L'altro giorno, sull'ottimo blog
L'ultimo spettacolo, mi sono imbattuta in
questo post che fa parte di una serie dedicata ai 20 migliori film di fantascienza secondo gli autori del suddetto blog.
Al 18-esimo posto della classifica redatta dagli autori figura Сталкер (e siccome quando ho scritto il
post su Yul Brynner, mi arrivavano poi le visite dalla Russia - forse erano dei (ro)bot fan di Западный мир e Работа для стрелка - vediamo adesso col cirillico cosa succede).
Insomma, si diceva del film
Stalker. Film che non solo non avevo mai visto, ma di cui non avevo nemmeno sentito parlare. Cioè, ho un blog di cinema e non ho mai sentito parlare di quello che viene considerato un film importante, un pilastro della cinematografia di tutti i tempi.
La prima cosa che ho pensato è stata: OK, chiudo il blog, non si può essere così ignoranti.
La seconda è stata: "Poche storie, questo film s'ha da vedere!" e, senza por tempo in mezzo, l'ho visto.
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Locandina del genere che piace a me |
Cosa ho visto? Beh, la prima cosa che ho notato è che è un film lento. Ma no lento come quando Crozza fa Mannoioni.
Stalker è lento come può esserlo la vita e per questo, tu spettatore, ti senti come se fossi dentro il film, accanto ai personaggi che si muovono nella storia.
Tu spettatore devi introdurti furtivamente in una zona controllata e, mentre aspetti di avere via libera, guardi le pozzanghere e ti accorgi che sta scendendo una lieve pioggerellina.
Tu spettatore sei lì, insieme a personaggi, su un mezzo che ti trasporta verso il centro della zona misteriosa e stai pensando a cosa ti attende e, mentre pensi, guardi i tuoi compagni, studi le loro facce incerte, osservi i pelucchi sui loro berretti vissuti e ti chiedi che vita facciano queste persone, quali siano i loro desideri più intimi.
Poi ti ritrovi in questa zona misteriosa, dai connotati però anche familiari, punteggiata di piante di cicuta, e ti aspetti da un momento all'altro che accada qualcosa, perché lo
stalker che ti guida ti ha detto che niente è come sembra e ogni cosa è potenzialmente pericolosa. E invece, di queste trappole mortali non si vede l'ombra e tu ti chiedi se lo
stalker sia attendibile o se stia invece mentendo. Vorresti liquidare le sue ammonizioni, eppure sei combattuto: vorresti avere un segno, per poterti fidare, ma allo stesso tempo vuoi che tutto vada liscio per poter arrivare a destinazione e svelare, forse, il mistero.
Ecco, se il film fosse fatto oggi e soprattutto non da un regista-autore, probabilmente i protagonisti sarebbero di etnie diverse, ci sarebbe qualche donna, forse un adolescente nerd e un altro fighetto. La maggior parte di questi soggetti ci lascerebbe le penne nel tentativo di raggiungere la misteriosa stanza realizza-desideri e infine è probabile che ci sarebbe un finale con inverosimili rivelazioni aliene, eroi che salvano il salvabile e riescono a fuggire in un tripudio di esplosioni roboanti.
E questo sarebbe un film di intrattenimento, invece
Stalker non è per niente un film di intrattenimento. Non è un film che serve a farti passare due ore, ma è bensì un film che serve a farti impiegare molte ore pensando a tutte le cose che ti sono state presentate. Un'opera d'arte di solito non ti dà risposte, bensì ti presenta delle domande alle quali tu ci devi pensare bene per cercare di arrivare a delle risposte.
Intendiamoci, non ho niente contro i film di intrattenimento, ci mancherebbe. E ci sono anche film capaci di intrattenere, ma non sono per questo privi di significato. Solo che spesso l'aspetto spettacolistico rischia di mettere in ombra quello più significativo.
Stalker è invece un film spogliato di tutti quegli elementi superflui e accattivanti che potrebbero distrarre il pensiero da quello che è davvero importante.
