto mi risulta.
Ecco l'Edgar in questione |
Il romanzo inizia con questo ex-agente segreto che è stato mandato in prepensionamento forzato perché reputato obsoleto dai capi della sua agenzia segreta. E questo ex-agente ha un po' la sindrome del pensionato e si annoia.
Lui anche ci prova a fare qualcosa per non annoiarsi, non gira per casa in vestaglia e ciabatte e nemmeno va per la strada a fare commenti nei cantieri.
Egli invece, nel tentativo di provare quelle scariche adrenaliniche che gli dava il suo lavoro, si cimenta in attività spericolate e per qualche momento smette di annoiarsi, solo che dopo un po' acquista dimestichezza con queste attività spericolate e rischiose e quindi torna ad annoiarsi come prima.
Anche al casinò stessa musica. Vince i soldoni e sbanca il banco ma continua ad annoiarsi.
E si permetterà anche a me di annoiarmi un po' a leggere di uno che si annoia? E forse anche voi vi state annoiando, al leggere di una che si annoiava mentre leggeva di uno che si annoia. (È una cateeeena, sai).
A questo punto Garfield, che forse anche lui si stava un po' annoiando a scrivere di uno che si annoia, fa avere al suo personaggio l'ideona che scioglierà il tedio come neve al sole: scrivere un libro dove vengono svelati tutti gli altarini e gli altaroni della sua ex agenzia di spionaggio.
Quindi l'ex-agente segreto scrive il libro (e ogni tanto si annoia anche mentre lo scrive, giuro!), poi inizia a spedire un capitolo alla volta a diverse case editrici in tutto il mondo. Non appena i suoi ex capi lo vengono a sapere, ecco che parte una mobilitazione di mezzi volta a stanare l'ex agente e impedirgli quindi di rivelare scomodi segreti al mondo intero.
Praticamente l'avere un sacco di gente che gli dà la caccia, consente all'ex-agente di non annoiarsi più. Non solo: siccome lui è più bravo di tutti quelli dell'agenzia, lascia apposta delle tracce durante i suoi spostamenti in modo che gli agenti abbiano una qualche possibilità di prenderlo. Altrimenti lui si annoierebbe se non avesse il fiato dei suoi inseguitori sul collo.
Il titolo originale del libro è Hopscotch che sarebbe il nostro gioco della campana, ma che vuol anche indicare un modo di procedere a balzelloni, un po' qua un po' là. Si potrebbe dire:"ho fatto l'Europa hopscotch", che è in effetti quello che succede nel libro. L'ex-agente passa da una località all'altra, lasciando qualche traccia del suo passaggio.
Insomma, non succede niente di così esaltante, niente che aumenti un po' la tensione. C'è un unico punto in cui al protagonista succede qualcosa di imprevisto, ma poi tutto si risolve in quattro e quattr'otto. Tutto fila liscio senza sorprese, è in pratica una storia di azione minimalista. La caratterizzazione dei personaggi è fatta bene, ma c'è troppo poco movimento e quello che c'è scorre su dei binari troppo lisci.
Inoltre, il protagonista non è poi così simpatico, è uno bravissimo che sa far tutto, sempre un passo avanti agli altri. Abilissimo nel trucco in modo da sembrare convincentemente sia un arabo che uno svedese. Le uniche due donne che appaiono nella storia, in pratica gli cadono ai piedi. Di lui si dice che "le cose non gli accadono, è lui che accade a loro". Ma chi è? Chuck Norris?! Secondo me è un protagonista un po' noioso, tanto per rimanere in tema.
Il ruolo dell'ex-agente segreto è interpretato dal grande Walter Matthau e già solo per questo motivo il film acquista ai miei occhi un certo numero di punti.
E a quanto pare, sia Walter che il regista hanno preteso che la sceneggiatura avesse un tono più leggero rispetto al film. Quindi via alla noia esistenziale e spazio per un po' di sano umorismo che di sicuro allontana ogni tedio, sia esistenziale che non.
È sicuramente più facile, nel film, entrare in empatia col personaggio dell'ex-agente anche perché lo si vede all'inizio venire denigrato e declassato dal suo capo, divertentemente interpretato da Ned Beatty che, man mano che il film procede, si infuria e si scarmiglia sempre più, prendendosela con tutti anche con l'FBI che dovrebbe dargli una mano e invece gli distrugge la casa delle vacanze in cui Matthau si era nascosto: "Adesso ho capito cosa significa FBI: fessi, buffoni e imbecilli".
