lunedì 7 maggio 2018

Da Sissignore a Yes Man: le due facce del sì

Ugo Tognazzi è molto magenta
in questa locandina
Nel 1968, Ugo Tognazzi dirige Sissignore, uno di quei film dall'atmosfera surreale, non inusuale in quell'epoca. Oltre a dirigere, Tognazzi interpreta il protagonista principale, l'autista di un magnate dell'industria (Gastone Moschin in versione calva).

Questo autista è un tipo altamente servile che accetta di fare tutto quello che il suo capo gli chiede. E le richieste sono delle più disparate.

CAPO:"Non puoi prenderti tu la responsabilità dell'incidente da me causato e andare in prigione al posto mio?"
AUTISTA:"Sì"
CAPO:"Sposati la mia amante, così mia moglie è meno gelosa"
AUTISTA:"Va bene"
CAPO:"Mia moglie, gelosa, mi ha tagliato un orecchio. Dammi il tuo che ha una forma simile:"
AUTISTA:"Errr...d'accordo"
CAPO:"Metti tu la firma sul progetto di questa nave, anche se non sei ingegnere"
AUTISTA:"OK"

SPLASH .. GLUB ... rumori di nave che affonda neanche uscita dal porto. Chissà chi andrà in prigione.

Il film, dicevo, è surreale e mostra situazioni al limite dell'assurdo. Immagino quindi che il film sia da leggere in chiave metaforica. Cosa rappresenta questo protagonista, sottomesso e servile dall'inizio alla fine, senza un minimo di evoluzione durante il corso della storia?

Credo che potrebbe rappresentare quel genere di persone senza nessuna assertività, che acconsentono a qualsiasi richiesta, anche inaccettabile, pur di rimanere nelle grazie di qualcuno che possa arrecargli dei vantaggi, anche minimi. L'autista accetta qualsiasi situazione e non sempre ne è contento, ma sa che il suo capo provvederà a lui e non lo farà morire di fame. Magari riceverà solo briciole, ma è pur sempre qualcosa e questo gli consente di non doversi sbattere per avere una vita più soddisfacente.

Il film non mi sembra tutta questa gran cosa, l'ho trovato abbastanza ripetitivo anche perché indugia parecchio sul bizzarro matrimonio del protagonista. L'autista non può infatti avere rapporti sessuali con la propria moglie perché questa continua a essere l'amante del capo e non può quindi concedersi ad altri. Ecco, l'unica cosa per cui l'autista pare lamentarsi è proprio questa impossibilità di consumare il matrimonio e si ingegna in tutti i modi per riuscire a entrare in intimità con la moglie.

Quest'ultima è poi un personaggio svagato/svampito che canta per gran parte del tempo una noiosa canzoncina, che perfino Tognazzi, a un certo punto, le dice:"Ma non ne sai un'altra?". La donna si comporta come se la situazione fosse del tutto normale, in fondo a lei basta figurare come accasata, i soldi le arrivano, chi se ne frega del resto? Le apparenze sono la cosa importante e non esita a dire cose del tipo:"Il mio amante mi può tradire, ma tu no perché sei mio marito".

Insomma, il film è all'insegna della parola "Sì" come simbolo del servilismo, della passività e dell'opportunismo, concetti racchiusi in pratica nel significato della parola yesman. Ma non è a questo significato che Danny Wallace pensa quando, nei primi anni 2000, scrive il libro Yes Man.

Non so se sapete chi è Danny Wallace. È un personaggio abbastanza poliedrico e, se dovessi definirlo alla grossa, direi che è un autore, tendenzialmente comico. Oltre a libri e articoli, ha scritto per la radio e per la televisione inglese. Inoltre, in diversi giochi della serie di Assassin's Creed, appare pure un personaggio creato a sua immagine e somiglianza. Io non ho giocato a nessun Assassin's Creed, ma se qualcuno ci gioca e si imbatte in un professore occhialuto, sappia che è stato creato ispirandosi a Danny Wallace.

