mercoledì 7 febbraio 2018

Genius (ma non era anche una trasmissione di Mike Bongiorno?)

Credo che questo post non sarà molto popolare, ma ehi, non sono qua per cercare consensi e se qualcuno la pensa diversamente se ne può discutere.

Ogni tanto emergo dalle sabbie del tempo e anche io guardo film che hanno meno di cinquant'anni.

Genius parla del rapporto lavorativo/amicale tra lo scrittore Thomas Wolfe e il suo editore Max Perkins.

Ecco, la mia impressione è che film del genere rappresentino in maniera molto patinata e finta personaggi realmente esistiti che nella vita reale probabilmente erano molto più interessanti.

Tutto è eccessivamente drammatico e filmico, ogni frase sembra debba essere scolpita nella pietra, a imperitura memoria.

Personaggi femminili inutili il cui unico ruolo è quello di lamentarsi perché trascurate dai loro uomini. Tipico cliché trito e ritrito.

Jude Law recita in maniera a mio avviso esagerata, ma si sa che un genio, pardon, un genius deve mostrare in maniera evidente il suo essere sopra le righe, sennò lo spettatore non capisce che quello è un genius.

Poi, lo ammetto, ho un problema con Colin Firth. Non ho niente in contrario alla recitazione minimale, anzi, ma a me lui ricorda un moai, con la stessa espressione in qualsiasi situazione. Colin, non te la prendere, hai pure vinto l'Oscar, chettefrega se non mi emozioni. È certamente un problema mio, perché Colin Firth piace a tutti. Mi sta pure simpatico, ma che devo fare?

Nel film, il personaggio di Perkins porta sempre il cappello. Sempre. Sia che lavori, mangi o si riposi. Sono andata a cercare informazioni in merito e pare che il vero Perkins avesse proprio quest'abitudine, nonostante nessuna delle foto che si trovano su Google lo ritraggano col cappello. Nel film non mi pare si dica niente in merito, ma in un libro che parla di Perkins, l'autore dà delle ipotesi che potrebbero spiegare la costante presenza del fedora. Una potrebbe essere che il cappello dava l'impressione che Perkins fosse sul punto di uscire dall'ufficio, per cui se arrivava qualche visitatore inaspettato, la conversazione non sarebbe andata tanto per le lunghe. Un'altra ipotesi è che il cappello spingeva le orecchie di Perkins in avanti consentendogli di sentire meglio!

Magari, se nel film si fossero dette queste cose, forse il personaggio sarebbe risultato più reale e tangibile, ma mi rendo conto che aneddoti del genere, evidentemente, non sono sufficientemente aulici.

L'unica cosa per me interessante del film è la rappresentazione del ruolo dell'editor nella correzione di un romanzo e che magari potrebbe far riflettere certi scrittori (nonché scrittrici) un po' boriosi che ritengono perfetta e intoccabile ogni parola che gli cade sul foglio.

Ho terminato l'invettiva.

2 commenti:

  1. Altro che impopolare, sei stata fin troppo tenera con un film che secondo me non se lo meritava :-P
    Gli americani sono iperbolici quando si tratta di personaggi che considerano illustri, per cui tendono a metterci un'enfasi decisamente fuori luogo. E più raccontano storie vere, più raccontano storie false perché tolgono dalla verità tutta la "normalità" che invece ne è la base.
    Thomas Wolfe è uno scrittore famoso? E allora è un genio, e un genio vive sopra le righe ogni istante della sua vita, e si agita ed è spettinato. (Perché da Einstein in poi essere spettinati è sinonimo di genio.) Perkins è un editore famoso? E allora è buono e bravo oltre ogni umana comprensione, e sopporta quello che neanche gli dèi sopporterebbero. E se poi è interpretato da Colin Paresi Firth, allora avrà sempre la stessa espressione in ogni singolo fotogramma. (Anche a me stava simpatico Firth, quando era vivo e faceva film inglesi. Poi è stato sostituito da una statua di cera e fa le americanate più americanate mai apparse nell'universo. Sono sicuro che interpreterà il prossimo Superman...)
    Sicuramente avrai notato quanto gli americani siano particolarmente sensibili sulla questione della letteratura: essendo una nazione bambina, ogni libro famoso l'ha scritto un britannico e questo li fa uscire pazzi. E ce la menano da un secolo con la ricerca del vero grande "romanzo americano", come se tutto il mondo stesse trattenendo il fiato su questo. Anche nei punti più impensati piazzano la battuta: in un vecchio episodio di "Grey's Anatomy" in cui uno scrittore si bloccava l'intestino perché si mangiava il suo intero romanzo, il chirurgo ironizzava sull'aver trovato il vero grande romanzo americano nel posto più impensato!
    Quindi un film che parli di un vero scrittore americano sarà obbligatoriamente un'agiologia, dove lo scrittore già nella culla compiva miracoli e c'è sempre il pio che ha capito prima degli altri la santità del romanziere...

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    1. Hahaha il tuo commento mi ha fatto assai ridere! Inutile dire che sono d'accordo su tutta la linea.
      Gli americani proprio non hanno mezze misure, quando ci si mettono. E come hanno rappresentato Fitzgerald?? Cosa mi rappresentava una comparsata del genere?? Il decadimento dopo l'ascesa? Mah, mi sembrava una roba proprio buttata lì.

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