La gag del ritratto del capo che cambia espressione quando l'ex-agente gli parla facendosi beffe di lui. |
Nel film trova spazio anche Glenda Jackson in una parte scritta appositamente per il film. Una parte un po' insulsa, per la verità, non contribuisce alla storia e l'impressione è che la Jackson sia stata un po' sprecata.
Immagino che sia a causa di questa presenza femminile che il titolo italiano è Due sotto il divano e si riferisce a una battuta tra Matthau e la Jackson (che in inglese tra l'altro è diversa). Secondo me è un titolo abbastanza scemo nonché fuorviante.
Anche il libro "esplosivo" che l'ex-agente scrive si intitola Hopscotch e nella versione italiana del film viene tradotto, in maniera più divertente e calzante, con "Il salto alla quaglia". Sarebbe stato un buon titolo anche per il film.
E last but not least, una massiccia dose della colonna sonora è costituita da musiche di Mozart e Mozart è sempre un bel sentire.
Vi consiglio inoltre di leggere l'articolo bibliofilo che Lucius ha scritto sul libro e sul film.
Saluti.
lunedì 5 marzo 2018
A domanda rispondo
Il poliedrico Ivano Landi mi ha coinvolto in questo gioco che consiste nel rispondere a ben 25 domande cinematografiche, indiscrete, per giunta.
Andiamo a cominciare.
1. Il personaggio cinematografico che vorrei essere?
Relativamente ai personaggi femminili, il mio desiderio alterna tra:
Andiamo a cominciare.
1. Il personaggio cinematografico che vorrei essere?
Relativamente ai personaggi femminili, il mio desiderio alterna tra:
Deloris van Cartier aka Suor Maria Claretta, perché invidio la sua verve straordinaria |
e
Vicky Vale, per essere salvata da Batman, quel Batman (e magari fate partire in sottofondo la musica di Danny Elfman) |
Ma siccome molto spesso prediligo i personaggi maschili, esprimo una preferenza anche in tal senso. E anche qua oscillo tra due:
Un pirata estremamente ridicolo, come non amarlo? |
e
Il mitico scienziato bizzarro, anche lui pieno di verve. |
2. Genere che amo e genere che odio?
In base ai bizzarri personaggi scelti sopra si dovrebbe capire che il genere che amo è la commedia.
Invece non amo per niente i film di viulenza, specie se splatter.
3. Film in lingua originale o doppiati?
Un film doppiato mi piace molto se è doppiato bene e con belle voci. Quando un film lo conosco bene in italiano, provo sempre a sentire com'è anche in inglese.
In generale però bisogna avere l'orecchio allenato per poter apprezzare un film in originale. Ce ne sono diversi in cui se non ho i sottotitoli non capisco una cippa.
Comunque ultimamente sopporto sempre meno i moderni doppiatori, mi sembrano in generale piuttosto anonimi e con una voce troppo impostata.
4. L'ultimo film che ho comprato?
Appartamento al Plaza con Walther Matthau che recita tre diverse parti.
5. Sono mai andato al cinema da solo?
A voja, certo che sì.
6. Cosa ne penso dei Blu-Ray?
Sono per me una creatura mitologica di cui a stento conosco l'esistenza.
7. Che rapporto ho con il 3D?
Pessimo, se posso lo evito e vorrei che i creatori di film in 3D evitassero di fare ancora scene in cui buttano oggetti addosso agli spettatori.
8. Cosa rende un film uno dei miei preferiti?
La capacità di migliorarmi l'umore in positivo, alla prima come alla centesima visione.
9. Preferisco vedere i film da solo o in compagnia?
Entrambe le cose.
10. Ultimo film che ho visto?
Un film che adesso non dirò perché ne scriverò più avanti. Come indizio dico che indirettamente c'entra Guillermo del Toro.
11. Un film che mi ha fatto riflettere?
Under the Skin mi ha fatto parecchio pensare. Non so quale significato intendesse dare il regista, comunque a me ha fatto venire in mente che si può smettere di fare azioni negative se ci si rende davvero conto dell'effetto che tali azioni hanno sugli altri.
12. Un film che mi ha fatto ridere?
Invito a cena con delitto mi ha sempre fatto molto ridere. E inoltre mi ricordo di essermi spanciata dalle risate in Un giorno alle corse con i fratelli Marx, in particolare nella scena dove Chico vende a Groucho un'intera enciclopedia ippica, composta da numerosi volumi. Groucho cerca in tutti i modi di tenere questi libri, anche con le ginocchia e a un certo punto dice:"Menomale che mi sono ricordato di portare le gambe".