C'è del vero nel fatto che la prima volta che si vede il film percepiamo una sorta di tensione sempre più crescente man mano che ci avviciniamo al finale. Attendiamo il momento in cui riceveremo l'illuminazione, la Risposta Finale, siamo come Joliet Jake, in attesa di venire avvolti da un fascio di luce azzurra e poi gridare che abbiamo capito tutto.
Non credo di spoilerare dicendo che il finale non ci darà delle risposte definitive e il film lo dobbiamo vedere e rivedere per poter carpire e capire gli elementi che dovremo poi noi elaborare al fine di trovare delle risposte soddisfacenti. Risposte che possono essere anche del tutto personali e soggettive.
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Lo stalker non vi sembra la versione russa di Woody Harrelson? |
Chi è lo
stalker? È un personaggio positivo, portatore disinteressato di speranza e di felicità? Oppure è uno che agisce per soldi e a cui piace detenere un certo potere presso coloro che, disperati, si rivolgono a lui?
Cosa rappresenta la figlia dello
stalker? E il cane?
E inoltre, conosciamo davvero i nostri desideri? Avremmo il coraggio di realizzarli o ne saremmo spaventati? Che cosa sappiamo (e possiamo sapere) veramente di noi stessi e di tutto quanto?
Gli interrogativi sono molti e il film sembra essere pieno di simboli. Uno di questi è rappresentato certamente dal treno che si ode in tre punti (se non sbaglio) del film: all'inizio, a 4/5 circa, e alla fine. Il rumore del treno è ogni volta accompagnato da una musica: la prima volta si sente un frammento della Marsigliese, la seconda volta si ode il Bolero di Ravel, mentre alla fine c'è il coro che canta l'
Inno alla gioia, tratto dalla nona sinfonia di Beethoven.
Perché questi pezzi? Il primo e l'ultimo sono musiche di forte impatto emotivo, essendo il primo l'inno francese e il secondo è dal '72 l'inno dell'Unione Europea. Non so quale fosse l'intenzione di Tarkovski, ma ci vedo un qualcosa in comune tra i due pezzi, dal punto di vista musicale, se non altro. Come parole magari differiscono un po'.
Ma il Bolero? È un pezzo emotivo sì, ma di carattere sensuale, molto diverso dagli altri due. E tra l'altro appare in un punto criptico mica poco, accompagnando immagini di pesci e oggetti vari immersi nell'acqua. Cosa mi sta a significare il Bolero? Non sono certo in grado di dare una risposta, però questo fatto mi ha incuriosito e ho deciso di vedere come lo stesso pezzo musicale fosse stato trattato in altri film (ho però escluso
10 con Bo Derek).
Su imdb scopro che il pezzo viene usato nientepopodimenoche in
Rashomon! E così, balzellon balzelloni, passo da un maestro all'altro e mi fiondo in direzione Giappone, a sentire un po' questo "
Borero".
A proposito, lo sapevate voi che
Rashomon è la struttura all'interno della quale i protagonisti del film si ritrovano a raccontarsi la storia del delitto? Che domande, sono certa che voi lo sapevate, ma io no: credevo fosse una parola giapponese che voleva dire qualcosa del tipo
Anatomia di un omicidio, oppure
La verità ti fa male lo sai, insomma, qualcosa del genere.
Pur essendo
Rashomon diverso da
Stalker, penso che ci siano degli elementi non così distanti tra loro. Quando in
Rashomon si parla della menzogna, di come essa faccia parte della natura umana e di come la maggior parte delle volte non riusciamo a essere onesti con noi stessi, beh, frasi del genere non sarebbero state fuori luogo se pronunciate in
Stalker.
Ma torniamo al nostro Bolero. Ebbene, vi annuncio che il Bolero, in
Rashomon, NON c'è. C'è invece una musica simile - nella ritmica e nel tipo di melodia - ma decisamente
non è il Bolero. A quanto pare, Kurosawa aveva chiesto al compositore della colonna sonora di scrivere una musica
sullo stile del Bolero e il risultato è qualcosa di molto, molto simile, ma non identico e, secondo me, con qualcosa di marzialmente asiatico.