Danny Wallace
fonte Wikipedia
Comunque, nei suoi libri, Wallace racconta della sua passione nell'ideare e portare a termine certi progetti, tendenzialmente insoliti e bizzarri. Progetti che, dato lo zelo con cui vengono affrontati, diventano delle vere e proprie missioni che una volta iniziate devono assolutamente venire completate.

Nel 2002 Wallace, insieme all'amico Dave Gorman, scrive un libro intitolato Are You Dave Gorman? dove vengono raccontate le peripezie vissute dai due amici durante lo svolgimento di una missione - una scommessa, in realtà -  che consiste nel trovare e incontrare 54 persone chiamate Dave Gorman.

Nel giro di sei mesi, Wallace e Gorman hanno girato per mezza Europa alla ricerca degli omonimi. Hanno addirittura fatto una toccata e fuga di due giorni a New York solo per incontrare un possibile omonimo, tra l'altro senza neanche preavvisarlo del loro arrivo. Sono riusciti perfino a convincere alcune persone, comprese due donne, a cambiarsi legalmente nome in Dave Gorman.

L'allora fidanzata di Wallace, esasperata da quello che lei definisce "stupid boy-project" e stufa di vedere il fidanzato viaggiare ininterrottamente con l'amico e mai con lei, lo lascia e torna nella sua natia Norvegia. Wallace, insieme a Gorman, la raggiunge per chiedere perdono, ma già che c'è, il dinamico duo ne approfitta per fare qualche ricerchina, sia mai che in Scandinavia ci sia qualche omonimo...

Nel 2003, esce un altro libro, intitolato "Join Me", dove Wallace racconta dettagliatamente un altro incredibile "boy-project" . In pratica, il nostro Danny viene a sapere che un suo antenato aveva tentato di creare, senza poi riuscirci, una sorta di comune, dove sarebbero dovute andare ad abitare persone dalle idee simili. Wallace rimane colpito da questo fatto e decide di formare un gruppo di persone, in omaggio al suo antenato.

Mette quindi un annuncio sul giornale dove scrive semplicemente "JOIN ME", insieme alla richiesta di inviargli una fototessera. Incredibilmente diverse persone iniziano a rispondere all'annuncio e ad aderire alla richiesta di far parte di un fantomatico gruppo. La cosa sorprendente è proprio questa: tantissime persone vogliono unirsi anche se non sanno assolutamente a cosa si stanno unendo. Wallace stesso non ha nessuna idea in merito, lui vuole semplicemente unire 100 persone, in memoria del suo antenato.

Dopo diverso tempo, in seguito alle richieste sempre più pressanti da parte dei membri del gruppo, Wallace decide di dare al gruppo uno scopo: compiere buone azioni a vantaggio dei pensionati. Le buone azioni poi si estendono anche ad altre categorie e Wallace, istigato da un amico, non vuole fermarsi ai 100 "adepti". A questo punto, se si fa 100, vuoi non fare 1000?

Inizia così una campagna massiccia di diffusione della sua idea: Wallace torna a girare per mezza Europa alla ricerca di nuovi membri. Viene intervistato da diversi giornali e appare in programmi televisivi belgi e olandesi. Tutto questo all'oscuro della fidanzata che non approverebbe di certo l'ennesimo "stupid boy-project". Alla fine, però, lei scopre tutto e di nuovo se ne torna in Norvegia..lui la segue anche questa volta, ma insieme decidono di porre fine alla storia. Wallace può quindi portare a termine la missione senza più dover ricorrere a sotterfugi e così il suo gruppo raggiunge e supera i mille aderenti.

A quanto pare, il gruppo esiste ancora e continua a compiere atti casuali di generosità. È stato fatto anche il libro "Random Acts of Kindness: 365 Ways To Make the World A Better Place" che però non ho letto.

Cosa succede dopo il compimento di questo boy-project? Quale altra idea bizzarra sarà venuta in mente al nostro eroe?