13. Un film che mi ha fatto piangere?
Probabilmente è stato il momento specifico in cui l'ho visto, ma nonostante sapessi come andava a finire e nonostante per tutto il film non mi sentissi particolarmente coinvolta, alla fine ho pianto come una fontana. Ebbene, devo confessare che il film in questione è Titanic.
14. Un film orribile?
Fuga di cervelli di e con il simpaticissimo Ruffini.
15. Un film che non ho visto perché mi sono addormentato?
Penso di essermi addormentata due volte nel tentativo di guardare Batman Returns. Comunque, alla terza volta, (con metodo Mr.Bean), ce l'ho poi fatta a vederlo. Vabbè, dai non esageriamo, so bene che non è così soporifero!
16. Un film che non ho visto perché stavo facendo le "cosacce"?
Ma quando mai! Se si paga il biglietto, non ci sono cosacce che tengano!
17. Il film più lungo che ho visto?
Credo Via col vento, quasi 4 ore di film.
18. Il film che mi ha deluso?
Mah, forse perché tutti mi dicevano "Pulp Fiction! Come, non hai visto Pulp Fiction? Pulp Fiction! Pulp Fiction! bisogna proprio vederlo, Pulp Fiction!" E alla fine l'ho visto, ma che devo dire? Non mi ha impressionato. Forse non l'ho capito e ancora mi chiedo perché la storia sia raccontata a quel modo. Credo di non avere grande affinità con Tarantino.
19. Un film che so a memoria?
Eccoli qua, appena tornati dalla loro tournèe trionfale di tre mesi in tutta l’Europa, l’Oceania e tutta la Polinesia del sud. Un bell’applauso per gli amici di Calumet City dell’Illinois. La show band di Joliet Jake ed Elwood Blues, i Blues Brothers.
20. Un film che ho visto al cinema perché mi ci hanno trascinato?
Non credo di essere mai stata trascinata da nessuna parte, però non so se ero molto convinta quando mi hanno portato a vedere Resident Evil. Forse ho acconsentito perché avevo giocato in precedenza al videogioco.
21. Il film più bello tratto da un libro?
Mi era molto piaciuto Quel che resta del giorno, quando Anthony Hopkins non gigioneggiava ancora.
22. Il film più datato che ho visto?
Credo questo, del 1927. Dopo aver letto la risposta di Michele del Cumbrugliume, mi sono accorta che probabilmente Il Monello, del 1921, è probabilmente il film più vecchio che ho visto. Uso il termine "vecchio" perché "datato" mi fa pensare a un film che ha perso valore negli anni. Il Monello è un film vecchio ma non datato mentre ad esempio Vacanze Romane è un film sia vecchio che datato.
23. Miglior colonna sonora?
Quanto migliore non so, ma mi è sempre molto piaciuta la colonna sonora di A spasso con Daisy. Mi piacerebbe però che ne venisse eseguita una versione con una vera orchestra.
Però quando sento il tema di Batman (1989) e quello dei pirati caraibici mi gaso a mille.
24. Migliore saga cinematografica?
Non credo di essere molto esperta in saghe, comunque la trilogia dell'anello mi piace.
25. Miglior remake?
Con tutti i remake che fanno continuamente, non me ne viene in mente neanche uno. In compenso posso dire qual è il peggiore: FBI Operazione gatto!
E ora passo la palla ad altri blogger
Inchiostro, fusa e draghi
Non può essere vero
Ero Daria
Beatrina Incorporella
I am not gossip girl
L'agora del rock poeta
Amici animali
Non sono nemmeno blog di cinema, ma mi piace come scrivono per cui, qualora volessero partecipare, sono certa che risponderanno alle domande in maniera interessante.
Invece non amo per niente i film di viulenza, specie se splatter.
3. Film in lingua originale o doppiati?
Un film doppiato mi piace molto se è doppiato bene e con belle voci. Quando un film lo conosco bene in italiano, provo sempre a sentire com'è anche in inglese.
In generale però bisogna avere l'orecchio allenato per poter apprezzare un film in originale. Ce ne sono diversi in cui se non ho i sottotitoli non capisco una cippa.
Comunque ultimamente sopporto sempre meno i moderni doppiatori, mi sembrano in generale piuttosto anonimi e con una voce troppo impostata.
4. L'ultimo film che ho comprato?
Appartamento al Plaza con Walther Matthau che recita tre diverse parti.
5. Sono mai andato al cinema da solo?
A voja, certo che sì.
6. Cosa ne penso dei Blu-Ray?
Sono per me una creatura mitologica di cui a stento conosco l'esistenza.