La musica si sente in particolare in due momenti: durante la camminata dell'uomo subito prima che questi trovi il cadavere del samurai e durante il racconto della moglie del samurai. Il ritmo incalzante sottolinea la tensione e il senso di tragedia e in qualche modo fa stare col fiato sospeso, in attesa di quello che verrà rivelato. Ecco, credo che l'aspetto fisico della sensualità sia sostituito, o sublimato, da un desiderio intellettivo di scoprire il prosieguo della storia.
Sembrerebbe comunque che diversi spettatori che associano automaticamente il Bolero alla performance di Bo Derek abbiano provato una strana sensazione durante la visione di Rashomon, sentendo quella musica così simile. Si spera che non abbiano avuto visioni di Toshiro Mifune con le treccine.
Ma passiamo ora a un film dove il Bolero c'è per davvero e per giunta in tutta la sua completezza. Chi vi fa venire in mente il signor Rossi? Chi ne è l'autore?
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Mr. Rossi |
Ma certo, lui, il mitico e pluripremiato Bruno Bozzetto, le cui animazioni ho visto per la prima volta nelle puntate di Quark, negli anni '80 (e all'epoca avevo una fissazione per Quark e mi venivano le crisi di nervi se in vacanza non saltava fuori una tv su cui vederlo).
Diversi anni fa avevo acquistato un cofanetto di film di Bozzetto (e a casa avevano letto male e mi avevano chiesto come mai avessi preso dei film di Pozzetto) e in esso c'è pure "
Allegro non troppo", definito "la risposta italiana a
Fantasia" (sempre 'sta frase fatta della risposta X a qualcosa Y). Sì, come
Fantasia è composto principalmente, ma non solo, da segmenti animati aventi l'accompagnamento sonoro di pezzi famosi di musica classica, ma penso che i toni generali del film siano ben diversi da quelli disneyani e di certo non particolarmente adatti o comprensibili da un pubblico infantile.
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Cofanetto di Bozzetto
(o Pozzetto?) |
Il film è molto bello e intelligente (e Pozzetto canterebbe "iattatta tà") e presenta molte sfaccettature: riesce a essere comico, irriverente, satirico, ma anche commovente (oh, a me lo spezzone del gatto mi fa venire un groppo alla gola). Il connubio tra immagini, ritmo dell'animazione e musica lo trovo molto ben eseguito.
Uno di questi segmenti animati si svolge, appunto, al ritmo del Bolero e mostra un processo evolutivo che parte da qualche goccia di Coca Cola e si trasforma progressivamente in creature sempre più sviluppate fino ad arrivare a un finale che a me ha ricordato un famoso film con Charlton Heston (non dico quale).
I personaggi cartoonistici di Bozzetto sono incredibilmente espressivi. Io ammiro chi riesce con pochi tratti e fotogrammi a trasmettere così tante emozioni. Nella fattispecie di questo segmento boleresco, assistiamo a questa moltiplicazione di creature via via più numerose e complesse, che pur tuttavia mantengono una capacità empatica con lo spettatore.
L'animazione incalza, segue il ritmo crescente della musica e propone fantastiche invenzioni visive, come fossero a tutti gli effetti coreografie di un balletto. È una animazione da guardare e riguardare perché contiene un gran numero di dettagli e microsituazioni, anche crudeli, ma d'altronde nessuno ha mai detto che il processo evolutivo è una tranquilla passeggiata in un sentiero di campagna.
E il Bolero accompagna questa marcia inarrestabile e la musica stessa è così, un continuo spingere in avanti, è come una forza vitale che trova - e deve trovare - una strada per proseguire, anche se poi il finale non porta i più rosei pensieri ed è interessante l'interpretazione che viene data da Bozzetto relativamente alle ultimissime battute del pezzo musicale.
Devo dire che questo segmento mi colpisce nel profondo e certamente la combo audiovisiva è potente. Se non lo conoscete, guardatelo!
Chiudo qui questo pezzo, altrimenti diventa illeggibile. Avevo intenzione di scrivere altre cose, ma forse ne farò un seguito.