Buon martedì gentili lettori, eccoci di nuovo alle prese con la rubrica compleannistica un po' auto-referenziale in cui spulcio nella carriera dei personaggi del cinema.
Vi informo che oggi è il compleanno di Toni Servillo di cui però non è uscito nessun film quando aveva la mia età, anche se stava probabilmente girando "La ragazza del lago" (che è uscito l'anno dopo) e che all'epoca avevo visto al cinema. Quel film non mi ha particolarmente esaltato: non mi pigliano molto i gialli più o meno truculenti tra montanari taciturni, ma comunque è un gusto mio, il film non è brutto.
Visto che il film non soddisfa il requisito dell'età, passiamo al prossimo attore, nato per l'appunto il 25 gennaio, del 1931 per la precisione. Un nome e forse ancor di più, un volto indimenticabile per tutti e soprattutto per gli amanti dei film Disney classici. So parlando di Dean Jones:
Eccolo con Hayley Mills in "FBI operazione gatto", primo ruolo Disney per l'attore |
Scelto da Walt Disney in persona, Dean Jones ha interpretato dieci film della casa del Topo, ma prima aveva girato diversi film soprattutto drammatici. Ma è naturalmente con la Disney che ha avuto il successo planetario, d'altronde sembrava proprio tagliato per quel genere di film. Con quella faccia giusta da bravo ragazzo, i ruoli Disney erano perfetti per lui. Lo stesso Walt glielo aveva detto un giorno mentre pranzavano assieme: "Sei perfetto per questi film, sei proprio un bravo uomo di famiglia."
Ma il vecchio Walt non sapeva che in realtà quell'aspetto da bravo ragazzo era tutta apparenza. Oddio, magari all'inizio Dean era davvero un bravo ragazzo, ma poi ha avuto qualche problemino nella gestione del successo. A cavallo tra gli anni '60 e '70 conduceva una vita a quanto pare dissoluta, tra donnine e alcol a go-go, soffrendo nel mentre di periodi di depressione. Però tutto questo lo viveva di nascosto, dunque praticamente nessuno sospettava il suo tormento.
Altro ruolo iconico |
Ma verso il 1973 le cose cambiano: anche in seguito a degli incidenti di moto e macchina che avrebbero potuto essere fatali, la vita di Dean Jones ha una svolta religiosa che influisce non solo sulla sua vita privata, ma anche sulla carriera professionale, poiché negli anni successivi, Jones lavora in diverse produzioni che hanno a che fare con la Bibbia o comunque a sfondo religioso.
Tra questi lavori c'è appunto quello del 1978, intitolato "Born Again", basato sulla biografia religiosa di Charles Colson, uno dei collaboratori di Nixon all'epoca dello scandalo Watergate.
Questo Colson, che nel periodo in cui lavorava per Nixon aveva una certa fama di individuo che persegue il suo obiettivo a qualsiasi costo e che ha pure detto più o meno: "Camminerei sopra mia nonna se servisse a far rieleggere Nixon", in seguito allo scandalo Watergate è finito in prigione dove ha vissuto una conversione religiosa.
Una volta uscito di prigione, Colson ha fondato una associazione cristiana per i carcerati e si è dedicato massicciamente alla divulgazione dell'Evangelismo, cioè questo movimento di risveglio correlato al concetto della rinascita, del "born again".
Evidentemente, Dean Jones si sentiva affine al tipo di conversione di Colson. Jones si era sentito come il peccatore dissoluto, dalla vita vuota (che vita vuota, che vuota vita, cit.), che improvvisamente scopre Gesù Cristo e dà una svolta totale alla sua esistenza.
Il film dura 1 ora e 45 minuti e vi dico subito che non sono riuscita a guardarlo per più di un'ora. È di un noioso oltre misura e non mi stimola nemmeno l'invenzione di battute o cazzate assortite.
Lo scandalo Watergate è praticamente solo accennato, perché tutto il film (o almeno fin dove ho visto) si concentra sul tormento personale di Colson, tutto preso a iniziare una nuova vità all'insegna di Gesù Cristo.
Il film sembra praticamente uno spottone evangelico, che forse può essere appassionante per chi professa tale religione, ma per gli altri spettatori è difficile trovare un interesse, anche perché è un po' tutto superficiale, semplicistico, senza troppe sfaccettature.
Il personaggio di Colson, che nel film inizia il suo percorso religioso già prima di andare in prigione, viene descritto quasi come un santo, come uno che si è trovato implicato in una faccenda di cui non capiva bene la portata, un ingenuo, uno che pensava di fare bene. Uno che si dichiara non colpevole per le intercettazioni al Watergate, ma che per far vedere che lui è in buona fede, si dichiara colpevole di un reato per cui non era stato accusato ma che aveva davvero commesso (il furto delle cartelle psichiatriche di un esponente liberal, allo scopo di screditarlo). La moglie, per questa auto-accusa, lo definisce perfino un martire!
Poi, mi verrebbe da dire che Dean Jones non è molto credibile nel ruolo di cattivo, ma visto che alla fin fine nel film Colson non è proprio così cattivo, allora dico che Jones non è nemmeno molto credibile in un ruolo drammatico. Non credo sia del tutto colpa sua però, è proprio il film in sè, girato con colori sgargianti e con fotografia da film tv senza pretese a render il tutto un prodotto grondante di zucchero e buoni sentimenti ma al tempo stesso moscio e privo di qualunque pathos.
Tipiche facce da film serio di conversione religiosa |
C'è pure l'impersonatore di Nixon. Forse sta bevendo l'amaro Ramazzotti, come gli ha consigliato un altro impersonatore? |
Vi ripropongo il noto sosia. |
Bene, ora vi saluto e vado a vedere "Tutti gli uomini del presidente", che è meglio.