7. Che rapporto ho con il 3D?
Pessimo, se posso lo evito e vorrei che i creatori di film in 3D evitassero di fare ancora scene in cui buttano oggetti addosso agli spettatori.
8. Cosa rende un film uno dei miei preferiti?
La capacità di migliorarmi l'umore in positivo, alla prima come alla centesima visione.
9. Preferisco vedere i film da solo o in compagnia?
Entrambe le cose.
10. Ultimo film che ho visto?
Un film che adesso non dirò perché ne scriverò più avanti. Come indizio dico che indirettamente c'entra Guillermo del Toro.
11. Un film che mi ha fatto riflettere?
Under the Skin mi ha fatto parecchio pensare. Non so quale significato intendesse dare il regista, comunque a me ha fatto venire in mente che si può smettere di fare azioni negative se ci si rende davvero conto dell'effetto che tali azioni hanno sugli altri.
12. Un film che mi ha fatto ridere?
Invito a cena con delitto mi ha sempre fatto molto ridere. E inoltre mi ricordo di essermi spanciata dalle risate in Un giorno alle corse con i fratelli Marx, in particolare nella scena dove Chico vende a Groucho un'intera enciclopedia ippica, composta da numerosi volumi. Groucho cerca in tutti i modi di tenere questi libri, anche con le ginocchia e a un certo punto dice:"Menomale che mi sono ricordato di portare le gambe".
Divertentissimi! Il film ve lo consiglio assai |
13. Un film che mi ha fatto piangere?
Probabilmente è stato il momento specifico in cui l'ho visto, ma nonostante sapessi come andava a finire e nonostante per tutto il film non mi sentissi particolarmente coinvolta, alla fine ho pianto come una fontana. Ebbene, devo confessare che il film in questione è Titanic.
14. Un film orribile?
Fuga di cervelli di e con il simpaticissimo Ruffini.
15. Un film che non ho visto perché mi sono addormentato?
Penso di essermi addormentata due volte nel tentativo di guardare Batman Returns. Comunque, alla terza volta, (con metodo Mr.Bean), ce l'ho poi fatta a vederlo. Vabbè, dai non esageriamo, so bene che non è così soporifero!
Metodo Mr.Bean |
16. Un film che non ho visto perché stavo facendo le "cosacce"?
Ma quando mai! Se si paga il biglietto, non ci sono cosacce che tengano!
17. Il film più lungo che ho visto?
Credo Via col vento, quasi 4 ore di film.
18. Il film che mi ha deluso?
Mah, forse perché tutti mi dicevano "Pulp Fiction! Come, non hai visto Pulp Fiction? Pulp Fiction! Pulp Fiction! bisogna proprio vederlo, Pulp Fiction!" E alla fine l'ho visto, ma che devo dire? Non mi ha impressionato. Forse non l'ho capito e ancora mi chiedo perché la storia sia raccontata a quel modo. Credo di non avere grande affinità con Tarantino.
19. Un film che so a memoria?
Eccoli qua, appena tornati dalla loro tournèe trionfale di tre mesi in tutta l’Europa, l’Oceania e tutta la Polinesia del sud. Un bell’applauso per gli amici di Calumet City dell’Illinois. La show band di Joliet Jake ed Elwood Blues, i Blues Brothers.
20. Un film che ho visto al cinema perché mi ci hanno trascinato?
Non credo di essere mai stata trascinata da nessuna parte, però non so se ero molto convinta quando mi hanno portato a vedere Resident Evil. Forse ho acconsentito perché avevo giocato in precedenza al videogioco.
21. Il film più bello tratto da un libro?
Mi era molto piaciuto Quel che resta del giorno, quando Anthony Hopkins non gigioneggiava ancora.
22. Il film più datato che ho visto?
23. Miglior colonna sonora?
Quanto migliore non so, ma mi è sempre molto piaciuta la colonna sonora di A spasso con Daisy. Mi piacerebbe però che ne venisse eseguita una versione con una vera orchestra.
Però quando sento il tema di Batman (1989) e quello dei pirati caraibici mi gaso a mille.
24. Migliore saga cinematografica?
Non credo di essere molto esperta in saghe, comunque la trilogia dell'anello mi piace.
25. Miglior remake?
Con tutti i remake che fanno continuamente, non me ne viene in mente neanche uno. In compenso posso dire qual è il peggiore: FBI Operazione gatto!
E ora passo la palla ad altri blogger
Inchiostro, fusa e draghi
Non può essere vero
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