Lo si scopre leggendo il terzo libro di Wallace, Yes Man, che racconta i mesi successivi alla creazione di questo gruppo dedito alle buone azioni.
 
Dopo la fase di attività intensa, il nostro Danny vive un periodo di calo: passa il suo tempo tra casa e lavoro, sfugge agli incontri con gli amici, non aderisce a nessuna attività sociale, a meno di non esserne proprio costretto.

Lentamente si abitua a questa nuova situazione e ci trae pure una certa soddisfazione. Diventa un maestro nell'inventare scuse per evitare compleanni, bicchierate, feste e, in qualche modo, gli sembra di star bene così.

Ma un giorno, sull'autobus, si mette a parlare con uno sconosciuto che casualmente gli dice:"Devi dire più spesso". Questa frase lo colpisce immensamente e gli fa avere una sorta di rivelazione che lo spinge a cambiare drasticamente la sua vita.

Decide quindi di dire sì a qualsiasi richiesta gli venga fatta, inizialmente per sole 24 ore, poi la cosa viene estesa a tempo indeterminato. La parola yes è la chiave che dà a Danny nuovissime opportunità che altrimenti non avrebbe colto; è la parola che gli dà un potere inimmaginabile fino a quel momento, che gli permette di conoscere nuove persone, di crescere dal punto di vista lavorativo e anche di dare una svolta alla sua vita amorosa.

Nel libro Wallace racconta le incredibili avventure che gli capitano adottando questa nuova condotta. A volte le cose sono così pazzesche che mi chiedo se l'autore non abbia romanzato un po' le cose. E inoltre, è veramente possibile (soprav)vivere a Londra dicendo sempre sì?

Ad ogni modo, il libro di Wallace è veramente piacevole per via di questo suo modo ironico di scrivere. Questa idea del dire sempre è in bilico tra la genialità e la follia e Wallace riesce a parlarne in modo che il lettore la prenda in considerazione senza cassarla come una semplice cretinata. Almeno per me, che sono in una fase no woman, questa idea ha un suo senso.

Un terzo modo di dire sì
Yes Man è probabilmente il libro più noto di Wallace e nel 2008 viene prodotto un film con Jim Carrey. Il film prende dal libro soltanto l'idea di base, cioè quella di un uomo che, depresso perché la fidanzata lo ha lasciato, si chiude a riccio e dice di no a tutto.  A parte questo, libro e film non condividono nessun episodio, il che non è necessariamente negativo.

Quello che io critico e che a me non è piaciuto molto è il puntare troppo sul tipico modo hollywoodiano moderno di fare le commedie, dove le situazioni sono esasperate e si cerca di buttarla in ridere a ogni occasione. Così facendo, l'idea del dire sempre sì perde molta forza e rimane in pratica solo una bizzarria. Inoltre, nel film, il protagonista viene convinto a dire sempre sì da una specie di santone che ha creato un movimento avente come motto Yes is the new no (ditemi voi che senso ha questo motto). Il protagonista non è quindi intimamente convinto del potere del sì e, anzi, ritiene che gli succederà qualcosa di negativo se dirà NO. E questo, secondo me, cambia di molto il senso che sta alla base del libro.

Credo che avrei preferito una commedia in chiave più smorzata, evitando quindi scene trash tipo il servizietto che una vecchia sdentata fa al protagonista. Vedrei bene una siffatta versione del film con un attore come Bill Murray, ad esempio, più adatto a un umorismo di tipo inglese, in grado di far ridere senza dover ricorrere a esagerazioni, un umorismo più verbale e meno visivo.

Inoltre, nel film viene dato troppo spazio alla storia d'amore e a questo punto noto anche che Jim Carrey e Zooey Deschanel hanno ben 18 anni di differenza. Non stanno male insieme però un po' mi viene da pensare a quelle attrici trentenni a cui viene detto che sono troppo vecchie per intepretare la moglie di un 45-enne. Non è una follia?

In definitiva, il film Yes Man magari un paio di risate ve le strappa, ma secondo me è molto più divertente il libro. E mi sono dilungata anche sugli altri libri di Wallace perché penso che anch'essi siano molto gradevoli.


12 commenti:

  1. Non conosco i libri ma il film Yes Man lo conosco.
    Non ricordo se mi era piaciuto o meno...
    Quanto al primo, non l'ho visto. Penso come te sia una metafora, portata all'assurdo, ma citi la componente sessuale (unico motivo di scontentezza dell'autista) e mi fa pensare che questo elemento identifichi l'italiano medio: puoi fotterlo (fregarlo) come ti pare, ma se lui non fotte (sessualmente) è triste.

    Moz-

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    1. Haha, in una frase hai riassunto bene il concetto!

      Secondo me non ti ricordi se ti è piaciuto il film Yes Man perché è un film del tutto incolore. Lo guardi, ti fai una risata qui e una lì (2 in tutto, non di più) e poi te ne dimentichi completamente.

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    2. Può darsi sia quello... anche perché difficilmente dimentico un film di Jim :)

      Moz-

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    3. Mi sembra però che da qualche anno la qualità dei suoi film stia peggiorando..

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  2. Complimenti vivissimi: adoro post corposi e pieni di spunti collegati come questo! ^_^
    Purtroppo conoscevo solo il film con Carrey, che ho visto alla sua uscita trovandolo simpatico ma in realtà non ricordo una sola singola scena. (E per fortuna non ricordo la gag della vecchia!) Può darsi che fosse una specie di remake del suo "Bugiardo bugiardo" in cui doveva dire sempre la verità?
    Deliziose queste idee di Wallace, anche se personalmente avrei preferito maggior spazio ai trucchi per evitare compleanni e altri noiosi riti sociali :-D
    Purtroppo è molto sfumata la giusta indignazione di un tempo per la crescente differenza di età fra i protagonisti dei film. Gli attori uomini hanno uno scarso ricambio generazionale quindi in pratica abbiamo ancora i protagonisti degli anni Ottanta, mentre per le donne c'è l'esatto contrario e appena diventano maggiorenni "scadono". Oggi vent'anni di differenza fra due amanti in un film è la regola, e spesso si va ben oltre, tipo l'imbarazzante De Niro ne "Lo stagista". Hai poi notato com'è cambiato il rapporto consanguineo? Gli eroi negli anni Ottanta salvavano la compagna/moglie, nei Novanta la figlia e nel Duemila la nipote. Cerca di cambiare la regola il telefilm "Taken" (basato mooooolto alla lontana sul film omonimo) dove al protagonista rapiscono la sorella... di vent'anni più giovane!
    La colpa è di tutte le fan che esaltavano Sean Connery e dicevano che l'uomo più invecchia più matura: ecco che quindi al cinema gli uomini maturi sposano ventenni e hanno nipoti di quindici anni :-P
    P.S.
    Che tempi quelli in cui Alec Baldwin "spaccava", ma certo col gusto attuale chi adorava Kim Basinger all'epoca... era un gerontofilo! :-D

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    1. Haha, grazie, mi sono lasciata prendere la mano e mi è venuto un post fiume!
      Questo film di Yes Man deve avere un potere mnemonico autocancellante perché non è molto che l'ho visto e già fatico a ricordarmi le scene. Non ha niente di particolare purtroppo, per cui sparisce facilmente dalla memoria. Forse l'unica scena insolita è quella di Jim Carrey che si avvolge la faccia nella pellicola trasparente.

      Le idee di Wallace sono alquanto bizzarre e non mi stupirei se avesse tentato di vivere per un periodo dicendo sempre la verità. Una volta aveva provato a passare una settimana senza salutare né presentarsi a nessuno ma aveva dovuto smettere dopo un giorno perché stava facendo fare troppe figuracce alla fidanzata.
      Una volta, quella stessa fidanzata gli aveva chiesto di andare in vacanza in un posto "diverso ma familiare" e lui allora voleva partire da Bath, poi visitare una delle sue città gemelle, poi una gemella della gemella e così via, in un tour gemellare che si basava sul ragionamento che due città gemelle sono diverse ma sono allo stesso tempo familiari. La fidanzata gi ha però risposto:"No, voglio andare alle Barbados". E quindi mi sa che il tour gemellare è rimasto un progetto non intrapreso. E' però riuscito nell'impresa di creare una nazione nel suo appartamento.
      Sfortunatamente Wallace non presenta idee troppo inventive per evitare le feste (mi pare che ci sia qualche scusa un po' insolta nel libro, ma non mi ricordo bene) perché si trovava in uno stato d'animo un po' moscio e per cui l'evitamento non era una cosa programmata a priori, ma qualcosa che suo malgrado si trovava a fare.

      Comunque c'è un altro libro molto bello, "America Unchained", scritto dal suo amico Dave Gorman. Non è particolarmente comico, racconta il viaggio in USA coast to coast, fatto senza mai servirsi presso strutture facenti parte di una catena (la difficoltà più grande era la benzina, si era imposto di non fare scorte). Il viaggio ha avuto degli intoppi per una serie di motivi e avrebbe potuto riuscire meglio, però viene fuori bene il quadro di questa America che si spersonalizza sempre più, dove è un'impresa trovare un bar che non abbia lo stesso arredamento di un milione di altri bar uguali, tanto per fare un esempio. Mi è piaciuto molto.

      La questione delle differenze d'età diventa davvero sempre più imbarazzante. Io sono d'accordo che ci sono diversi uomini che invecchiando migliorano o comunque rimangono affascinanti. Penso a Harrison Ford, Richard Gere, lo stesso Connery anche se non sono sua particolare fan, Patrick Stewart ecc. ecc. però non è che per forza gli debbano sempre affiancare ventenni, dai su, altro che sessimo. Ma allora, a breve vedremo il vegliardo di turno che salva la pronipote?

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  3. "Yes Man" non l'ho visto e non lo vedrò, perché io e le commedie hollywoodiane non andiamo assolutamente d'accordo. Però ti ringrazio molto per avermi riportato alla memoria "Sissignore", film che avevo seppellito sotto strati di memorie e che adesso voglio rivedere.

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    1. Haha, bella la frase "non l'ho visto e non lo vedrò"! Sì, credo che non ti perdi niente. Alcune commedie hollywoodian style sono belle, penso ad esempio a Sister Act che ogni volta guardo con piacere. Poi ci sono quelle meno riuscite e direi che Yes Man rientra in questa categoria. Poi, certo è anche questione di gusti.

      Il film di Tognazzi è sicuramente meglio anche se non mi ha fatto impazzire. Azzecca la caratterizzazione di alcune categorie di persone con le loro miserie e meschinerie, però la storia procede inanellando situazioni e richieste bizzarre, senza poi una vera direzione. Si poteva fare di più.

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  4. Articolo davvero bellissimo, complimenti! Mi hai fatto venir voglia di mettermi a cercare qualche libro di Wallace e il film di Tognazzi... visto che Yes Man l'ho già visto e non ho certo voglia di riguardarlo.

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    1. Mille grazie per l'apprezzamento!
      I primi due libri che ho citato credo siano solo in inglese, ma è comunque un inglese moderno e non impegnativo. Invece Yes Man è stato tradotto. Ora Wallace si sta buttando sui romanzi ma quelli non li ho letti.
      L'altro giorno ho iniziato a cantare il tema principale del film di Tognazzi...oh non mi usciva più dalla testa :D Un trascinante tema orchestrato con il meraviglioso stile anni '60!

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  5. Sembrano libri antesignani dei social network :-D

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    1. IN effetti, quando quei libri sono stati scritti, i social networks - almeno quelli moderni che vanno in voga oggigiorno - non c'erano ancora. Però c'erano internet e le mail ma venivano usati con una certa parsimonia nelle prime due missioni. Era comunque determinante il contatto vis-a-vis e le lettere via posta lumaca (che però in Inghilterra tanto lumaca non è).

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